Il Leviatano - annno II - n.13 - 8 aprile 1980

■.a ... rlllf9.a■ _ ■.a ... rlllf9.a■ ... ■ ....... - ... ■ ....... - La legge che ha introdotto lo aborto avrebbe dovuto, puramente e semplicemente, depenalizzarlo previo accertamento del limite dei tre mesi dall'inizio della gravidanza, lasciando semmai al normale sistema mutualistico la soluzione dei problemi di assistenza per i lavoratori assicurati. Si è invece introdotto un meccanismo che di fatto consiglia alle donne di continuare ad abortire privatamente e clandestinamente, a prezzi esorbitanti, che derivano dalla illegalità dell'intervento, mentre in larga parte le istituzioni pubbliche delegate allo scopo restano inutilizzate. I radicali propongono tuttavia• di abolire altri articoli della legge sull'aborto che appaiono invece condivisibili: e in particolare l'articolo primo che afferma che la procreazione cosciente e responsabile è un diritto garantito dallo Stato e che l'interruzione della gravidanza non è un mezzo di controllo delle nascite. Intende abrogare anche le cautele di legge per quanto riguarda le minorenni, che sembrano invece dover essere ragionevolmente mantenute, così come esistono per le altre forme di intervento sanitario. E infine, contraddittoriamente con l'assunto principale, intende rafforzare il principio di gratuità, apertamente contrastante con il principio di liberalizzazione. Anche in questo caso il referendum, come si è detto, appare un strumento inadeguato a risolvere i problemi che pure esistono: perché non battersi semplicemente per modificare la legge secndo le esigenze e le aspettative delle donne? PORTO D'ARMI Unfavore a chi spara La battaglia per l'abolizione del porto d'armi è per i radicali un nodo centrale dei principi fondamentali della convivenza civile. Abolire il porto d'armi, scrivono, non è disarmare l'appara• lo militare, né quello delle forze di polizia, ma bensì vietare le cosiddette seconde armi. Ne risulterebbe un disar6 mo delle polizie private,~ per I radicall in quanto è «veramente indispensabile cbe l'ordine pubblico sia interamente gestito sotto la responsabilità integrale e completa di autorità cbe rispondono politicamente al parlamento e agli elettori•. UN AMICO, PREOCCUPATO per la mia sicurezza, nei primi anni '70 mi regalò una pistola. Fu allora che chiesi e ottenni il porto d'armi. Ma da tempo, oramai, ho lasciato scadere questo documento. Tengo la pistola in casa, dove forse mi potrebbe servire. Indosso non l'ho mai portata perché sono convinto che, prima di poterla impugnare contro un aggressore, crollerei io sotto una raffica di colpi. Non sarebbe una garanzia, ma un pericolo. Non ragiono da pacifista perché non lo sono. Cerco, semplicemente, di vedere le cose con lucidità. E mi affido a quel fatalismo che è, se non una forma, almeno un surrogato del coraggio. Sfoglio, dunque, con curiosità· le paginette con le quali il partito radicale spiega i motivi del suo referendum numero 5: abrogazione della norma che autorizza la pubblica sicurezza a concedere il porto d'armi. Posso contraddire un partito che propone di rendere generale un'abrogazione da me spontaneamente adottata per me stesso? Nello squallore, nella noia plumbea che schiaccia la politica italiana i radicali portano un motivo di sollievo, e perfino di divertimento. Siamo riconoscenti se, qualche volta, per merito loro, il sorriso fiorisce sulle nostre labbra, già contorte dallo sbadiglio che invariabilmente viene provo- ■.a ... rlllf9.a■ ......... calo da una dichiarazione di Piccoli, De Martino o Chiaromonte. Ma ora i radicali esagerano nel farci divertire. Non vorranno costringerci a preferire la noia diffusa da Piccoli e dagli altri? Il disarmo imposto a guardiani notturni e diurni, a onesti cittadini, a guardie del corpo di gente minacciata ogni giorno di sequestro è una trovata divertente, non per noi, ma per tutti quelli che, referendum o no, fanno a meno del porto d'armi. Domenico Bartoli TERRORISMO Intanto, reprimere È la legge contro la cui approvaziòne il gruppo radicale ha di recente Inutilmente usato l'ostruzionismo alla camera. Col referendum se ne chiede l'abolizione tout--court, sostenendo cbe si tratta di una congeria di norme mal formulate sulla scia deUa legge Reale, misure che non serviranno ad interrompere lo slittamento di fasce di protesta verso l'area più propriamente terroristica. IL REFERENDUM PER lA abrogazione della recente legge in materia di antiterrorismo si inserisce nella stessa logica in virtù della quale i radicali chiesero (e fecero votare) per l'abrogazione della Legge Reale: l'idea per cui le misure «repressive» sono inefficaci per combattere la violenza. Le misure giudiziarie e di polizia, sostengono i radicali d'accordo con esponenti di altre formazioni della «nuova sinistra» e con intellettuali ipergarantisti, non servono a combattere il terrorismo, la cui matrice è politica e che quindi va affrontato politicamente. Che cosa ciò effettivamente possa significare nessuno l'ha mai spiegato in termini realistici e razionali. Se infatti si intende che il terrorismo nasce dall'acutezza dei contrasti sociali e politici, si dice senz'altro una verità: ma per un verso non si capisce come questi coni rasti possano essere sanati del tutto o comunque avviati a decisive soluzioni in tempi brevi; 8 APRILE /980

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