parole e azione, sicché, come Tucidide, ho anch'io ragione di supporre che il fallo sia rivelatore di qualcosa di fondamentale sulla nostra società. Darò qualche altro esempio, traendolo stavolta dalla mia personale esperienza. Anziché la parola •terrore• sarà ora il caso della parola •fascismo». Non fu per mia decisione che mi venne interdetta l'appartenenza alle istituzioni accademiche di questo Stato. Non sentii mai il bisogno di rifiutare un posto in università o all'Accademia delle Scienze, anzi: una volta laureato, chiesi di svolgere il lavoro cui ero stato abilitato; nulla però mi fu risposto, sicché mi impiegai come operaio in una centrale elettrica. Da allora ogni mio tentativo di stabilire una qualche forma di cooperazione accademica fu sistematicamente respinto: le nostre colte istituzioni non si spre• cano a parlare con gli operai. Quando anni più tardi la Fondazione Friedrich-Ebert, nella Germania orientale, mi comunicò l'assegnazione di una borsa di studio perché conti• nuassi le mie ricerche, la mia prima preoccupazione fu di recarmi all'Isti• tuto di filosofia e sociologia per informarne il direllore: la borsa di studio prevedeva che lavorassi in patria e non all'estero e poiché desideravo fare il miglior uso possibile del tempo offertomi ogni aiuto da parte dell'Istituto sarebbe stato pertanto il benvenuto e via dicendo. Il direttore scallò: •Su quali basi le è stata assegnata la borsa?•. •Non lo so - risposi - Forse per la mia produzione accademica•; e lui: •È una provocazione! 1 tedeschi non hanno discusso della borsa con noi, avrebbero dovuto interpellarci, non hanno rispellato gli accordi!•. E alle mie obiezioni: •È una provocazione fascista,,.. Non era la prima volta che mi imballevo in questa etichella di •fascista•. e non so se il fatto sia da considerarsi puramente accidentale o non piullosto il risultato di un'istruzione di partito. Recentemente fui convocato dal direttore della scuola di apprendistato frequentata da mio figlio maggiore. che mi invitò a firmare l'atto di ritiro dalla frequenza. Vi si pretendeva che Lukas rifiutava di svolgere il lavoro assegnatogli, minando il morale dei compagni. Rifiutai e il direnore andò su tulle le furie. •Lei è un ingrato - mi gridò-. •Si è forse scordato che suo figlio è stato rifiutato dovunque? Solo noi ci siamo presi cura di lui e avrebbe potuto imboccare una strada diversa da quella del padre. Avremmo potuto ammellerlo alla frequenza serale di un corso di livello superiore ... È forse lei a istigarlo? Quando lo inviammo con le brigate di lavoro volontario si rifiutò di lavorare oltre le olio ore, affermando che la cosa contravveniva alla legge sul lavoro giovanile. Come potrebbe un ragazzo di sedici anni uscirseneconcosesimilidi suainizia• tiva?• Risposi che ero a conoscenza del fatto e che non potevo non essere d'accordo con mio figlio. Avevo ed ho infalli ragione di ritenere che più che di apprendistato si possa parlare in questo caso di un vero e proprio abuso del lavoro giovanile. Chiesi la testimonianza di qualche altro apprendista della scuola. • È lei a voler interrogare me? - urlò il direnore - Lei allora è un leader di Charta 77! Un fascista! Un uomo della Gestapo!• L ·uso delle parole non si può pren• dere alla leggera. Non sono •mere parole•. Parole come terrore o fascista, come istrui.ioni nemiche o sovver• sione della repubblica danno modo ai servizi di sicurezza e ai tribunali di alluare qualsiasi forma di repressione contro chi sta cercando di vivere liberamente in questo paese. È interessante registrare la variazione nell'uso e quindi nel significato di parole cosi caralleristiche del nostro tempo, non solo nei casi nei quali il potere dello Stato usa le parole contro i cittadini, ma anche quando esso descrive se stesso. Sicurezza è parola I JULIUS TOM/N che descrive la situazione nella quale un essere umano si sente sicuro e libero da pericoli. Nel corso della storia gli esseri umani si sono sentiti minacciati dal potere dello Stato e hanno sognato nuove forme di comunità che garantissero sicurezza e felicità. Già le prime teorie socialiste sostenevano che la società umana può divenire una comunità di esseri liberi, in grado di vivere pienamente.solocon l'elimina• zione dello Stato. Soltanto quando viene abolito il potere dello Stato si possono assicurare le condizioni per rindisturbata evoluzione detruomo e delle sue facoltà: il fine ultimo del comunismo. Quando anche nel nostro paese si ritenne necessario,dopo i mutamenti rivoluzionari. muovere i primi passi verso la meta del marxismo-leninismo, l'eliminazione dello Stato. si trasformarono le forze di polizia nei Corpi di sicurezza nazionale. Di fronte alla mutala strullura del potere i cittadini avrebbero dovuto sentirsi sicuri e protelli; e invece oggi ogni qual volta esco di casa mi trovo a scontrarmi con la «sicurezza». Quallro mesi fa alcuni agenti dei Corpi di sicurezza nazionale traspor• tarono tavolo e sedia al terzo piano del mio caseggiato, esallamente di fronte alla porta d'ingresso del mio appartamento e contro la nostra volontà essi vi trascorrono da allora ventiquallr'ore al giorno in turni di quallro ore. Sebbene non entrino mai nel nostro appartamento. con la loro presenza fuori della porta tulio è cambiato all'interno. Se comincio a giocare con mio figlio Mark, di dieci anni, è solo perché dimentico per un istante la presenza degli uomini della Sicurezza, ma nel momento in cui ricordo che essi sono lì fuori e che possono udire ogni nostra parola, mi blocco e azzillisco. Quando mia mog.liee io cominciamoa convcr• sare, inevitabilmente emerge la coscienza di essere uditi e le nostre parole suonano artificiali, trasformandoci in allori involontari di fronte a un pubblico indesiderato. La possibilità di essere soli runo con l'altra, essere quindi noi stessi, è svanita per sempre. Ogni stanza, ogni mobile, ogni oggello della casa ha acquistato un'aria di estraneità. La «sicurezza» penetrata nelle no-- stre vite non è solo un'irritazione superficiale: è un'infezione che minaccia alle basi la ricerca del mio posto nel mondo. Tenterò di spiegarlo. Fu Platone a proporre all'umanità la figura del filosofo che regge le sorti dello Stato. Il potere non guidato dalla conoscenza è cieco e distrullivo e non può essere di reale utilità che a chi comprenda appieno il valore di una vita virtuosa. Altrimenti esso distruggerà la società che ne è rella, distruggerà coloro che sono più vicini a chi lo detiene e soprattullo distruggerà l'uomo di potere stesso. Solo la conoscenza del bene e della verità consente di ricondurre il potere entro i limiti che gli 29 APRILE 1980
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