Il Leviatano - anno II - n. 11 - 25 marzo 1980

r: un paese solo». Ma quale democrazia? si chiede il Nostro. Ora, dopo tanta Realpolitik, uno si aspetterebbe di vedere ·un progetto dalle concrete idee chiare e distinte, ali' altezza della storica, ancorché improrogabile trasformazione. Invece, Tronti dichiara sconsolatamente che «il Kommunismus non ha ancora una risposta al problema della democrazia. È costretto a cercarl~. Asor Rosa ·da parte sua nella premessa a Le due società ha candidamente confessato: «Ci manca un'idea di ciò che dovrebbe essere una fonnazione economico-sociale non fondata sul profitto; e un'idea di una istituzione statuale, o comunque di una qualsiasi organizzazione della società, che non ripeta i modelli, sia pure corretti ed integrati, della democrazia rappresentativa. Cioè ci mancano le due idee fondamentali». Ecco, la montagna ha partorito la pulce. Ma il lettore non si scoraggi. Tronti abbozzando alcune indicazioni scrive: •Il luogo det1'esperimento è un blocco di partiti, di movimenti, di sindacati». Viene qui in risalto l'importanza dei movimenti, soprattutto giovanili e delle donne. Sui primi egli afferma che occorre «liberare tut- .te le energie eteiitare di ricostrui- .re consapevolmente sulla - que:- stione giovanile un'utopia critica e realistica insieme: un'organizzazione movimentista o un movimento organizzato». Su questo punto sembra di sentir parlare lngrao. Ma non c'è da stupirsi. Sono infatti comuni agli orientamenti di •sinistra» all'interno del PCI l'idea della democrazia nuova, la fiducia nel movimentismo e la scarsa considerazione verso gli istituti che garantiscono il pluralismo o, almeno, il pluralismo conflittuale organizzato. Tuttavia, il processo di ricomposizione organiça della società (cioè l'unificazione degli interessi e dei fini) procede in Ingrao tutto dal basso. I movimenti, attraverso la socializzazione della politica, contribuiscono alla creazione di .quella fitta rete di organismi consiliari, fuori dalle tradizionali sedi di rappresentanza politica come il parlamento, che vanno a costituire ciò che Ingrao chiama •la democrazia di massa». Tale modello comporta naturalmente una sottovalutazione della funzione esercitata dalle élite pol:iche. Viceversa, fortemente strumentalizzata è l'idea che Tronti ha dei movimenti. Nel suo modello essi devono assolvere il ruolo di forze d'urto contro il sistema. Perciò egli suggerisce di «sciogliere le briglie del cavallo pazzo (il movimento), con la fiducia che correrà, scosso, verso il traguardo delle lotte». Ben diversa da lngrao è la funzione attribuita da Tronti alle élite. Quest'ultimo è consapevole che •con la ripresa di ruolo della politica si ricarica la funzione del ceto politico». Da ciò scaturisce che il movimento non ha potenza e un soggetto diventa rivoluzionario quando riconosce il luogo di questa potenza, che, si sa, è in mani operaie. Senonché oggi - spiega il leader operaista- •la centralità operaia funziona solo se il partito che la riconosce sfonda nella sua battaglia sulla linea del politico. Quando il partito che si dice operaio fa il suo mestiere, e cioè conquista potere, è allora che la classe operaia viene spontaneamente riconosciuta come il centro naturale di' un fronte di soggetti. Questi hanno bisogno infatti (... ) di una forza». La funzione demiurgica e di dominio pieno degli apparati del partito (depositari del sapere politico) sui movimenti e sulla classe operaia stessa appare più evidente quando dice che si può «valorizzare quel momento di autonomia politica del partito anche nei confronti della classe operai~ dei suoi interessi il consenso. Altro che democrazia! Per demolire infine l'immagine trontiana della classe operaia come corpo misticamente compatto di odio verso il sistema, basta rimandare ai risultati dell'inchiesta del PCI sugli operai della Fiat. MauroFraioli ADU:R-KELSEN , La maggioranza, immaginaria ' E USCITO IN TRADUZIONE italiana Die Staatauffassung des Marxismus di Max Adler (La concezione dello Stato nel marxismo, De Donato, Bari 1979), 7i'l libro scritto nel 1922in risposta a Socialismo e Stato di Hans Kelsen (1920). I temi affrontati da Kelsen nel suo libro erano soprattutto tre. Il primo (sul quale non possiamo soffermarci di più) era rappresentato dal «tragico sincretismo» causalità e finalismo, fatti e valori. Il secondo era rappresentato dalla contraddizione presente in Marx e Engels. Secondo Kelsen, tra I' «anarchismo puro» della teoria politica e lo «statalismo» della teoria economica. Le funzioni economiche, per Marx, «saranno ordinate e guidate da un posto centrale, per un ambito il più ampio possibile, secondo un piano unitario gigantesco». Tutto questo, evidentemente, non è possibile senza costrizione. Nella sua teoria politica, invece,che Lenin ha avuto il merito di riportare alla luce, il marxismo, lottando per I' «estinzione dello Stato», «si professa a favore di un esplicito ideale anarchico» (H. Kelsen, Socialismo e Stato, De Donato, Bari 1978, p. 96). La contraddizione rilevata da Kelsen è palese quasi sempre nei testi, ma si tocca addirittura con mano nell' Evoluzione del socialismo dal 'utopia alla scienza di Engels. «Nella misura in cui scompare l'anarchia della produzione sociale - dice Engels - viene meno anche l'autorità politica dello Stato». È come se Engels avesse scritto: «Nella misura in cui scompare l'anarchia (economica) compare l'anarchia (politica)». Opponendosi alla concezione politica di Marx e di Engels, Kelsen rileva che i principali esponenti della socialdemocrazia, come Kautsky o Cunow, hanno finito col tornare a Lassalle, bollando come utopistiche le vedute dei fondatori del marxismo: infatti solo di un'umanità inesistente si può immaginare che i suoi rappresentanti lavorino senza costrizione o che, scomparsi i contrasti sociali, non sorgano contrasti di altro tipo, tali da rendere l'apparato statale sempre e comunque necessario . Il terzo tema affrontato da Kelsen era quello della democrazia. La democrazia, secondo Kelsen, è un principio fonnale, che dà il dominio alla volontà della maggioranza, istituzionalizzando e difendendo, contemporaneamente, i diritti della minoranza. Il sistema sovietico, invece, ass~ 25 MARZO 1980

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