J.P. SARTRE Le contraddizioni dell'impegno I Più NOT0 AL VASTO PUBBLICO che non altri filosofi di più solide basi teoretiche e di più spiccata originalità, Jean-Paul Sartre deve la sua straordinaria fama (ha venduto milioni di esemplari dei suoi libri ed è stato tradotto in venticinque lingue) anzitutto al fatto di aver scelto. per diffonder.: le sue idee, la via della letteratura, il romanzo filosofico, le opere di teatro. Ma soprattutto la fama gli deriva. più che dal valore intrinseco dei suoi pensieri. da una vera e propria invenzione metodologica: quella di aver sostituito al filosofo da stereotipo, immerso in profonde meditazioni e incapace di farsi distrarre dagli avvenimenti contingenti, il filosofo di prima linea. la figura sociale che oggi comunemente è chiamata dell'«intellettuale impegnato». Per quaranta anni non c'è stato avvenimento di rilievo della politica francese e internazionale sul quale Sartre non abbia preso posi zione. con articoli. dichiarazioni, migliaia di «appelli», viaggi, conferenze, azioni militanti. L'impegno politico di Sartre cominciò nella battaglia contro il nazismo. Finì in campo di concentramento, da cui uscì con un sotterfugio. Partecipò alla Resistenza. Ma già alla Liberazione di Parigi, nel clima di rinnovamento profondo che pervadeva gli intellettuali della vecchia Europa, Sartre fondava «Les temps modernes», si proclamava «rivoluzionario», sognava il «mondo nuovo» destinato a sostituire il vecchio «sistema capitalistico». Nei primi anni, anticipando e seguendo una moda diffusa, anche in Italia (si pensi alla componente di sinistra nel PSLI o a fenomeni politico-culturali come «il Poli- \.!:cnico» ), il «socialismo» sartria12 CULTURA. I J.P. SARTRE E ROSSANA ROSSANDA no era diverso e polemico nei confronti del «socialismo reale» staliniano. Poi. cadute le illusioni e tornato l'ordine e il quotidiano problema della ricostruzione. il movimento comunista, in Francia come in Italia, apparve, per quanto imperfetto, l'unico rivoluzionarismo realistico. Sartre si avvicinò al PCF e al marxismo - di cui non fu tuttavia mai profondo conoscitore -. offrendo la propria cauzione ai momenti più oscuri del totalitarismo moscovita. Fu vice-presidente dell'Associazione France-URSS, viaggiò nei Paesi dell'Est e in Russia, finì per dichiarare che la società sovietica era la più libera che il mondo avesse mai conosciuto. Sono gli anni più bui per Sartre e per tanti intellettuali di sinistra che pure, diversamente da giovani ingenui, avevano già dimostrato di sapere bene che cosa fosse lo stalinismo. Ma lo spirito libertario che covava nel suo socialismo doveva tornare alla ribalta dopo la morte di Stalin e. soprattutto, dopo il soffocamento della rivoluzione ungherese da parte delle truppe sovietiche. Sartre scrisse allora // fantasma di Stalin, un lungo articolo comparso su «Les temps moderncs». in cui. respingendo il «neostalinismo» dei dirigenti sovietici, tornava all"idea di un socialismo non burocratico e coniugato con la libertà. Da allora la sua posizione non è sostanzialmente cambiata fino al giorno della morte e Sartre ha condiviso le illusioni che la «nuo- · va sinistra» ha coltivato e, in minore misura, coltiva tuttora. Illusioni che spereranno finalmente di incarnarsi prima nella Cuba di Castro, poi nella rivoluzione indocinese, poi nella Cina di Mao. nel «sessantotto• americano ed europeo, fino all"indulgenza o alla comprensione per i gruppi eversivi francesi («La Gauche proletarienne»), tedeschi (Ba3J 29 APRILE 1980
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