Il Leviatano - anno II - n. 14 - 22 aprile 1980

EDITORIALE Per battere la DC lJopo LA FORMAZIONE DEL GOVERNO E la presentazione del programma in parlamento, ci sembra di dover confennare il giudizio formulato nella fase in cui si delineava la soluzione tripartita: il dato più negativo del secondo ministero Cossiga è l'elemento di divisione, il rischio di rottura, che esso introduce nei rapporti tra i partiti dell'area laico-socialista. Una divisione e una rottura che, con gli attuali rapporti di forza, condanna questi partiti al ruolo di partiti «minori», subordinati alle scelte della Democrazia cristiana, la quale, alleandosi di volta in volta con questi o quelli, evita di compiere le scelte di fondo che la gravità della situazione del Paese richiede, perpetua la sua egemonia, si avvia alla conferma della propria forza elettorale. Qul!le credibile opposizione alla lunga marcia del PCI verso il governo del Paese offre un'area laica divisa in quattro partiti in polemica, spesso aspra, tra di loro, incapaci - nonostante il comune richiamo ai valori fondamentali della democrazia occidentale - di abbandonare beghe sottili e incomprensibili, agli occhi dell'elettorato a tutto dediti meno che a delineare nei programmi e ad attuare nella pratica quei comportamenti che prospettino l'uscita del Paese dalla crisi più che decennale che l'attanaglia? Non è facile prevedere che, in queste condizioni, l'elettorato anticomunista finirà in larga parte per sostenere ancora una volta la Democrazia cristiana, confermandone il ruolo di padrona dello Stato? E viceversa: quale credibile alternativa alla Democrazia cristiana offrono quattro partiti di dimensioni limitate, il cui ruolo subalterno sembra dimostrato dalla disponibilità ad accedere al governo senza significativi condizionamenti del partito dominante, oppure dalla loro incapacità a resistere al loro accantonamento quando questo sia ritenuto utile da Piccoli e soci? E non è da credere allora che l'elettorato stanco del malgoverno democristiano finisca per pensare che alla DC ci si oppone solo votando per il Partito comunista, che, per suo conto, stando all'opposizione, rafforza la sua presa alla sua sinistra, ma contemporaneamente moltiplica i segnali verso l'elettorato non comunista, accentuando abilmente la divergenza da Mosca e aprendosi alla rassicurante socialdemocrazia europea? 1 Democrazia cristiana e Partito comunista - dirlo è diventato ormai quasi un luogo comune - si sostengono a vicenda. In quale Paese democratico un partito di governo inefficiente, logoro, clientelare, spesso inquinato dalla corruzione, privo di una strategia e di una visione politica lungimirante, gravido della responsabilità di aver condotto lo Stato alla situazione di sfascio in cui si trova, continuerebbe a mietere consensi elettorali e a restare imperturbabile e inamovibile nella cittadella del potere? E che cosa spiega tutto questo se non il fatto che, di fronte al pericolo del prevalere del Partito comunista, l'elettorato, «turandosi il naso», sceglie il male minore? E viceversa: come mai il Partito comunista, costretto ad abbandonare i suoi miti, le sue tradizioni, ridotto a non poter più difendere il modello di società che ha auspicato per tutta la sua esistenza, obbligato perfino a rimettere in discussione i suoi fondamenti ideologici e ideali, i principi stessi sui quali è stato costituito, continua ad essere quel gigante che è, se non per il fatto di apparire l'unica,. corposa, reale forza di opposizione al malgoverno democristiano? DC e PCI non sono alleati naturali; sono, anzi, oppositori naturali. Ma l'uno e l'altro traggono giovamento dall'esistenza del proprio opposto. Chi ha votato democristiano continua a farlo, malgrado tutto. Chi ha votato comunista voterà comunista in mancanza di altre, credibili, alternative all'egemonia democristiana. Ma, se così stanno le cose, appare chiara, per un verso, la responsabilità dei partiti dell'area laico-socialista per il permanere della Democrazia cristiana in una situazione di monopolio del potere e per i benefici che trae il PCI dal monopolio dell'opposizione; e, per un altro verso, emerge la loro miopia nel non saper cogliere l'opportunità di poter giocare un ben diverso e significativo ruolo nella vita politica nazionale. Certo, la forza di grandi formazioni politiche come DC e PCI non può essere abbattuta d'un colpo; certo, un partito d'ispirazione cristiana avrebbe comunque, in Italia, un vasto seguito di opinione e di elettorato, una grande organizzazione, con profonde radici popolari, come il PCI, manterrebbe dimensioni imponenti per un lungo periodo; eppure chi può lZ APRILE /980

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