RHODESIA Dal fucile alla scheda LA VECCHIA INGHILTERRA ha scommesso ancora una volta sulla forza degli accordi diplomatici e della democrazia e ancora una volta, almeno per il momento, ha vinto. Questa sembra la prima considerazione che si possa fare sulle elezioni svoltesi di recente in Rhodesia che hanno visto una vittoria schiacciante del leader nazionalista di sinistra Robert Mugabe. A queste elezioni si è arrivati dopo un periodo travagliato di quindici anni, da quando cioè Ian Smith proclamò unilateralmente l'indipendenza della colonia inglese. Da allora un intreccio di avvenimenti ha visto prima fallire le trattative tra Londra e Salisbury per ricomporre la rottura; poi la Rhodesia, colpita da sanzioni economiche internazionali, proclamare con un referendum dei bianchi la Repubblica rhodesiana; infine una serie di tentativi falliti della diplomazia americana, prima con Kissinger e poi con Vance, per pilotare il Paese verso una soluzione moderata e accettabile. La svolta negli avvenimenti matura tra il 1975e il 1976; prima con l'appoggio dello Zambia, della Tanzania e del Mozambico al movimento nazionalista nero rhodesiano; poi con la rottura all'interno dello stesso movimento nazionalista tra il moderato Muzorewa e i leader della resistenza Nkomo e Mugabe. Da allora l'accordo tra i bianchi e Muzorewa sfocia prima in elezioni truccate e poi in un governo presieduto dallo stesso vescovo nero; nello stesso tempo si intensifica l'azione della guerriglia promossa dal Fronte patriottico di Nkomo e Mugabe. Riuniti a Londra, in varie riprese, rappresentanti neri e bianchi, sotto la guida della Qiplomazia inglese. arrivano alla fine a siglare gli accordi del 17 dicembre scorso alla Lancaster 12 House. Secondo tali accordi i guerriglieri delle due tendenze del Fronte. lo ZAPU di Nkomo e lo ZANU di Mugabe, si sarebbero riuniti in campi di raccolta all'interno del Paese, sotto la sorveglianza di rappresentanti del Commonwealth, i quali avrebbero anche avuto la responsabilità di preparare le elezioni generali e di garantirne la legalità. Tutto questo, nonostante le previsioni pessimistiche che in ogni momento venivano avanzate dagli osservatori esterni, si è puntualmente verificato e al posto della vecchia Rhodesia esiste oggi il nuovo Stato dello Zimbabwe guidato dal- ! 'ex capo guerrigliero Mugabe. Detto questo, occorre fare qualche osservazione: per la prima volta una guerriglia in atto si interrompe sulla base di un accordo diplomatico per cedere il posto a delle elezioni che, nonostante episodi di violenza e contestazioni, sono state tuttavia elezioni sufficientemente libere, come la maggior parte degli osservatori internazionali ha sottolineato. Tutto questo poi, per maggior stupore degli scettici. non è avvenuto dopo anni di decompressione della tensione, ma dopo soltanto due mesi dalla fine delle ostilità. ROBERT MUGIJJE Ha vinto Mugabe, marxista cattolico, fino a ieri estremista e bestia nera dei bianchi rhodesiani, ma anche di Londra. Con una percentuale altissima di votanti (94%) egli ha ottenuto 57 seggi JOSHUA NKOMO contro 20 di Nkomo, 20 dei bianchi e 3 di Muzorewa. Questo toglie ogni possibile dubbio sulla eventualità di interferenze o di brogli elettorali da parte sia dell'Inghilterra che dei bianchi rhodesiani; smentisce anche clamorosamente le previsioni di Radio Mosca che, alla vigilia del voto. pronosticava l'impossibilità per il Fronte di andare al potere con le elezioni .. La vittoria di Mugabe ha gettato nello sconforto i bianchi rhodesiani, i conservatori inglesi e ha preoccupato notevolmente anche il vicino Sudafrica, ultimo sopravvissuto del passato coloniale. Molti hanno ricordato le prome~~e rivol111.ionarieed estremiste fatte da Mugabe ai suoi sostenitori in questi anni di lotta e hanno previsto che egli non potrà non soddisfarle almeno in parte. Tuttavia il comportamento di Mugabe all'indomani della vittoria si è dimostrato improntato alla massima moderazione. Le sue proposte: governo di coalizione con Nkomo e i bianchi. integrazione dell'esercito guerrigliero in quello regolare sotto il controllo del generale bianco Walls, invito a Lord Soames a prolungare la sua permanenza nello Zimbabwe per sovrintendere alle fasi più delicate del processo di integrazione tra le due comunità. rifiuto di una politica di espropri e nazionalizzazioni: tutto questo indica una scelta di moderazione che nessuno avrebbe sospettato e che la vastità del consenso ha certo favorito. Aldo G. Ricci /8 MARZO /98(}
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