Il Leviatano - anno II - n. 10 - 18 marzo 1980

MOLOTOV Il novantesimo di ;<cuide fer» QUANDO LA TELEVISIONE ha annunciato l'altra sera che Molotov aveva festeggiato il suo novantesimo compleanno nella sua dacia vicino a Mosca, a molti questo nome non avrà detto nulla, ma molti altri avranno probabilmente avuto un piccolo sussulto. Come? È ancora vivo? Ma non era forse morto nel ... ? No: Molotov (pseudonimo di Vjaceslav Michajlovic Skrjabin) non è affatto morto e continua tranquillamente a scrivere le sue memorie (che probabilmente non vedranno mai la luce) e a curare il suo giardino. Egli è la dimostrazione vivente che di burocrazia non si muore mai, e anzi in un certo senso ci si preserva da malattie e affanni, se non si incorre in qualche incidente di percorso capace di troncare una brillante carriera. Bolscevico dal /906, amico di Stalin dal /9/2 e segretario della «Pravda» da quella stessa data, Molotov percorre tutti i gradini della gerarchia bolscevica con la sola ambizione di essere un fedele esecutore degli ordini dei capi. Segretario del comitato centrale, capo del 'Internazionale, membro del 'Ufficio politico,presidente del Consiglio. li suo momento di maggiore popolarità coincide VJACESLAV MOWTOV IL LEVIATANO con la permanenza al Commissariato del popolo per gli Affari esteri (dal /939 al /949), carica che lo rende protagonista di tutte le relazioni internazionali sovietiche, a cominciare dalla firma del trattato Hitler-Stalin del quale fu con Ribbentrop, il principale artefice. Paziente e ubbidiente Molotov non si ribella neppure quando il suo padrone gli manda in campo di concentramento la moglie ebrea. Chi lo ha conosciuto lo descrive come una persona tranquilla e gentile, incapace di cattiverie o di scatti d'ira. Forse per questo ha potuto per oltre dieci anni, durante il periodo delle purghe, siglare assieme a Stalin e a Kaganovié le liste delle migliaia di comunisti inviati allo sterminio. Certi lavori esigono professionalità; distacco e applicazionne. Molotov aveva tutte queste doti in sommo grado, al punto da essere soprannominato «cui de fer» dai suoi compagni di partito. Vero simbolo del continuità e de/- /' immortalità del potere, custode di tutti i segreti e di tutti misfatti, egli sarebbe ancora in ufficio a fare il suo «dovere• se una sorte ingrata non lo avesse alla fine costretto ad andare in pensione. La figuraccia dell'ONU ML NUMERO 7 DEL «LEviatano», a proposito della costituzione della Commissione dell'ONU incaricata di indagare sui presunti crimini dello scià, avevamo scritto: ~non solo gli ostaggi non vengono liberati, ma si fa consistente la possibilità che la loro liberazione sia condizionata non solo all'insediamento della suddetta Commissione, ma addirittura alla conclusione dei suoi lavori. In questo modo la Commissione lavorerà sotto il ricatto continuo dell'esistenza degli ostaggi e la loro liberazione sarà legata al gradimento o meno delle sue risoluzioni finali». i L'AYATOLLAH KHOMEINI Quanto avevamo previsto si è puntualmente verificato. La dichiarazione di Khomeini del IO marzo chiede esattamente alla Commissione di trasformarsi in tribunale degli ostaggi, sospettati di essere spie, e condiziona la eventuale visita agli altri ostaggi a una sentenza di condanna dei crimini dello scià e della politica degli Stati Uniti. Viene così smentito il facile ottimismo di quanti avevano visto nella Commissione la chiave risolutiva della crisi iraniana, e viene anche smentita la faciloneria di chi era disposto ad accettare che l'ONU avallasse così una gravissima violazione del diritto internazionale. La liberazione degli ostaggi è certo essenziale ed è altrettanto essenziale che l'Iran ristabilisca rapporti normali con l'Occidente, ma non si può pensare che il vertice iraniano possa scaricare in eterno le sue contraddizioni sugli altri. Perché si arrivi alla liberazione degli ostaggi e alla normalizzazione dei rapporti diplomatici è indispensabile che si risolva anzitutto il dualismo di poteri e di politiche attualmente esistente in Iran. Forse· sarà necessario per questo arrivare alle elezioni legislative del 14 marzo, ma prima o poi una resa dei conti all'interno del potere iraniano sarà indispensabile. a.g.r. 13

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