...... ~ ... _ ...... ~ ..... ... ii .... .. - .. ■ .. .. per un altro verso si trascura il fatto che contrasti sociali e politici esistono in altri Paesi, senza che necessariamente abbiano prodotto fenomeni terroristici; e ancora che, a riprova contraria, laddove i contrasti appaiono meno acuti, a volte fenomeni terroristici si manifestano (per esempio nella Germania occidentale). In altre parole, il discorso sulle cause di fondo della violenza nella società moderna non risponde al quesito che si impone nell'oggi: che cosa fare per arginare e battere il terrorismo che colpisce in questo momento? A questa domanda l'unica risposta è quella di una maggiore efficienza tecnica della polizia e della magistratura, il che - non serve l'ipocrisia - significa sostanzialmente più repressione. Per questo motivo la recente legge contro il terrorismo non può che essere condivisa, nella sua filosofia generale, e semmai può essere criticata solo per essere stata tardiva e per essere ancora inefficace. Ciò non toglie che alcune specifiche norme della legge possano non essere condivisibili. In particolare a noi sembra che, anziché allungare al di là del ragionevole i tempi della carcerazione preventiva (che con la nuova legge, nei casi più gravi, possono arrivare oltre i dieci anni), occorrerebbe operare perché i giudizi definitivi della magistratura vengano espressi in tempi rapidi: a questo proposito l'idea di costituire tribunali che si occupino esclusivamente degli atti di violenza terroristica, auspicati anche da molti magistrati, sembra possa servire allo scopo. In ogni caso il referendum radicale, destinato, come già quello sulla Legge Reale, a sicura sconfitta, avrebbe l'effetto secondario negativo di consolidare anche le norme che, all'interno di una legge sostanzialmente giusta, appaiono sbagliate. Una ragione di più non solo per dire «no» nel caso in cui per questo referendum si arrivi a votare, ma soprattutto per evitare che il referendum stesso abbia effettivamente luogo. «Il Leviatano• per la Pasqua sospende le pubblicazioni per una settimana IL LEVIATANO CACCIA Uno sport senza,stragi La fonnulazione strettamente giuridica del rererendum per l'abolizione della caccia è questione complicatissima, risentendo la materia della antica quanto rafforzata legislazione che varie epoche (alcuni concetti di fondo dell'attuale legge risalgono al ventennio) hanno prodotto e sovrapposto. C'è di mezzo inoltre una sottile questione d'ordine costituzionale, che finora gli addetti,.ai lavori sembra non aver rilevato: quan• tocioè sia pos.sibile un rererendum suuna· materia che oggi per la gran parte è amministrata con diversità legislative da regione a regione. Comw,que la sostanza è chiara egualmente. Per i radicali ,è dimensione essenziale per una società democratica la difesa del patrimonio ambientale contro le smanie consunu,tiche, alimentate da un giro d'affari di miliardi e da una politica che non disdegna l'enfasi degli illusori svaghi disimpegnati come mezzo per mascherare agli occhi delle l11&'ISe il disegno autoritario In atto•. UNo DEI GUAI nù GRoss1 della mia vita politica fu quando nel 1965 circa, l'allora ministro dell'Agricoltura Ferrari Aggradi, mi affidò il nuovo progetto di legge sulla caccia. Rischiammo di rovinare un'amicizia e non cavammo un ragno dal buco, o, dato l'argomento, una volpe dalla tana. Quella dei cacciatori è una delle più malefiche corporazioni che esistano al mondo. E potentissima sul piano associativo e degli interessi economici e pur essendo in infima minoranza rispetto al resto della popolazione, riesce ad imporsi agevolmente, con l'appoggio dei sindacati, degli industriali armieri e dei partiti. La questione, che già era tragica al tempo in cui la materia era sotto tutela del Ministero della Agricoltura, è diventata farsesca da quando è affidata alle Regioni. Della caccia in genere si vedono gli aspetti negativi sul piano ecologico, sul piano morale e per la falcidie che provoca tra le specie animali che hanno la sfortuna di popolare questa contrada; non solo •stanzialmente», ma anche cercando di appoggiarvi le zampe, come le quaglie che vengono dal- ■.a..-r .. .-■ - ......... l'Africa o i trampolieri che scendono dal Nord. Ma questa volta mi soffermerò brevemente su un aspetto sempre trascurato, e invece assai importante. Si tratta del danno economico che comporta la caccia, senza alcuna possibilità pratica di rivalsa o di difesa degli agricoltori. I guai della caccia, in Italia, derivano da due problemi che non sono mai stati risolti e che non trovano riscontro nella legislazione venatoria di nessun altro paese al mondo. Il primo, sta nel fatto di considerare la selvaggina «res nullius». È cioè diritto di chiunque ammazzarla e appropriarsene senza pagare nulla. Negli altri paesi essa è considerata proprietà o del contadino sul fondo del quale si è nutrita e viene uccisa, o dello Stato (o del Comune), ai quali deve essere pagata. In Italia si ha la curiosa idea che sia logico pagare 20 mila lire per vedere una partita di calcio, e che invece una lepre o un fagiano non debbano costare nulla. Il secondo sta nel principio, stabilito in periodo fascista, che l'agricoltore non può impedire l'accesso e la sparatoria sul proprio terreno, a meno di recinzioni e permessi costosissimi e pressoché impossibili. li contadino deve quindi assistere in silenzio al passaggio di turbe di armati e di cani sul suo territorio e non può esprimersi nemmeno con gesti osceni a rischio di una fucilata. Sono questi i due punti chiave, che se risolti potrebbero fare della caccia una cosa discutibile, ma accettabile. Però nessuna autorità politica ha avuto finora la forza di affrontarli. Ecco perché si rende necessario il referendum abrogativo: per fare punto e ricominciare da capo con una legislazione a livello dei paesi civili o almeno dei paesi ordinati. · Successivamente il modo per risolvere il problema a mio avviso ci sarebbe. Esso consisterebbe nella creazione di alcune grandi riserve, due o tre per ogni Regione situate nei territori più adatti e meno popolati. In esse i cacciatori potrebbero liberamente sparacchiare tra di loro e, tassandosi congruamente, ripopolare quei territori con la selvaggina che quasi dovunque non esiste più. Venerio Calllmi 7
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