18 marzo 1980 500 lire ILLEVIATANO Direttore responsabile: GIULIO SAVf.l LI ._~ .. ,, .----=== lii Sii =•~--ùldi ìfefléDI IJQI
LETTERE I Non è più una bestemmia Caro Savelli, chi le scrive ha vissuto gli anni settanta dal 'altra pane della barricata (si fa per dire). Dopo un decennio di miliva nel PSI, cui avevo aderito con l'intento preciso di liberare quel partito da ogni residua suggestione massimalistica e filo-sovietica e di affrancarlo defi11itivamente dal/' abbraccio mortale del PCI, con l'illusione cioè di fame un partito occidentale, prota11onista di una democrava competitiva in grado di rappresentare un'alternativa di buon governo allo strapotere democristiano, mi sono trovato a treni' anni ad init.iare la mia vira di docente universitario proprio nel/'annofatale /968. In non pochi ci rendemmo immediatamente conto della portata e del significato di q11at110stava accadendo sotto i nostri occlri e la diagnosi fu altreuanto chiara quanto spietata e senza speranza. Non ci volle molto a capire che la culwra del sessantotto non era vera cultura ma /'epifenomeno di ,ma arretrateUJJ imellettuale ed accademica che Ira il suo equivalente nei pitì disastrati paesi del Terza Mondo. Ma veniamo all'oggi, agli anni ottanta. Alla luce di quanto sta accadendo nel mondo le nostre miserie itoliclte assumono colori altrettanto sinistri: quanto è avvenuto dal sessa11totto in poi non è altro che la versione nostrana del tentativo di egemo11ia planetaria e/re /'imperialismo dei Soviet, dopo l'avventurosa parentesi krusceviana, persegue con tenacia inesorabile e con gli .strumenti ereditati dal Comintern e da Stalin. L'URSS Ira invaso l'Afglranistan per prevenire la minaccia di una ,wova egemonia, quella islamica. L'URSS ha ill/ranto la solidarietà comunis,a con i cinesi e ne ha militarmente accerchiato il pae· se per prevenire la minaccia di una altra egemonia. E la stessa dottrillll staliniana dell'accerchiamento, ri• presa· ili forma riveduta e corretta anche dai comunisti nostrani in questi giorni, demonizzando nemici che non esistono neppure allo stato potenziale, no11 serve forse a giustificare le mire egemonie/re della patria del socialismo? Orbene, nella luce sinistra di un imperialismo le cui dimensioni si va11no progressivamente e sistemati• camente allargando, anclre le vicende italiche del decennio trascorso assumo110un ruolo ben preciso e le recenti richieste del PCI di dissociare militarme/Ile e politicamente l'Europa dagli USA altro 11011sono e/re il preludio della sua fin/a11diUJJ1.ÌOne. Caro Savelli. cadute le utopie del sessantotto. esauritasi in una pura 2 espressione verbale l'illusione del- /' eurocomunismo, non ci resta che la difesa di quei valori essenvali in cui l'Occidente si è già riconosciuto nella lotta monale contro la barbarie notista. Infondo l'equavone comunismonazismo che suscitava in noi tanta repulsione e rivolta ai tempi della giovineUJJ e che oggi ci viene riproposta dai dissidenti sovietici, non era affatto una bestemmia. Carlo Angelino, Genova Rivalutare i principi Egregio direttore, la sollecitazione che Aldo Garosci ha fatto nel suo articolo «Non basta Bad Godesberg• (Leviatano n. 7) dovrebbe essere raccolta e meditata a dovere non solo nel/' ambito delle due nostrane parocchie socialiste, ma in tutto il sei/ore progressista, diviso, sì, in molteplici partiti, unito per altro, più di quanto non si pensi, dal comune stato di crisi perenne. In Italia questo settore progressista è da oltre meuo secolo che le busca: il fascismo l'aveva sopraffatto con la violenza. i moderati, oggi, lo sopravanzano co11 il voto e lo bloccano fino alla paralisi. l'aver trascurato un' opport1111ariflessione critica sui difetti e sulle carenu dei partiti progressisti e sui loro errori nel pre•fascismo, ci ha dato un post-fascismo afflitto ancora, esse11zialmente, dai vecchi mali. L'impegno di svolgere ,ma disami110critica. però. dovrebbe essere siste·. malico e non limitarsi a sporadici e occasionali interventi come se la sua riuscita dipendesse dall'aueccare alcune mosse giuste. Insomma, secon· do me, non si tratta più di dare contributi e suggerimenti per far an· dare meglio l'attività di questo o di quel partito. Fatti esperti dalla monotona esperienza d'ogni giorno, biso-- gna dare I' assofllta priorità al/' esigenza di rivalutare principi e conce· z,ioni indispensabili alla democrazia, I partiti progressisti sono ormai prigionieri di un sistema al quale non ci si può opporre standoci dentro perché essi stessi si son fatti parte integrante di un equilibrio di reciprochf_Earalisi. E da jìwri, è dal 'opposizione e/re si può trovare la libertà e la coerenza per predisporre nei confronti de/fopprimente immobilità gli avvicenda· menti indispensabili alla vita democratica. Vindice Cavaliera. Roma Un no al bipartismo Caro Savelli, per la prima volta ( e seguo • Il Leviatano» sin dal suo mmrero I) mi trovo in netto disaccordo con un arti• colo che compare sulla tua rivista. Si tratta di «Nessuna cambiale in bianco•, a firma «p.b.• pubblicato sul numero 7. In esso l'articolista sembra voler fare cadere la colpa esclusiva dell'ingovernabilità attuale del Paese nella adovone del sistema elettorale proporvonale che, nella situazione attuale, $Orebbe ormai unfeticciò privo di qualsiasi «ratio». Mi permetto invece d'obbiettare che, e può sembrare lapalissiano, se l'ingovernabilità dipende da una divi- $ione dei seggi parlamentari tale da non permettere la costituvone di maggioranze di coalivone stabili, ciò può evidentemente avr.,enirenon solo col sistema proporoonale, ma anche con quello maggioritario, come dimostra. ad esempio. la recente esperien· za dei traballanti governi laburisti- /ibera/i che hanno preceduto le ultime elevoni in Gran Bretagna e e/re sono rimasti appesi per mesi all'esile filo di un solo voto di maggioranza. La verità è invece in quanto lo stesso articolista poco prima accen• na: l'atteggiamento scorreuissimo di quei poniti e/re clriedono voti senza pronunciarsi chiaramente sulle coali• zioni di Roverno che essi favoriranno o osteggeranno o che inuocano con• sensi affermando, per poi smentirsi vergognosamente quale/re mese dopo, e/re si renderanno garanti della governabilità del Paese. Qua11do tutti i partiti, si abitueran· 110 a clriedere voti sulla clriareUJJ della loro proposta politicà e non sulle meue frasi o sulle ipotesi bizantine, allora sarà dimostrato a wtti che con la governabilità del Paese, l'adozione del sistema proporzionale non c'entra niente. U1111/timoappunto. I sistemi maggioritari si sono rive· lati certamente pi,ì giustificati in quei paesi dove il fenomeno del bipartitismo ha contrapposto un partito mo• dera/o ad uno democratico progressi• sta. Immaginiamoci la bella prospettiva delle forze de/f area laica e socialista (alla quale anche • Il Leviatano• si rie/riama): dover confluire, quelle liberali e risorgimentali in wr fronte moderato egemoniw,ro dal «polipo» integralista democristiano: quelle socialiste e socialdemocratiche in un frollle progressista egemonizi.ato da un PCI che di certo non si richiama ai valori della civiltà occidentale. E questo non possiamo proprio volerlo. Giuseppe La Scala, Milano U nuovo indirizzo del Leviatano è in via Cicerone 44 00193 Roma telefono 38.41.55 18 MARZO /98(}
EDITORIALE Socialisti e governo M. INSOMMA, QUAND'È CHE LA CLASSE politica comprenderà di doversi, essa, adeguare alle esigenze del Paese e non pretendere che la gente ne segua le incomprensibili evoluzioni, i giochi sottili, le astruse manovre? Le cose, dal punto di vista del cittadino, sono semplici. L'economia del mondo occidentale attraversa una grave crisi: all'interno di questa, la crisi dell'economia italiana si distingue per il più alto tasso di inflazione, il più alto grado di conflittualità in fabbrica, il più elevato livello, in assoluto e in percentuale, del deficit della spesa pubblica, la più evidente inefficienza dell'apparato pubblico, i più acuti contrasti regionali e sociali. Tutto il mondo occidentale è stato attraversato da molti ribellistici ed esplosioni di violenza: ma il terrorismo è una piaga più difficile da sradicare in Italia che altrove, il rifiuto del «sistema» coinvolge da noi più larghe masse, la naturale dialettica sindacale rischia sempre, più che altrove, di debordare nella «contestazione globale». Quali possano essere i rimedi a questo stato di cose non è altrettanto facile a dirsi, a meno che non si voglia procedere a colpi d'accetta, con semplificazioni eccessive, magari senza tener conto dell'esigenza di avanzare con il consenso della maggioranza della popolazione. Per nostro conto riteniamo obiettivi prioritari la lotta all'inflazione e l'ordine pubblico. La causa principale dell'inflazione è il deficit pubblico che non può essere ridotto aumentando il ·carico fiscale, già a livelli stratosferici, soprattutto se confrontato con quanto lo Stato offre in cambio delle ingenti risorse che fagocita, sia perché un suo ulteriore aumento comprometterebbe definitivamene la attività economica, sia perché le famiglie non potrebbero sostenere ulteriori decurtazioni nei consumi. L'unica via appare quella della .compressione delle spese, rinunciando o ridimef!sionando ulteriori progetti faraonici, che attribuiscono allo Stato nuovi compiti sociali. Per quanto riguarda l'ordine pubblico, l'importante, dal punto di vista politico, è, per un verso, la piena consapevolezza della gravità della minaccia che incombe sulle istituzioni, la fine della complicità ideologica, dell'innocentismo mascherato da garantismo, del fiancheggiamento degli «autonomi• nelle scuole e nei luoghi di lavoro; per altro verso l'efficienza dello Stato democratico, l'aumento della sua credibilità e della sua saldezza, il dare agli estremisti la sensazione precisa che la loro strada è senza sbocchi e porta alla loro .sicura rovina. Il resto è tecnica: è miglioramento dei servizi di polizia e di informazione, per i quali il generale Dalla Chiesa è mille volte più adatto di noi a suggerire la via, è adeguamento delle leggi, nel rispetto delle garanzie costituzionali fondamentali, alle esigenze della lotta a un terrorismo più agguerrito. IL LEVIATANO Ma sulle tecniche per combattere il terrorismo si può discutere, una volta che ne venga accettata, fino in fondo, l'assoluta priorità. Come si può discutere sulle tecniche di intervento per risollevare le sorti della nostra economia, vagliando, precisando i tempi e i modi della necessaria «destatalizzazione•, utilizzando diversi strumenti per dare ossigeno (e non sovvenzioni) a un'impresa che fatica sempre più a tenere il passo della concorrenza internazionale, impostando una strategia che renda più efficiente il servizio pubblico e meno oppressivo il vincolo alla libera iniziativa. Si possono studiare tempi e modi per ridare credito alle imprese attive e per sottrarne alle spese parassitarie, per rimettere in moto l'industria edilizia placando la fame di case che l'improvvida legge sull'equo canone ha prodotto, per ricreare nuovi posti di lavoro, per ridare ordine alla scuola e _all'università. Di tutto si può discutere e, nella consapevolezza che non esistono ricette miracolistiche, ogni provvedimento governativo, ogni decreto, ogni legge può essere raffinato, precisato, migliorato sulla base di una più puntuale conoscenza della realtà del Paese e soprattutto in seguito all'esperienza. Ciò, però, su cui non c'è da discutere è che qualsiasi programma, qualsiasi stra.tegia, qualsiasi linea politica ha bisogno di un governo, stabile ed efficiente grazie a una solida maggioranza parlamentare, per essere portata avanti. Al Paese, forse, occorrono anche nuove idee, spregiudicati capovolgimenti di consolidati conformismi, coraggio nel prendere atto delle impasse in cui ci si è cacciati. E occorre anche una classe dirigente rinnovata, moralmente e politicamente presentabile, sensibile al malcontento della società civile verso il Palazzo, capace di scrollare dalle istituzioni le incrostazioni e anche il marciume che vi si annida. E occorre poi, forse, un progetto di più ampio respiro, di riforma costituzionale, di nuovi valori di convivenza, di nuove mete di giustizia e di libertà per l'Italia e per l'Europa. Tutto questo occorre. Ma soprattutto, e subito, occorre un governo. È ora di finirla con i governi di tregua, le attese dei congressi, dei consigli nazionali, dei comitati centrali, delle elezioni amministrative, delle evoluzioni dei rapporti di forza interni, degli spostamenti di corrente di un doroteo o di un giolittiano, di ritmi e scadenze imposti da capifazione e manutengoli. Il Paese vuole un governo che governi, con prestigio e autorità, con poche idee, magari rettificabili, ma intanto chiare. La mediazione politica è necessaria, lo diciamo anche noi. Ma non può essere fine a se stessa, non può esaurirsi nel tessere una fragile trama senza costrutto. Che si possa formare oggi un governo autorevole dipende in larga parte dall'orientamento che prenderà il Partito socialista: ebbene il Paese non può più accettare che le indecisioni di questo partito contribuiscano ad accrescere le disfunzioni, il marasma, lo sfascio. Non può più accettare di rimanere senza guida in attesa che si sciolga il dilemma tra Craxi e Lombardi, tra riformismo e massimalismo, tra atlantismo e filocomunismo, un dilemma che i socialisti, storicamente non sono stati capaci di sciogliere. Ora non è tempo di rinvii. Scelga dunque il PSI, e presto. Altrimenti si vada ancora, e purtroppo, alle elezioni politiche anticipate. J
OLIMPIADI «... chi crederà di stringere fraternamente la mano di un uomo libero avrà buone probabilità di trovarsi di fronte a un agente del KGB... >> di BERNARD HENRI-LÉVY L , APPELLO I.ANCIATO DAI DISSIDENTI russi in favore del boicottaggio dei giochi olimpici, il numero in continuo aumento di personalità di origini ideologiche le più disparate che vi si sono associati, mira ad impedire che sia percorso di nuovo il cammino che portò altri a Berlino. Il confronto con Berlino non è accettato da molti con il pretesto del «senso della misura». Eppure quante coincidenze perturbanti! Che choc rileggere la stampa dell'epoca! Non parlo del sinistro auspicio che costituisce l'invasione dell'Afghanistan. Non penso nemmeno allo scenario bene organizzato degli arresti affrettati e dei processi che si svolgono qua e là. E ai nostri uomini politici che penso: si direbbe che siano improvvisamente usciti fuori da un cattivo film del '36. Ascoltateli, quando per esempio ci spiegano laboriosamente che andare ai giochi olimpici oggi significa contribuire alla distensione di domani, senza sapere, probabilmente, che le stesse parole scriveva Adolf Hitler in una lettera a Baillet-Latour del 17agosto 1936.Osservate il fiero contegno che assumono quando brandiscono la loro arma suprema: «Sì ai giochi, no a Mosca», senza rendersi conto nel loro fervore che lo stesso argomento, il 9 giugno 1936, ottenne il voto massiccio del parlamento francese in favore dei crediti olimpici. Decisamente a niente serve una buona cura di memoria per ritrovare le tracce di cammini che sempre. automaticamente, ripercorriamo. A niente serve un lavoro di riscoperta per ritrovare qualche grande lezione di intransigenz_ache è come un faro per chi sa riconoscerla. E veramente necessario ricordare che in mezzo all'orribile suono delle catene della barbarie crescente, ci fu un Paese, uno solo, capace di rifiutare il voto in favore delle Olimpiadi? Questo Paese fu la Spagna repubblicana. Conosciamo il prezzo di sangue che avrebbe pagato poco tempo BERNARD HENRI-LÉVY dopo a causa del suo antifascismo della prima ora. Nessuno potrà andare a Mosca senza ritornare, volente o nolente, nei dintorni della Berlino nazista. La decisione finale, almeno formalmente, appartiene agli sportivi, la cui carriera, a quanto si dice. sarebbe infranta d'un sol colpo in caso di boicottaggio. Sia pure! Ma qui ancora che ci insegna la storia? Ebbene. a Barcellona, a partire dal 19luglio 1936,si produsse un avvenimento epico, del quale molto pochi oggi sembrano ricordarsi: delle «Olimpiadi popolari», delle «Contro-olimpiadi», un'autentica «AntiBerlino» in onore della pace e della dignità dell'uomo. Migliaia di sportivi dilettanti accorsero a quella festa e ne fecero la festa dell'antinazismo. Perché ciò che uno Stato isolato seppe fare, l'Europa non potrebbe fare a sua volta oggi? Ciò che è sicuro in ogni caso è che l'argomento che ci presentano sotto forma di ricatto: «nessuna altra soluzione che non sia Mosca». non vale niente. Nello stesso modo, nulla vale l'altro argomento degli avversari del boicottaggio: il timore di cantare le lodi di Washington. Perché mai il non allineamento dovrebbe significare l'abbandono di una causa giusta, solo perché altri hanno deciso di abbracciarla? In realtà, la posizione americana è debole: lascia intendere che Mosca era degna, prima, di accogliere i giochi olimpici: prima di Kabul. È indegna solamente dopo. Condizionare il boicottaggio all'esigenza, per esempio. di un 'amni- /8 MARZO Ì98Q
stia generale potrebbe avere, invece, di colpo, una singolare dignità: dire chiaramente e ad alta voce che Mosca sarà indegna di accogliere le Olimpiadi finché migliaia di prigionieri politici marciranno in fondo alle galere sovietiche. Non allineamento, sia pure: ma allineamento, allora, sulla linea dei diritti dell'uomo. Né in questo campo né nell'altro, sia pure: ma resta un campo di concentramento che non è ancora In realtà vi sarebbe stato un solo argomento serio che avrebbe potuto deciderci ad andare a Mosca: l'imperativo di non abbandonare alla loro sorte le migliaia di dissidenti che ci chiedono aiuto. Ma anche questo argomento ha perduto ogni valore. E non, come si afferma a volte un po' troppo affrettatamente, a causa dell'arresto di Sacharov, ma forse, più esattamente, per il messaggio che Sacharov ci ha appena indirizzato dalla sua residenza forzata di Gorkij. Che ci dice questo messaggio? Che ogni individuo che andrà a Mosca il 19luglio beneficerà di una libertà di parlare e di circolare che sarà rifiutata nello stesso momento al cittadino sovietico imbavagliato. Che ogni atleta, ogni spettatore, ogni giornalista che andranno ad ammirare gli dei dello stadio prenderanno il posto di un uomo, di una donna, di un adolescente russo deportato preventivamente. Che ogni volta che crederanno di stringere fraternamente la mano di un uomo libero avranno buone probabilità di trovarsi di fronte a un agente del KGB. In una capitale svuotata della sua popolazione non avremo in realtà che la scelta della forma del nostro collaborazionismo. Ma Sacharov, ancora. dice a coloro che vogliono comunque compiere un viaggio a Mosca, che la via può essere più lunga, ma non necessariamente impossibile. Che se si deve rinunciare ad utilizzare i canali ufficiali, altre BERLINO 1936 vie devono essere aperte. ostinatamente, metodicamente. Che andare a Mosca, in altre parole, può diventare l'avventura individuale di ogni coscienza che voglia confrontarsi con se stessa e che voglia specchiarsi nel viso di un russo imprigionato. Che il boicottaggio degli apparati totalizzanti non deve coinvolgere quello dei soggetti totalizzati. Gli artisti, gli scrittori, gli scienziati devono boicottare gli incontri di Stato, ma devono, invece, moltiplicare le relazioni bil~terali con i loro omologhi imprigionati. E in questa direzione, mi sembra, che debbono lavorare oggi tutti quelli per i quali la morale non si riduce a dei vuoti e vecchi comandamenti. Ed è in questa direzione che oggi pitiche mai dovranno agire coloro per i quali i diritti dell'uomo non sono leggi vane, ma vivi, concreti marchi impressi nell'anima e nel corpo. HITLER ALI.A CERIMONIA INAUGURALE DELLE OLIMPIADI IL LEVIATANO 5
■a.a-.r .. -..■ - ■a.a-.r .. -..■ ... ■ ....... - ... ■ ....... EMIGRANTI La sindrome Sindona QuANoo_u_GoLAMALFA blocco per mesr I aumento di capitale della Finambro,dette prova di notevole coraggio. Nel clima di vuota euforia e di ottimistiche valutazioni. che gli ambienti ufficiali di sforzavano di creare negli ultimi anni del centro-sinistra. Michele Sindona sembrava l'uomo del momento e appariva riscuotere anche nei circoli finanziari più tradizionalisti ed esclusivi ammirazione e consensi. Erano momenti nei quali la mala pianta dell'intrico di rapporti tra politica. industria e finanza aveva in Italia mostrato un rinnovato vigore e mentre banchieri compiacenti e industriali d'assalto andavano costruendo con i soldi del Mezzogiorno imperi di cartapesta. Sindona si lanciava in operazioni finanziarie ingegnose e spregiudicate per le quali aveva l'appoggio e la copertura di amici potenti. La linea rigorosa della Banca d'Italia nei confronti di Sindona. sulla quale non si stanca di insistere Carli. non dovette essere né efficace né tempestiva se i responsabili della nostra politica monetaria cercarono di prendere le distanze solo quando il crack della Banca Privata Finanziaria e della collegata Franklin Bank apparve inevitabile. Ma in questo modo non riuscirono ad evitare che nel crollo venissero coinvolti altri grandi istituti di credito e che nonostante l'ingente ammontare di mezzi finanziari bruciati per tamponare le falle. l'immagine del nostro sistema bancario ne uscisse malconcia. Alle melense interpretazioni ufficiali del come fatti simili abbiano potuto accadere si contrappone in modo provocatorio un libretto pubblicato con lo pseudonimo «Lombard» e che non appena è comparso ha destato notevole impressione. Il libro. mentre si sforza di dare una spiegazione dei trucchi e degli artifici 6 MICHELE SJNDONA impiegati con infernale abilità da Sindona. getta uno spiraglio di luce sui rapporti tra politica e finanza in Italia che sono in questi giorni al centro del turbine di scandali che ha investito il Paese. In particolare appare chiaro che attraverso il meccanismo dei depositi fiduciari presso banche straniere si sono operati da parte delle banche sindoniane colossali trasferimenti di valuta all'estero per conto di imprenditori e politici. come era rrovato dalla fa. mo,a «lista d.:i 500» comparsa e poi scomparsa dalla circolazione. Inoltre la speculazione sui cambi. favorita dalla conoscenza di decisioni importanti di politica economica. appare essere divenuta fonte di finanziamento per i partiti e in particolare per la Democrazia cristiana. Viene riportato nel libro parte del verbale di dibattimento presso nia sezione penale del Tribunale di Roma. dal quale risulta che Sindona ~prestò» nel 1974 d11t' miliardi alla Democrazia cristiana. Certamente i partiti hanno bisogno di fondi per sopravvivere: ma la decisione del parlamento sul finanziamento pubblico è risultata tardiva e parziale mentre tutto il sistema era già inquinato dalla presenza di faccendieri e corruttori. il cui unico merito era quello di procurare denaro a partiti e fazioni avendone in cambio il potere negli enti pubblici. nelle amministrazioni e negli istituti di credito. Siffatti criteri di selezione di una classe dirigente non potevano non produrre i risultati ai quali assistiamo. Ciò che lascia sconcertati in presen7a dei f,!r:lndi scandali fi. nanziari è il lassismo con il quale la Banca d'Italia ha creduto di fronteggiare la situazione. Cosi mentre la vigilanza si accaniva nei confronti di piccole banche e casse di risparmio e altrove riservava la sua severità a questioni di puro dettaglio. non riusciva a esercitare la sua funzione di controllo su colossali operazioni che dovevano provocare il dissesto e comunque gravissime difficoltà per molti istituti di credito. Per quanto concerne il caso Sindona il libro imputa alla Banca d'Italia: a) di non aver adottato gli opponuni provvedimenti sin dal 1973: b) di aver taciuto delle ispezioni dell'estate 1973 a magistrati e parlamento: c) di aver consentito la farsa oscena e illegale del commercio a mezzo banche delle azioni fantasma della Finambro: d) di aver mandato a letto senza cena gli ispettori discoli. che già dal luglio 1974 chiedevano r immediata liquidazione delle due banche di Sindona. /8 MARZO 1980
■.a._.r .. .a■ _ ■.a._.r .. .,.■ ... ■ --~ ... - ... ■ --~ ... - Alcuni suppongono che il Lombard autore di Snidi truccati altri non sia che Michele Sindona. Sarebbe in questo caso la vendetta di chi si ritiene discriminato. in quanto come si afferma acutamente nel libro: la legge bancaria non si applica ai banchieri che a man salva ne violano le norme. ma solo ai «bancarottieri». come vengono definiti coloro che sono ormai fuori del sistema. Ma se è così ci possiamo consolare con le parole del vecchio di Treviri: «quando i banditi si accapigliano tra loro c'è sempre qualcosa da guadagnare•. Sandro Petriccione TERRORISMO Nemici per la pelle L ,ASSASSINIO DEL G/0vane Valerio Verbano, avvenuto qualche settimana fa a Roma. ha riproposto all'attenzione dell'opinione pubblica il terrorismo •nero•. di solito meno attivo di quello «rosso»: anche se non è ancora accertata la sua matrice, v'è il fondato sospetto che gli artefici ne siano appunto gli assassini dei NAR. Indipendentemente tuttavia dalla specifica attribuzione, è fuori dubbio che tattiche militari e str/1tegie politiche sembrano ormai comuni alruna e all'altra sponda del terrorismo. Ma si tratta solo di coincidenza tecnica. o v'è una somiglianza più profonda, un modo d"essere. di giudicare lo Stato democratico. comune ai «brigatisti» rossi e neri? Parlando di questo tema con un militante di estrema sinistra e con un militante di estrema destra là risposta a questo interrogativo non sembra univoca. Il «rosso• considera i «neri» come nemici implacabili del «proletariato•. del quale egli si considera alfiere; il «nero .. sembra invece auspicare un'«alleanza» e. in ogni caso, sembra credere che. alla fine. l'azione separata contro il comune nemico. lo Stato democratico. doIL LEVIATANO vrà alla fine vedere una confluenza tra gli •opposti estremismi». Quello che è certo è però che entrambi vedono nella democrazia (borghese) il vero nemico, e se il «rosso" non è disposto ad alleanze con il «nero», lo considera tuttavia un nemico marginale. qualcuno di cui debba occuparsi il «movimento di massa». cio_ènon le avanguardie. E forse poco per parlare di confluenza: certo è sufficiente per parlare di «lotta comune». seppure inconsapevole. da parte dei terroristi di ogni colore. Il nemico è lo Stato M.R. è ancora molto giovane, meno di vent'anni, efrequenta da poco l'università. Con la politica (ali' estrema sinistra) ha iniziato al liceo, militante del movimento. Ma di questi tempi, in politica soprattlllto, i margini sono stretti e i confini labili. Di giorno una manifestazione in piazza, l'intervento in quartiere, di notte ... Che dilTerenza c'è Ira Il terrorismo dllTuso •di sinistra• e I NAR? Non credi che quesl'ulllml, come dire, copino le BR? Si. è vero che i NAR hanno l'idea di ricalcare le Br a destra, far vedere che a destra esiste un terrorismo diffuso. ma le differenze politiche sono tante e grandissime. In che senso? Per esempio i fascisti dei NAR non hanno una linea strategica come le Br. che dal gambizzare sono passate ormai apertamente ad alzare il tiro; si pongono più come braccio armato che vendica il militante di destra o colpisce obbiettivi che magari hanno il torto di non essere di destra. Gli attacchi contro il PCI si collocano nel senso di impedire l'accordo al livello di governo. sono contro il potere: immagina ad esempio Giaquinto che va a morire per un assalto ad una sezione democristiana; possiamo dire che. piaccia o no. di fronte all'impossibilità politica della destra di gestire una fase. si tenta di dimostrare che c'è spazio politico per una opposizione «giustizialista•. nel senso che il progetto politico non c'è, oppure è analogo ad altre formazioni politiche. come la vecchia Avanguardia nazionale o Ordine nuovo. Insomma, sono cambiale le sigle ma non la sostanza. E le persone? Le facce sono sempre quelle, quelle del Fronte della gioventù, quelle di Terza posizione; certo non ci sono più i fasci storici di dieci anni fa. quelli della strategia della tensione. si sono rinnovati: ma non è un caso che i vari Alibrandi. Macchi. quelli presi l'altro mese con le armi nella sezione di via Alessandria a Roma. avevano tutti la tessera del MSI in tasca. Da qualche tempo in qua il terrorismo del NAR non colpisce solo a sinistra, ma anche le istituzioni, la magislralura, gli enti locali. Perché? I fascisti hanno fatto propria la polemica contro lo Stato, hanno visto che in termini politici la lotta armata ha dato i suoi risultati. Quali risultati"! I risultati che molti oggi sono 7
....... r ..... ■ - ■ ...... r ..... ■ ... ■ ....... - ... ■ ....... - per il partito armato, e ai fasci serve come è sempre servita una base militante dura. Insomma il terrorismo di destra ha imparato da quello di sinistra ... ? No. non è una storia di piatta emulazione di questo di quello; è che hanno imparato la lezione. se vuoi, ma l'esperienza e la tradizione del fascismo internazionale stanno sempre lì. Forse una sola cosa usano del terrorismo di sinistra: cavalcano la tigre del morto al giorno che non fa più notizia. I NAR hanno ammazzato Valerio Verbano credendo che il movimento fosse in pezzi. credendo che in nessun caso ci fosse una risposta. ma in questo caso hanno sbagliato i conti. Su di un muro qui a Roma, c'è scritto: via I' «autonomia di destra•. Che significa? Credo che voglia essere un progetto anti-istituzionale. anti-statuale, ma i contatti. i legami con la destra di sempre, che magari ha smesso d'indossare la camicia nera e porta il doppiopetto sono evidenti. quelli soliti. Questo a differenza del partito armato, che ai berlingueriani e dintorni non regala niente. li vuoto politico che il MSI ha lasciato è riempito anche dalle pistole e dagli omicidi dei NAR. I NAR, chi sono? Ci fu un campeggio clandestino vicino Sperlonga. Era il 1977. No, non ci fu l'uso di armi, esercitazioni e roba del genere, era un incontro esclusivamente politico. L'area politica erano le nuove leve di «Linea». oggi Terza posizione. la corrente che nel partito fascista fa capo a Pino Rauti. Si trattò di stabilire la tattica per trovare nuovi consensi in termini di aggregazione sociale e venne fuori la teoria degli autonomi di destra, che poi sono le nuove generazioni missine dentro e fuori il partito. Quali reazioni ha suscitato nell'area combattente l'omicidio di Verbano da parte dei NAR? Per il partito combattente. i fa. scisti non esistono, il fascismo esiste per i movimenti di massa. Con questo farà i conti. Come rettpisce l'autonomia orga• nizzata i discorsi invero un po' fumosi 8 di Terza posizione su un'auspicata unità tattica dell'estrema destra con la sinistra? A sinistra non passa, non può passare un "alleanza: in nome di chi. per che cosa? Quando l'analisi di classe dimostra che il fascista è sempre il braccio più o meno armato del capitalismo. come si fa? L'unico rapporto è la guerra ape11a. non esiste niente altro. Le strade convergono G.R. non ha ancora ventitre anni, ora se ne sta 1111po' in disparte, majìno a sei mesi fa era militante a tempo pieno nel 'area di destra, q11elfa che preferisce essere •<111to110111dtt1•lf'orga11izzazio11e 11fficiale del pt1rtito missino. Parliamo dei NAR. I NAR non esistono. esiste una sigla. Ma anche delle per.;one. È una sigla, l'ho detto. Sono tutti camerati e basta. almeno per me era così; ci sono i camerati degni e quelli un po' meno. questo sì, ci possono essere discus-. sioni sulla strategia, qualche diversità di condotta, ma sono tutti camerati .. È vero allora che le bombe dei NAR sono la continuità dei pestaggi di Caradonna? Che c'entra? Non possono essere considerate eguali due cose diverse. ....... r ..... ■ ........ EguaJi nel senso di conseguenti, una volta si pestava, oggi si uccide. Sì. il livello della lotta contro i comunisti è diverso da qualche anno fa, ma hanno cominciato loro. quelli del PCI. gli autonomi. poi anche quelli del terrorismo armato. Che dovevamo fare? Farci tirar,· addosso così come cani'! Ovvio che qualcuno dovesse pur rispondere sul piano militare. Allora i NAR nascono così, come reazione alle lotte antifasciste della estrema sinistra? Se vuoi. ma non solo: nel senso che la politica del MSI non è molto condivisa specie tra i giovani. i nostri giovani che contro il comunismo di qualsiasi tipo faranno sempre un'opposizione totale. frontale, con tutti se stessi. Che differenza c'è tra il terrorismo delle Br, quello di sinistra insomma e il vostro, quello dei NAR? Ma quale terrorismo dei NAR? Terrorista è chi spara nel mucchio, non chi fa politica. Ma la politica anche a destra è fatta spesso con le bombe e altro. O no? La politica a destra prima di tutto, è lotta al sistema, sistema dei partiti corrotti, sistema dell'accordo politico tra la Democrazia cristiana e il PCI, quindi lotta al comunismo con tutti i mezzi, perché noi non vogliamo fare la fine di Praga, o Budapest. o adesso Kabul. Ma questa è anche la linea del MSI. A chiacchere tutto è facile, anche per il MSI. Si tratta poi di /8 MtlRZO 1980
'---- ....... r ...... _....... ~ ..... . ... ■ lliiiiii~ ... - ... ■ lliiiiii~ ... - vedere chi le cose le fa sul serio e chi no, chi paga per le sue idee e chi sta imboscato alla Camera o in qualche ufficio a scaldar poltrone. E noi non siamo certo tra questi. Si sostiene, specie nella sinistra, che non esiste differenza tra iJ fascismo tradizionale e le varie sigle politiche che agiscono alla destra del Movimento sociale. È vera quest'analisi? Chi sostiene questa tesi sono i comunisti, quelli del PCI, che pur di arrivare al potere ne inventano di tutti i colori. La verità è che a loro sta bene che il MSI sia sempre più imbambolato nei sonni dei suoi geronti, che a destra non emerga un'alternativa di sistema al sistema. Cos'è questa •alternativa• che sem• bra essere un vostro cavallo di battaglia in questi tempi? L'alternativa è totale, è tutto, è il modo di vivere stesso che non deve essere sul consumo, sulla merce, ma sui valori, sull'idea dell'uomo nuovo, quello che da solo riesce a risolvere se stesso, riesce a risolvere i problemi della sua vita e quelli degli altri. E come? Ci riesce perché è superiore, è una individualità diversa dalla massa, tutti siamo diversi tra noi stessi, c'è il più bravo e quello che non capisce niente. Allora perché devono comandare quelli che non sono capaci? «Terza posizione•, che si rifà a Rautl e sembra trovare consensi nell'area giovanile di destra, parla spesso di «autonomia di destra». Che significa? Significa che la lotta al sistema è unica e totale, che va portata avanti con tutti coloro che sono d'accordo con noi. Pensale di arrivare ad alltame politiche con l'estrema sinistra? A sentire loro, questa proposta da ridere. C'è poco da ghignare. Siamo ancora ad una fase iniziale, l'alternativa al sistema non è ancora sviluppata in tutto. Ne riparleremo quando nelle scuole, in piazza, la nostra parola d'ordine sarà gridata da migliaia di persone. Allora vorrei vedere i «rivoluzionari», «rossi», quello che faranno. Dovranno semplicemente accodarsi al movimento alternativo. IL LEVIATANO PAVOUNI Una lingua biforcuta «L POPOLO», ORGANO della DC, ha scoperto il 5 marzo 1980, che cosa è il concetto del- /' informazione libera e democratica, secondo i comunisti. Ha scoperto infatti, liii «saggio» di Luca Pavolini slllla «Novoje Vremja», pubblicato 1'8febbraio ll.S. Interessante la data perché in questi giorni i democristiani stavano letteralmente spaccandosi in due, per decidere se introdllrre sllbito i comunisti al governo, o rimandarli per 1111 po'. Corrado Be/ci, direttore del « Popolo» e fedele zaccagni11ia110,e per la «solidarietà nazionale». E quindi ben !(li sta, che debba lui, ora raccontare ai /e/lori democristiani che cosa effettivamente i comunisti dicono di loro, quando ne parlano ai mssi. I frammenti del 'articolo di Pavolini, come tradotti e riportati dal «Popolo,, sembrano fotocopiati, per la sostanza e per lo stile, da liii articolo di Secchia (neanche di Togliatti), di trenta anni fa, sull'organo del Cominform, «Per una pace stabile, per una democrazia popolare». La terminologia è incredibilmente identica. Il ritrai/o che ne esce della l)C non è quello del tempo di De Gasperi, è peggio. C'è la solita descrizione della DC come partito· dei ceti privilegiati e della classe dominante (ma come, non è diventato liii partito popolare e, almeno al 42%, di sinistra?). Ma c'è ben di più. Il terrorismo è attuato da questi ceti, e quindi dalla «gran parte• della DC, per impedire l'accesso al governo del PCI. Tant'è, racconta Pavolini ai sovietici, che le vittime del terrorismo, sono tutti uomini della sinistra, «operai, impiegati, professori, giudici, medici, poliziotti• (in fila secondo i canoni ortodossi, guai a scrivere impiegati o poliziotti prima che operai), o comunisti, o strelli amici. Mai che ci fosse, stando alla descrizione del Pavolini, un .... -.r.-._.■ ... ■ lliiiiii~ ... LUCA PAVOL/NI democristiano o qualcuno di destra. È a questo punto, che Be/ci e Cavedon hanno reagito. Infatti farsi ammazzare o azzoppare, passi; ma che duecento ammazzati democristiani, a cominciare da Moro, debbano essere iscritti alla memoria al PCI, è troppo anche per loro. La data della pubblicazione del saggio di Pavolini è di poco anteriore al convegno del PCI sulla RAI e l'informazione. Naturalmente, sul pluralismo, la libertà e il servizio sociale dell'informazione. Relatore: Luca Pavolini, era presente'il parterre des rois della stampa del regime e della Rai-Tv. Era. qllello, il Pavolini in edizione italiana e democratica; quello della «Novoje Vremja, è il Pavolini in edizione sovietica, e cioè quello vero. Venerio CaJtani Abbonatevi al «Leviatano» Abbonamento annuo: L. 20.000 Abbonamento semestrale: L. 11.000 Conto corrente postale n. 58761008 intestato a •Il Leviatano» via dell'Arco di Parma 13 00186 Roma 9
r~._.r.-■ --~---.-..■ URSS La lunga marcia dell'orso verso i mari caldi IN POCHI MESI IN AFGHANIsian l'URSS ha bruciato i regimi di Amin e di Taraki. insediando al potere. con la forza più brutale e senza alcuna legittimazione giuridica o morale. il regime fantoccio di Babrak Karmal. Concentrare la nostra attenzione sull'episodio in sé. isolandolo dal suo contestò generale, come è stato fatto secondo la logica della cronaca quotidiana. può indurre a valutazioni. se non altro. incomplete. Ecco perché riteniamo opportuno approfondire l'argomento. Il cambiamento e la violenza hanno caratterizzato. già nel 1978, quella vasta area indefinita che va LEONID BREZNEV sotto il nome di Medio Oriente. che ha per luoghi periferici: la Turchia. la Siria. il Libano. Israele. l'Iraq. l'Iran, l'Afghanistan, la Penisola Arabica. la Somalia, l'Egitto etc.. ma che un punto focale di grande interesse strategico possiede in modo ben definito: il Golfo Persico. o Arabico, secondo la sponda da cui si guarda questo mare chiuso dallo stretto di Ormuz. Nel 1978. ogni crisi nelrarea del Medio Oriente ha costituito IO una minaccia allo statu quo politico e ha portato considerevoli vantaggi strategici alla Russia attraverso il rafforzamento dei suoi alleati. In Etiopia. nella prima metà dell'anno. il colonnello Menghistù. con l'aiuto di truppe cubane (reduci da altre simili imprese sul Continente Nero) e di consiglieri militari russi. ottiene la normalizzazione all'interno del proprio Paese e respinge le forze somale avventuratesi nelrOgaden; poi. nel secondo semestre, sempre con forze cubano-russoetiopiche. schiaccia il movimento irredentista eritreo e ristahilisce le sue guarnigioni sul Mar Rosso. In !!iugno e luglio, i leaders politici della Repubblica Araba dello Yemen (Nord) e la Repubblica Democratica Popolare dello Yemen (Sud: ex colonia britannica di Aden. filosovietica) vengono assassinati: seguono scontri armati alla frontiera comune dei due Paesi; quindi nella Repubblica Democratica Popolare vanno al potere elementi filo-russi, i quali danno vita al primo stato sovietico della Penisola Arabica e ottengono di associare il proprio Paese. il primo extra-europeo. al Comecon. Nel marzo del 1979. forze militari sud-yemenite penetrano nel territorio dello Yemen del Nord e ripiegano solamente dopo violente reazioni in campo internazionale. specialmente da parte del1'Arabia Saudita e delrEgitto. Nello Yemen meridionale i russi hanno costruito una base navale di dimensioni superiori a quelle riunite di Biserta e La Spezia: questo spiega le proeccupazioni militari degli USA. che nel febbraio del 1980 hanno inviato un contingente di 1.800 marines a presidiare il confinante Oman. Nel gennaio 1979. l'imperatore Reza Pahlevi. dopo 18 mesi di crisi politica violenta. nata quale ripulsa alla sua discutibile azione di governo. è costretto a lasciare rl ran nelle mani del leader spirir~._.r.-■ --~- .. .-..■ NIKITA CHRVSCEV tual politico ayatollah Ruhollah Komeini. La villoria della rivoluzione islamica reca implicazioni drammatiche rer l'Iran. sconvolto all'interno dalranarchia e inerme di fronte alla potenza Russa, che incombe alle sue frontiere. e che ha spiazzato la nuova classe dirigente iraniana, assurta al potere demonizzando l"Occidente e gli Usa. Alla fine del 1979 nel Libano, in concomitanza con l'annunciato ritiro delle forze militari siriane, si preannuncia un nuovo inizio della guerra civile tra forze islamiche e forze cristiane; così come l'endemica guerriglia in territorio turco sembra evocare l'ipotesi dello stato d'assedio o di una sollevazione generale. Ma l'interesse sovietico è di più antica data. Nel novembre del 1940. in piena guerra mondiale. quando le democrazie occidentali stavano per essere sopraffatte dalle armate naziste. e la Russia sovietica intratteneva ancora relazioni con Hitler (regolate dal pano firmato nell'agosto del 1939), Molotov dichiarò all'ambasciatore tedesco a Mosca che il governo sovietico sarebbe stato disposto a riconoscere i famigerati Accordi di Monaco a questa ,ingoiare condizione: che • ... l'area a Sud di Batum e Baku. ossia l'area nella direzione del Golfo Persico. sia riconosciuta come il centro delle aspirazioni delrUnione Sovietica~. Forse è bene ricostruire il quadro militare del momento in cui questa illuminante proposta venne avanzata da Stalin a Hitler. A quelreroca ~ono già cadute per mano tedesca: la Cecoslovacchia, la Polonia. la Oanimarca. la Norvegia. l'Olanda, il Belgio e la 18 MARZO /980
Francia. Mussolini, dopo il magro bottino albanese. manda le truppe italiane a tentare l'occupazione della Grecia. Ma non si creda che il Capo del comunismo russo e internazionale sia rimasto inoperoso: Stalin si è appropriato. spartendola amichevolmente con i nazisti. di metà della Polonia. delle intere Lettonia Estonia e Lituania. ha schiacciato la Finlandia e ha estorto la Bessarabia alla Romania. In quel periodo. e per un anno intero, a. battersi contro la dilagante potenza germanica. mentre gli Stati Uniti devono ancora scendere in campo, è rimasta solamente l'orgogliosa Gran Bretagna. che resiste nonostante la tremenda offensiva aerea portata dai nazisti sul suo territorio. Solo più tardi. dopo l'invasione tedesca della Russia del giugno 1941. si avrà una coalizione di stati contro il Terzo Reich. e Stalin per ironia della Storia, finirà per trovarsi schierato nello stesso campo delle democrazie occidentali. Questo è il motivo per cui, nell'agosto 1941, durante l'offensiva tedesca in Russia, forze militari russe e britanniche, ormai alleate. occupano l'Iran e. come già durante la prima guerra mondiale. lo dividono in due zone d'influen1a: a sud i britannici e a nord i russi. L'Armata rossa rimane nel Paese e, nel dicembre 1945, favorisce la creazione di due repubbliche democratiche popolari: la Repubbica Autonoma dell' Azerbaigian e la Repubblica del Popolo Curdo. Non appena, però, la Russia è costretta a richia111arele sue divisioni. a seguito delle intimazioni alleate, le repubbliche si dissolvono. Negli anni del dopoguerra, favorita dalla ritirata dell'Occidente. l'opera di penetrazione russa è stata lenta ma fattiva. Nel 1958. in Iraq viene distrutto un ramo della dinastia Hascemita. espellendo la Gran Bretagna dalla zona e mettendo conseguentemente in cri~i il Patto di Bagdad. ma l"URSS non riesce a rimpiazzarlo con un'analoga organizzazione militare filosovietica nonostante gli sforzi diplomatici e gli aiuti economici e militari. nemmeno quando nel 1971 la Gran Bretagna si ritira completamente dall'area. laIL LEVIATANO sciando che il vuoto di potenza venga colmato dall'asse Arabia Saudita-Iran. tramontato nel gennaio 1979con il collasso politico e militare iraniano. Non tutte le iniziative russe hanno avuto pieno successo. Dopo la disfatta nella guerra dei sei giorni, nel giugno 1967 l'esercito egiziano viene equipaggiato e ricostruito dai sovietici, che in tal modo, oltre che con i tecnici civili ad Assuan. si installano militarmente anche a Suez. Tuttavia con la morte di Nasser e. JOSIP STALIN l'avvento di Sadat nel settembre 1970. subentra in Egitto una politica di equidistanza tra Est e Ovest. Poi in sequenza rapida, Sadat compie tre notevoli imprese: espelle i 20 mila consiglieri militari sovietici (agosto 1972), vince o, per lo meno, dimostra di non perdere la sua guerra con Israele (ottobre 1973) e. sulla scorta del prestigio così acquistato, sviluppa una politica d• pacificazione con Israele che lo porta inevitabilmente su posizioni filo-occidentali e, recentemente, anti-russe. Nel 1975. viene tentato un colpo di stato nell'importantissimo, strategicamente. Oman. dove però il movimento filo-russo viene disperso. Il governo dell'Iraq. nonostante il patto di amicizia firmato nel 1972con l'URSS, continua la sua politica nazionalistica ali' interno con contenimento delle forze filo-russe e la sua politica internazionale di moderata apertura all'Occidente. La stessa Siria dal 1974 accetta aiuti economici dagli USA. con ciò rendendo la sua politica meno dipendente da Mo~ca. Non va sottovalutato, che, in un quadro strategico più generale, un'influenza sul Golfo Persico può essere acquisita indirettamente esercitando il controllo delle rotte marittime che dal Golfo medesimo portano in Occidente e in Oriente. Sotto questo profilo la marina da guerra russa è teoricamente capace di dominare le tre rotte fondamentali del petrolio: quella dell'Oceano Indiano, quella del Capo di Buona Speranza e quella di Suez. O con basi navali (Yemen e Mozambico) o con semplici facilitazioni logistico-operative. la presenza russa si fa sentire nei già citati Yemen del Sud e Etiopia, in Mozambico. nel Madagascar. nel1'Angola, nel Congo, nella Guinea, in Algeria e in Libia. Inoltre, in Africa è presente una taskforce di 70 mila uomini perfettamente addestrati ed equipaggiati (40 mila cubani e 30 mila tedeschi del l'Est. sotto comando russo) pronti a intervenire sia in una Rhodesia tutt'altro che stabilizzata dopo la lunga guerriglia e una campagna elettorale condotta a colpi di bombe, sia in Sud Africa la cui politica razziale ne fa bersaglio di riprovazione morale, e, anche, di strumentalizzazione, sia soprattutto nella Penisola Arabica. con partenza dalla base dello Yemen del Sud dove sono concentrate attrezzature militari e armi pesanti sicuramente sproporzionate alle attuali possibilità operative del minuscolo esercito locale. È presto per tentare conclusioni definitive dai recenti avvenimenti, ma alcuni punti fermi si possono tracciare: che l'URSS da tempo coltiva amhizioni sull'area del Golfo Persico: che l'erosione delle posizioni occidentali dal dopoguerra in poi è innegabile; che, pertanto. il controllo èlell'area appare sempre più problematico. È anche evidente che la caduta del Golfo in mano russa peserebbe con conseguenze incalcolabili su tutte le democrazie industrializzate dall'Occidente e dall'Oriente. Tuttavia. dovrebbe essere altrettanto evidente all'oligarchia russa che le vecchie direttive di Lenin di colpire sempre e comunque al «ventre molle» dell'Occidente potrebbe avviare un processo di ostilità e di ritorsioni tali da sfociare nella terza e ancora più tragica guerra mondiale. E. A. Bruu.o Il
RHODESIA Dal fucile alla scheda LA VECCHIA INGHILTERRA ha scommesso ancora una volta sulla forza degli accordi diplomatici e della democrazia e ancora una volta, almeno per il momento, ha vinto. Questa sembra la prima considerazione che si possa fare sulle elezioni svoltesi di recente in Rhodesia che hanno visto una vittoria schiacciante del leader nazionalista di sinistra Robert Mugabe. A queste elezioni si è arrivati dopo un periodo travagliato di quindici anni, da quando cioè Ian Smith proclamò unilateralmente l'indipendenza della colonia inglese. Da allora un intreccio di avvenimenti ha visto prima fallire le trattative tra Londra e Salisbury per ricomporre la rottura; poi la Rhodesia, colpita da sanzioni economiche internazionali, proclamare con un referendum dei bianchi la Repubblica rhodesiana; infine una serie di tentativi falliti della diplomazia americana, prima con Kissinger e poi con Vance, per pilotare il Paese verso una soluzione moderata e accettabile. La svolta negli avvenimenti matura tra il 1975e il 1976; prima con l'appoggio dello Zambia, della Tanzania e del Mozambico al movimento nazionalista nero rhodesiano; poi con la rottura all'interno dello stesso movimento nazionalista tra il moderato Muzorewa e i leader della resistenza Nkomo e Mugabe. Da allora l'accordo tra i bianchi e Muzorewa sfocia prima in elezioni truccate e poi in un governo presieduto dallo stesso vescovo nero; nello stesso tempo si intensifica l'azione della guerriglia promossa dal Fronte patriottico di Nkomo e Mugabe. Riuniti a Londra, in varie riprese, rappresentanti neri e bianchi, sotto la guida della Qiplomazia inglese. arrivano alla fine a siglare gli accordi del 17 dicembre scorso alla Lancaster 12 House. Secondo tali accordi i guerriglieri delle due tendenze del Fronte. lo ZAPU di Nkomo e lo ZANU di Mugabe, si sarebbero riuniti in campi di raccolta all'interno del Paese, sotto la sorveglianza di rappresentanti del Commonwealth, i quali avrebbero anche avuto la responsabilità di preparare le elezioni generali e di garantirne la legalità. Tutto questo, nonostante le previsioni pessimistiche che in ogni momento venivano avanzate dagli osservatori esterni, si è puntualmente verificato e al posto della vecchia Rhodesia esiste oggi il nuovo Stato dello Zimbabwe guidato dal- ! 'ex capo guerrigliero Mugabe. Detto questo, occorre fare qualche osservazione: per la prima volta una guerriglia in atto si interrompe sulla base di un accordo diplomatico per cedere il posto a delle elezioni che, nonostante episodi di violenza e contestazioni, sono state tuttavia elezioni sufficientemente libere, come la maggior parte degli osservatori internazionali ha sottolineato. Tutto questo poi, per maggior stupore degli scettici. non è avvenuto dopo anni di decompressione della tensione, ma dopo soltanto due mesi dalla fine delle ostilità. ROBERT MUGIJJE Ha vinto Mugabe, marxista cattolico, fino a ieri estremista e bestia nera dei bianchi rhodesiani, ma anche di Londra. Con una percentuale altissima di votanti (94%) egli ha ottenuto 57 seggi JOSHUA NKOMO contro 20 di Nkomo, 20 dei bianchi e 3 di Muzorewa. Questo toglie ogni possibile dubbio sulla eventualità di interferenze o di brogli elettorali da parte sia dell'Inghilterra che dei bianchi rhodesiani; smentisce anche clamorosamente le previsioni di Radio Mosca che, alla vigilia del voto. pronosticava l'impossibilità per il Fronte di andare al potere con le elezioni .. La vittoria di Mugabe ha gettato nello sconforto i bianchi rhodesiani, i conservatori inglesi e ha preoccupato notevolmente anche il vicino Sudafrica, ultimo sopravvissuto del passato coloniale. Molti hanno ricordato le prome~~e rivol111.ionarieed estremiste fatte da Mugabe ai suoi sostenitori in questi anni di lotta e hanno previsto che egli non potrà non soddisfarle almeno in parte. Tuttavia il comportamento di Mugabe all'indomani della vittoria si è dimostrato improntato alla massima moderazione. Le sue proposte: governo di coalizione con Nkomo e i bianchi. integrazione dell'esercito guerrigliero in quello regolare sotto il controllo del generale bianco Walls, invito a Lord Soames a prolungare la sua permanenza nello Zimbabwe per sovrintendere alle fasi più delicate del processo di integrazione tra le due comunità. rifiuto di una politica di espropri e nazionalizzazioni: tutto questo indica una scelta di moderazione che nessuno avrebbe sospettato e che la vastità del consenso ha certo favorito. Aldo G. Ricci /8 MARZO /98(}
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