EUROPA Inerzia e velleità È CERTAMENTE VERO, CO· me lascia intendere quel cortese gentiluomo di campagna che cor· risponde al nome di Giscard d'Estaing, che il presidente americano sia un personaggio oscillante, irrisoluto e forse incapace. Come altrettanto vero è che il suo furbastro procedere nella vicenda degli ostaggi sequestrati nell'am• basciata americana di Teheran puzzi di elettoralismo di basso livello. Non occorrono molte prove per dimostrarlo: basterebbe per questo ricordare che già nella prima settimana dell'incredibile gesto dei sedicenti studenti iraniani,dietro gli Stati Uniti vi era la quali totalità dell'opinione pubblica mondiale (compresi i governi dei Paesi comunisti), e che all'indomani del voto dell'assemblea delle Nazioni Unite dietro il loro buon diritto vi erano almeno quattro quinti degli Stati esistenti nel globo. Che il capo dello Stato più potente del mondo si sia lasciato sfuggire i vantaggi di questo quasi unanime consenso mondiale è cosa che ha dell'incredibile se non si fosse indotti a ritenere che il suo comportamento, oltre ad aspetti caratteriali, era ed è dettato dal procedere della battaglia per la nomination. Il fatto più grave però è che i Paesi europei si sono adagiati comodamente al riparo dell'inettitudine del presidente americano per ritenersi esentati da ogni iniziativa e da ogni responsabilità. Come se la vicenda non li toccasse direttamente, non soltanto perché l'inaudito sequestro di Teheran costituiva un precedente inaccettabile per qualsiasi Paese civile, ma anche per le implicazioni politiche che avrebbero in ogni caso coinvolto l'Europa. La miseria politica e morale dei governanti europei ha toccato in questi ultimi sei mesi il fondo e se oggi essi sono angosciati per l'aut aut del presidente americano, non hanno che da incolpare la loro abulia e IL LEVIATANO ~~ .. ~~ !!!!! .... • lliiii... la loro disunione. Già almeno il passo, o meglio balletto, dei 9 ambasciatori della CEE doveva essere compiuto in modo autonomo molti mesi fa e non sotto la spinta di Carter, il quale con le sue comprensibili rampogne ha convalidato la sprezzante accusa di sciacallaggio lanciato alcuni anni or sono dall'ex segretario del dipartimento di Stato, Kissinger, agli europei. E ciò dimostra, tutto sommato, che gli americani nutrono verso questa Europa tremebonda e succube l'unanime convinzione di essere soli a sopportare il peso della difesa occidentale e di non poter mai essere sicuri della solidarietà europea. Come e perché sorprendersi se essi di tanto in tanto manifestano vocazioni isolazioniste? Come e perché sorprendersi se essi tendono poi a risolvere bilateralmente il contenzioso con il blocco comunista? Come è perché sorprendersi se l'Europa non è riuscita, malgrado la sua prodigiosa rinascita, KHOMEINI di mettere in piedi una decente partnership? Queste sono le amare riflessioni che l'inerzia dimostrata dai Paesi europei induce a fare e non tanto come constatazione, ma quanto come base di discussione sui pericoli che li coinvolgono. Perché è evidente che se vi sarà un perdente nella vicenda della crisi irano-americana esso sarà l'Europa nel suo insieme; l'Europa in quanto apparenza di unità politica. Riflettiamo un istante. Al punto in cui sono le cose, la conclusione della crisi provocata dai coltissimi «studenti• iraniani non può avere che tre ipotesi di soluzione, delle quali l'ultima - che ci auguriamo non abbia a realizzarsi - sarebbe militare. Scartando quest'ultima non resta che la liberazione degli ostaggi immotivata, al pari della stessa follia del sequestro. o la mediazione. Appunto: chi può operare una mediazione? Non certamente 7
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