f:.obbio, •rimase una filosofia per filosofi, una teoria per teorici, accolta e discussa nella ristretta cerchia dei "competenti": una pianta politicamente sterile», secondo un'opinione che fu anche di Rosselli. 2) In seguito, le nuove stelle cometa teoriche del movimento operaio italiano furono il marxismo di Mondolfo e soprattutto di Gramsci. Ferme restando le differenze, certo non trascurabili, tra i due pensatori, un punto li accomunava (anche con Labriola). Secondo Mondolfo e Gramsci, ciò che era morto con la fine del positivismo meccanicistico era l'interpretazione deterministica del marxismo. Ma questa non era il marxismo, anzi ne costituiva una degenerazione, malgrado certi aspetti dell'opera di Engels. Il pensiero genuino di Marx era rappresentato da uno storicismo umanistico. La celebre definizione che ne scaturiva era quella del marxismo come «filosofia della prassi». Ma essa finiva, osserva Bobbio, con I' •individuare il nocciolo del marxismo nel concetto, già enucleato da Gentile, di "rovesciamento della prassi"». Sull'origine attualistica di questa «genuina» interpretazione del marxismo (senza, s'intende, esagerare gli accostamenti) è utile consultare il saggio di A. Del Noce, Gentile e Gramsci (raccolto in li suicidio della rivoluzione). Il marxismo per sopravvivere ed avere «efficacia» doveva così malinconicamente accettare di convivere con filosofie e tradizioni di pensiero a lui estranee. 3) D'altro canto, sul versante del socialismo democratico e riformista, la produzione teorica fu modesta, se non addirittura inesistente. Esso si affidava alle intuizioni di alcuni suoi dirigenti e, particolarmente, al «positivismo» spontaneo dell'indole di Filippo Turati. «Il socialismo italiano - ricorda Bobbio - fu, negli anni della crescita e delle prime conquiste, riformista, senza aver elaborato una filosofia del riformismo, e senza essersi neppure , apertamente pronunciato pro e l:mtro il revisionismo di BernNORBERTO BOBBIO stein che era considerato, a torto o a ragione, la "filosofia" del riformismo». Rosselli colse i limiti del revisionismo nel non essere stato sufficientemente radicale e conseguente con se stesso. L'opera di Marx fu dal revisionismo riveduta, integrata o aggiornata, col solo risultato di produrre un travisamento tale da non permettere nemmeno di riconoscere a Marx quel che era di Marx. 1marxisti, secondo Rosselli, continuarono ostinatamente a credersi marxisti anche se ormai non lo erano più. Ma l'incombenza degli eventi non lasciava più il tempo per crogiolarsi in simili pasticci teorici e politici. La cultura del socialismo e del movimento operaio in Italia andava rinnovata anche oltre Bernstein e posta all'altezza della situazione storica. •Da troppi anni - scrive Rosselli nel Socialismo liberale - le posizioni ideologiche del socialismo si sono cristallizzate rompendo con la pratica. Siamo oggi ancora a Bemstein, alle posizioni e alle discussioni del '900. Mentre il mondo, dal '900 ad oggi ha, più che cambiato, precipitato. E sorto e si è fatto formidabile, il moto operaio; i partiti socialisti stanno tra~ sformandosi in partiti di governo e sono sulla via di strappare maggioranze; la democrazia politica è ormai patrimonio non esclusivo ma certo fondamentale delle masse lavoratrici; lo Stato è andato perdendo progressivamente il suo carattere di classe; l'economia borghese si è andata organizzando - e razionalizzando; la ricchezza è moltiplicata anche per le classi operaie; una guerra e una rivoluzione immani sono sopravvenute fornendo formidabili esperienze nuove ... Tutto è mutato intorno a noi. Tutto, fuorché il programma e l'ideologia socialista, che si vorrebbero sbocciate complete e perfette nei secoli, per opera del profetico genio di Marx». Insomma, aggiunge Rosselli, «li cervello socialista oscilla tra la ortodossia formale e il piatto empirismo». Quella cultura di governo di cui oggi la sinistra va in cerca non si t'rova, ovviamente, tutta quanta depositata nelle pagine di questo libro. Comunque, tutt'ora credo che la lettura degli scritti di Rosselli possa costituire un valido motivo di riflessione e di stimolo, se non altro in virtù dell'ordine e della pulizia delle idee laico-illuministe che li contraddistinguono. Mauro Fraioli TRA I COLLABORATORI DEL «LEVIATANO. GIOVANNI ALDOBRANOINJ - GIUSEPPE ARE - DOMENICO BARTOLI - GIUSEPPE BEDESCHI - ENZO BETTIZA - PAOLO BONETTI - VENERIO CATTANI - LUCIO COLLETTI - FRAN· CESCO COMPAGNA • VEZIO CRISA· FULLI - RENZO DE FELICE • PAOLO DEMARTIS • SIRIO DI GIULIOMARIA - GIANNI FINOCCHI ARO· ALDOGARO· SCI • ANTONIO MARTINO· PIER CARLO MASINI • NICOLA MATTEUCCI - RENATO MIELI • SANDRO PETRICCJONE • ALDO G. RICCI - ROSARIO ROMEO - ALBERTO RONCHEY - DO· MENICO SETTEMBRINI • EGIDIO STERPA • GIUSEPPE TAMBURRANO • PAOLO UNGARI· GUEU ..0 ZACCARIA Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 1n37 del 6 luglio 1979. Prezzo: lire .SOO. Arretralo: il doppio. Abbonamenti: annuo lire 20.000. semestrale lire 11.000. estero annuo lire 30.000. Versamenti sul conio correnle postale n. 58761008 intestato a •Il Leviatano•. \lia dell'Arco di Parma 13 • 00186 Roma. Stampa SO.GE.MA. srl. via di Santa Seconda 28 • 00166 Roma - Tel. 6960745 - Spcd. abb. post. gr. 2mm, - Collaborazione fotografica di Beppe Forti · Progetto grafico di «FLONOO-.. - F.dizioni coop. a r.l. •Il l..e\liatano• - Presidente prof. Rosario Romeo. Anno Il, n. 1 14 16 22 APRILE 1980
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