I VERDI 0 Il partito delle caverne UNo sPEITRo DI AGGIRA per l'Europa: questa volta è verde, il colore dei gruppi ecologisti che stanno rivoluzionando il panorama politico in Svezia, in Germania, in Inghilterra, in Francia e che cominciano ora a darsi qualche forma di organizzazione anche in Italia. Proprio l'esperienza tedesca, peraltro, dimostra che il verde degli ecologisti non è privo di sfumature spesso contraddittorie. All'ultimo congresso di Saarbrucken sono esplose clamorosamente le contraddizioni degli ecologisti. Così. una frattura insanabile si è creata fra chi desidera mantenere il carattere «verde» e chi vuol fare del movimento ecologista un nuovo strumento per scardinare il sistema industriale e capitalistico. Per il momento, questa linea ha prevalso con una chiarezza che dovrebbe far meditare chi si illude di poter cavalcare disinvoltamente la tigre della battaglia ambientale, e crede magari che per farlo, basti dimenticarsi di parlare dell'energia. Dietro il successo dei verdi, infatti, non c'è affatto solo l'impegno ecologico o come si dice da noi, per la «qualità della vita». O, se c'è, esso è espresso con una tale confusione di idee e di obiettivi da renderlo uno slogan come tanti altri, un'etichetta che può nascondere qualsiasi prodotto. Già la svolta dal precedente congresso dei verdi tedeschi, svoltosi appena pochi mesi fa a Karlsruhe, è evidente: allora, i lavori si erano conclusi con una idilliaca mozione in cui i verdi si dichiaravano «per una evoluzione in cui siano evitate le rivoluzioni, le guerre e le distruzioni del futuro»; adesso, la linea oltranzista ha prevalso e la mozione finale parla di obiettivi assai più precisi, come lo scioglimento di tutte le alleanze militari, di incoraggiamento ai movimenti di liberazione del terzo mondo, di «inve:;tiIL LEVIATANO menti diretti e controllati da gruppi autoamministrati». Puntualmente, in Italia, ha fatto eco sul «Manifesto» il vice direttore de «La nuova ecologia» che ha chiarito che «i gruppi dei verdi ... non rappresentano che la parte emergente di un fermento più profondo che scuote tutte le società a capitalismo maturo, in maniera diversa ma sempre radicale». La caratterizzazione ideologica dunque è netta. Nella battaglia dei verdi, infatti, l'impegno per l'ambiente non conta più di tanto. Il carattere che prevale con più nettezza, infatti, è la logica anti-industriale che promette pulizia delle acque e della società, solo a prezzo della fine dello sviluppo industriale. Non a caso, la battaglia ecologica di questi gruppi si collega con i toni più collerici di quella antinucleare che rifiuta «il nucleare• (ma anche il carbone e, spesso, la stessa opzione idroelettrica) non spiegando poi come si possa ugualmente garantire il progresso e lo sviluppo. A meno che non vi si voglia rinunciare. Non è ancora un caso se, in tutto il dibattito sollevato dalle battaglie ecologiste, per affrontare il problema secondo una logica meno «piagnona», vendicativa, komeinista non si sia mai pensato di ricorrere. o di cominciare a discutere. di sistemi di tutela dell'ambiente basati sulla diffusione di «diritti di proprietà» ovvero che scaricano su chi inquina - e secondo quanto inquina - e non sulla società il prezzo dell'inquinamento: sistema che, senza mortificare lo sviluppo, responsabilizzerebbe l'individuo consentirebbero un più diffuso controllo sociale dell'inquinamento e graduerebbero il costo in proporzione al danno effettivamente causato. Infine, l'esperienza tedesca e lo spostamento dei voti da un partito all'altro, dimostra che dietro il successo dei verdi c'è la sempre maggiore sfiducia nei confronti della politica tradizionale: così, per molti, un voto ai verdi è un voto contro la crescente burocratizzazione della società. Per questo, la lezione in Italia dovrebbe essere attentamente meditata: da noi, lo scontento nei confronti dei partiti può essere ancora sprezzantemente liquidato come «corrosive polemiche» del «qualunquismo nazionale», per usare recenti espressioni di Granelli; ma resta il fatto che, dal Melone ad oggi, il fenomeno del pullulare delle liste locali e delle manifestazioni di disaffezione dell'elettorato è tutt'altro che diminuito. Per colorarsi di verde ai partiti non basta acchiappare farfalle il loro impegno ecologico dovrebbe consistere soprattutto nel cominciare a far pulizia in casa propria, quanto meno, ad approntare i mezzi che consentano di vedere chiaro dentro i partiti e la «morale» pubblica. A questo punto, non mancherebbe probabilmente la credibilità per spiegare agli elettori che cosa davvero significhi la scelta «verde» e quali opzioni imponga. Scelte del tutto legittime. naturalmente. ma che, dai laici, vorremmo che i cittadini assumessero conoscendone il prezzo e le conseguenze. Salvatore Ca""bba Il
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