■IIUl._.11!! .. IIUI■ - ■n ■ ~fin■ ; SOCIALISTI Aspettando Godot NoNOSTANTE LE INCOErenze e le contraddizioni, il PSI torna ad essere, nel bene e nel male, al centro dell'attenzione politica del Paese. Purtroppo gli ultimi avvenimenti indicano che nel bene certamente non è. Un tempo era moda civettuola sostenere che era una caratteristica tipica della DC scaricare sul Paese le sue contraddizioni e le sue crisi interne. Da alcuni mesi, pare che essa si sia trasferita nel PSI i cui giovani e mediocri dirigenti giocano alla politica come se giocassero alla roulette. Talché le lacerazioni interne, che sembravano accantonate per far posto ad un più sereno confronto, appaiono onnai le cose più comprensibili di ogni gesto e Ji ogni atto l'Qli!ico del PSI di questi ultimi mesi. La bomba lanciata, con le sue dimissioni da presidente del Comitato centrale, da Riccardo Lombardi fra le gambe di Craxi. impegnate in un lieve e vorticoso balletto diretto ad evitare la caduta del governo Cossiga senza una adeguata preparazione alla sua successione, seppur improvvisa, non era del tutto imprevedibile. Certo, era difficile, anche se non impossibile, l'instaurazione di un minimo di fair play tra il «tedesco• lombardo e il •saraceno• di Sicilia (e la cosa più curiosa è che entrambi sono oriundi siciliani), considerate le condizioni in cui avvenne l'elezione di Lombardi alla presidenza del Comitato centrale. Intanto va rilevato che la lettera di dimissioni del presidente del PSI ha riportato il dissenso interno socialista a quel «centrale• che avevamo già segnalato (v. n. 9 de li Leviatano) giacché, malgrado il tentativo di buttarla nel politico, essa è un atto d'accusa contro la «gestione autocratica• che ha escluso «il presidente anche dalla conoscenza integrale e tempestiva dei propositi e delle iniziative•, oltre che «dagli ordinari strumenti IL LEVIATANO RICCARDO LOMBARDI per accedervi• talché la sua funzione poteva essere scambiata per «l'avallo a comportamenti anormali e a "guerre private" condotte abusivamente a nome del partito ... Condizioni che sono, purtroppo, quelle realmente esistenti•. Queste sono le parole scritte da Lombardi a denuncia di rapporti, se non rozzi, certamente poco sinceri, financo sul piano umano, fra i dirigenti di questo importante, e un tempo fraterno, partito. Ed esse vanno credute per quel che dicono, dato l'uomo, a cui va riconosciuta una profonda onestà intellettuale e morale, anche nelle sue tesi più inaccettabili. A meno che il PSI non sia caduto tanto in basso da rendere ogni gesto dei suoi dirigenti un gratuito atto di doppiezza. Se, infatti. le interpretazioni, anche se interessate, di ■IIUl._.11!! .. IIUI■ - ■n ■ ~nn■ quei commentatori che hanno considerato le dimissioni di Lombardi finalizzate esclusivamente all'apertura immediata, e senza nuove proposte, della crisi del governo Cossiga, fossero vere, non resta da dire che nel PSI vi è ormai una quinta colonna il cui scopo è quello di rendere sempre più confusa la sua politica e di parlare per conto e interesse del Partito comunista alle cui esortazioni ubbidisce. Giunti a questo punto il dibattito nella riunione della Direzione del PSI, ilgiorno dopo delle dimissioni di Lombardi, ha confuso ancor più le cose, poiché la discussione politica si è svolta su due linee inconciliabili: una, sostenuta dalla sinistra, che esclude comunque la partecipazione del PSI ad un nuovo governo e l'altra che parla di «alternanza•, avanzando, fra le righe, la candidatura del PSI alla presidenza del Consiglio escludendo, però, il pentapartito e, in particolare, la presenza del PSDI e del PLI. Entrambi le tesi sembrano talmente contraddittorie che l'unico cornm~!!!() po~sibiie resta quello di numerosi politologi secondo i quali la confusione nel PSI è al massimo del comprensibile. Non si capisce infatti che senso abbia la proposta di far cadere il governo di Cossiga, escludendo in pari tempo la partecipazione del PSI ad un successivo governo. Per far gestire le elezioni regionali ai soli democristiani? O per creare un governo identico a quello caduto chiamando «governo ponte• il «governo di tregua•? Né. d'altra parte, si capisce come il PSI possa reclamare la presidenza del Consiglio escludendo in pari tempo il pentapartito. E a nome di chi parlerebbe un presidente socialista? Dei laici all'opposizione? Ed escludendo la partecipazione del PSDI e del PLI, conte potrebbe chiedere la presidenza del Consi• glio e il governo paritario? Con il 13% del PSI e del PR1 messi insieme, dinanzi al 38% della DC? Ciò detto, non resta che augu• rarci che il Comitato centrale del PSI riunitosi il 20/21 marzo riesca una buona volta a dipanare la matassa socialista. Comunque la si esprima o la si articoli in più interrogativi, una soltanto è la domanda cui in definitiva i dirigenti socialisti non po7
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