Il Leviatano - anno II - n. 10 - 18 marzo 1980

OLIMPIADI «... chi crederà di stringere fraternamente la mano di un uomo libero avrà buone probabilità di trovarsi di fronte a un agente del KGB... >> di BERNARD HENRI-LÉVY L , APPELLO I.ANCIATO DAI DISSIDENTI russi in favore del boicottaggio dei giochi olimpici, il numero in continuo aumento di personalità di origini ideologiche le più disparate che vi si sono associati, mira ad impedire che sia percorso di nuovo il cammino che portò altri a Berlino. Il confronto con Berlino non è accettato da molti con il pretesto del «senso della misura». Eppure quante coincidenze perturbanti! Che choc rileggere la stampa dell'epoca! Non parlo del sinistro auspicio che costituisce l'invasione dell'Afghanistan. Non penso nemmeno allo scenario bene organizzato degli arresti affrettati e dei processi che si svolgono qua e là. E ai nostri uomini politici che penso: si direbbe che siano improvvisamente usciti fuori da un cattivo film del '36. Ascoltateli, quando per esempio ci spiegano laboriosamente che andare ai giochi olimpici oggi significa contribuire alla distensione di domani, senza sapere, probabilmente, che le stesse parole scriveva Adolf Hitler in una lettera a Baillet-Latour del 17agosto 1936.Osservate il fiero contegno che assumono quando brandiscono la loro arma suprema: «Sì ai giochi, no a Mosca», senza rendersi conto nel loro fervore che lo stesso argomento, il 9 giugno 1936, ottenne il voto massiccio del parlamento francese in favore dei crediti olimpici. Decisamente a niente serve una buona cura di memoria per ritrovare le tracce di cammini che sempre. automaticamente, ripercorriamo. A niente serve un lavoro di riscoperta per ritrovare qualche grande lezione di intransigenz_ache è come un faro per chi sa riconoscerla. E veramente necessario ricordare che in mezzo all'orribile suono delle catene della barbarie crescente, ci fu un Paese, uno solo, capace di rifiutare il voto in favore delle Olimpiadi? Questo Paese fu la Spagna repubblicana. Conosciamo il prezzo di sangue che avrebbe pagato poco tempo BERNARD HENRI-LÉVY dopo a causa del suo antifascismo della prima ora. Nessuno potrà andare a Mosca senza ritornare, volente o nolente, nei dintorni della Berlino nazista. La decisione finale, almeno formalmente, appartiene agli sportivi, la cui carriera, a quanto si dice. sarebbe infranta d'un sol colpo in caso di boicottaggio. Sia pure! Ma qui ancora che ci insegna la storia? Ebbene. a Barcellona, a partire dal 19luglio 1936,si produsse un avvenimento epico, del quale molto pochi oggi sembrano ricordarsi: delle «Olimpiadi popolari», delle «Contro-olimpiadi», un'autentica «AntiBerlino» in onore della pace e della dignità dell'uomo. Migliaia di sportivi dilettanti accorsero a quella festa e ne fecero la festa dell'antinazismo. Perché ciò che uno Stato isolato seppe fare, l'Europa non potrebbe fare a sua volta oggi? Ciò che è sicuro in ogni caso è che l'argomento che ci presentano sotto forma di ricatto: «nessuna altra soluzione che non sia Mosca». non vale niente. Nello stesso modo, nulla vale l'altro argomento degli avversari del boicottaggio: il timore di cantare le lodi di Washington. Perché mai il non allineamento dovrebbe significare l'abbandono di una causa giusta, solo perché altri hanno deciso di abbracciarla? In realtà, la posizione americana è debole: lascia intendere che Mosca era degna, prima, di accogliere i giochi olimpici: prima di Kabul. È indegna solamente dopo. Condizionare il boicottaggio all'esigenza, per esempio. di un 'amni- /8 MARZO Ì98Q

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