Il Leviatano - anno II - n. 14 - 22 aprile 1980

r':roposito nella forma un-po' avventuristica dei Grundrisse - subisce con ciò una muta radicale, e questa stessa muta è il risultato del modo di produzione corrispondente al capitale (...) La distruzione di capitale non per circostanze esterne ad esso, ma come condizione della sua autoconservazione, è la forma più incisiva in cui si notifica il suo fallimento•. Chi era alla ricerca di spiegazioni troverà al più un alibi. Pialuisa Bianco ROSSELLI I Un illuminismo senza, dogmi IL FAITO CHE LA RISTAMPA di Socialismo liberale e di altre opere di Carlo Rosselli abbia provocato una serie di reazioni positive in alcuni settori della cultura di sinistra, testimonia, probabilmente, il farsi avanti più deciso della convinzione che il movimento dei lavoratori possa «pensare autonomamente• anche in modo laico. Com'è noto, Rosselli scrive il suo saggio tra il 1928e il 1929nel confino di Lipari. La sua, come quella di Gramsci e di altri antifascisti, è una riflessione sulla pesante sconfitta del socialismo italiano e dello Stato liberale. Al socialismo italiano Rosselli muove il rimprovero di non essersi mai saputo staccare seriamente dall'influenza del marxismo che IL LEVIATANO egli intende come sistema (cioè una concezione del mondo) dominato da una filosofia della storia rigidamente deterministica e dagli accenti profetici. Ciò che in esso prevale non è la categoria della possibilità, bensì quella della necessità. Al contrario, per Rosselli, il metodo liberale o democratico si fonda su una concezione antagonistica e non escatologica della storia, nella quale il conflitto delle idee e delle azioni si presenta come la garanzia delle possibilità di allargare le libertà umane senza salti violenti, attraverso graduali correzioni, ma non meno significativi cambiamenti. Da questo punto di vista, il socialismo appare a Rosselli il naturale erede storico del liberalismo. Quest'ultimo non solo non è incompatibile col socialismo come credeva da una parte Croce e dall'altra il marxismo, ma ne costituisce l'indispensabile completamento. Di fronte agli scacchi storici delle dittature, quella fa. scista e quella bolscevica, il socialismo non può più ignorare che la lotta per la giustizia sociale deve procedere in stretta armonia con quella della conquista delle libertà e del rispetto dei diritti umani. Per Rosselli, insomma, il socialismo o è liberale e democratico o non è. Al centro delle sue riflessioni sul socialismo c'era dunque la netta percezione della crisi del marxismo. In questi ultimi anni in Italia, per merito soprattutto di due intellettuali, Lucio Colletti e Norberto Bobbio, si è tornato a parlare di crisi del marxismo. A tal proposito vorrei richiamare la attenzione su un saggio di Bobbio intitolato Profilo ideologico del novecento (apparso nel IX volume della Storia della letteratura italiana edita da Garzanti). In esIl nuovo indirizzo del Leviatano è in via Cicerone 44 00193 Roma telefono 38.41.55 so tre punti mi sembrano da sottolineare. I) Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, il teorico del marxismo più prestigioso era Antonio Labriola. Egli polemizzò a lungo col Partito socialista e coi suoi fondatori ( 1892) accusati di aver dato vita ad un partito operaio senza classe operaia e di non essere stati in grado di proporre altra politica che quella del «compromesso legalitario• e del «riformismo piccolo-borghese•. Labriola. che definì il materialismo storico «la teoria obiettiva delfé rivoluzioni sociali•, convinto della necessità di stringere saldamente la teoria alla prassi, cercò d'imporre al movimento italiano una strategia rivoluzionaria del passaggio al socialismo. Stando ai fatti storici, il passaggio alla società socialista nei termini .intravisti ed indicati dalla sua filosofia non ha ancora visto la luce. Per dirla con Bobbio, la filosofia di Labriola rimase una «filosofia dell'avvenire (di un avvenire immaginario), o se si vuole, una splendida profezia (sbagliata). Per una filosofia che credeva di aver scoperto il segreto del nesso tra teoria e prassi, un modesto risultato, un vero e proprio infortunio». Il marxismo italiano era nato da poco, ma appariva già in crisi. Tuttavia, contrariamente a quanto affermò Croce, il marxismo teorico non morì del tutto con Labriola. Esso, prosegue 15

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==