rOPERAISTI Von Bismarck zu Tronti I « L TEMPO DELLA POUTIca» (Ed. Riuniti) è il titolo dell'ultimo libro di Mario Tronti. Con questo saggio il leader dell'operaismo italiano riprende la polemica col gruppo dirigente del PCI sulla linea teorica e politica del movimento comunista nella situazione attuale, che aveva già visto protagonisti Asor Rosa e Cacciari sulle pagine di «Rinascita• e con altre pubblicazioni. Tronti prende avvio dall'analisi delle due fondamentali crisi del capitalismo del nostro secolo, quella del 1929e quella del 1968. La tesi è questa: «se dopo gli anni trenta è lo Stato che ha salvato il capitalismo, dopo gli anni sessanta è la politica che ha salvato lo Stato•. Siamo di fronte al ritorno di un'epoca della politica e il movimento operaio ne deve prendere atto e adattare subito l'analisi, l'azione e l'organizzazione. «C'è un problema di riconversione culturale della mentalità comunista» dice Tronti, che deve assumere realisticamente lo Stato - come già fecero i bolscevichiper quello che è, «macchina di dominio, controllo della società, luogo della politica». Appaiono a tal fine inadeguati al punto di vista operaio gli strumenti ermeneutici del marxismo, lì dove essi non riconoscono l'autonomia del politico dall'economico. Nell'opuscolo Sul 'autonomia del politico Tronti non ha esitazione a scrivere che lo stalinismo in quanto «violenza del politico sull'economico( ... ) è un punto di passaggio importante, al di là dei giudizi che se ne possono dare». La politica in questa prospettiva è un operari in cui tutto è strumentale e si impone come volontà di potere. Ne consegue una ripresa in maniera spregiudicata, dal punto di vista dell'operaismo, dei motivi della Kultur grande- ~rghese e dei temi weberiani sul IL LEVIATANO CULTURA rapporto tra politica e burocrazia, con la contemporanea rivalutazione della funzione degli apparati burocratico-amministrativi in chiave tecnocratica ed efficientistica, sia nello Stato che nel partito. Infatti, scrive ad esempio Cacciari, «non riconoscere l'organizzazione burocratica è impotenza nei confronti delle forme moderne della lotta politica». In altre parole è possibile affermare la propria volontà di potenza dentro l'attuale sistema solo se si dispone di un'organizzazione conscia della urgenza di rafforzare la propria macchina burocratica. Nella tradizione comunista questa necessiMASSIMO CACCIAR/ tà è avvertita da Lenin per primo: la rivoluzione è un piano e non un atto, direzione e burocrazia diventano le condizioni sine qua non per far riuscire la rivoluzione. La grandezza di Lenin consiste nell'aver capito, insieme con Weber, che in una società complessamente organizzata come quella moderna, il partito politico deve essere collocato dentro lo schema della razionalizzazione e quindi della burocratizzazione. «Lenin ha portato al governo Weber•, proclama Tronti. Però mentre per Weber la forma burocratica dell'organizzazione si inscriveva nelle istituzioni parlamentari viste come sedi privilegiate del conflitto politico, per Lenin, diversamente, il compito della burocrazia di partito consisteva nell'imporsi come organo autonomo di strategia rivoluzionaria. Stringendo il discorso operaista: I) Burocrazia e Politico sono inscindibili. pena l'impotenza. 2) Il politico va centralizzato (qui, seguendo Lenin, si va oltre Weber nella critica di ogni primitivismo organizzativo). 3) L'organizzazione democratica del partito va respinta, in quanto «o è pendant esatto del romanticismo economico o scientifica difesa degli interessi borghesi del partito (... )la democrazia riflette una posizione difensiva nel partito, corrisponde alla difesa borghese della propria lndividualitiit (Cacciari). Insomma, sbotta Tronti, «la vocazione al potere è nella natura di un partito comunista. Quante chiacchiere liberaldemocratiche su questo punto!». Qui l'insofferenza per i principi e le istituzioni MARIO TRONTI della liberaldemocrazia assume i toni del realismo spietato da Rea/- politik al limite del cinismo. «Rosenzweig indicava - osserva Tronti - una prospettiva di lettura della politica moderna, von Hegel ZII Bismarck. È possibile tirare oltre la linea e continuare il discorso e rimescolare le carte, von Bismarck ZII Lenin». Nell'analisi trontiana la storia del capitale ci ha condotti alle soglie di una democrazia tutta dispiegata, diffusa, o, come si dice oggi, organizzata; cioè al confine estremo dell'orizzonte politico borghese moderno. «La realtà - egli dice - è che quanto più crescono gli spazi nuovi di democrazia, tanto più diminuisce la governabilità del sistema». S'impone per lui una nuova democrazia. E si impone, sostiene Tronti, «a costo di fare del Kommunismus occidentale un'anomalia italiana». Con parafrasi staliniana: «a costo di tentare di nuovo il folle esperimento operaio della democraz~ JJ
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