Il Leviatano - anno II - n. 5 - 12 febbraio 1980

politica estera è inaccettabile, e se in politica interna hanno preteso e pretendono di essere (come ha rimproverato loro Amendola) tanto un partito di lotta (demagogica) che di governo? Tutte queste cose sono state dette con decisione dei fanfaniani. Ha dichiarato per es. l'on. Bosco: «Di fronte ai gravi problemi dél paese, se è paradossale dibattere sull'opportunità di rievocare le paralizzanti inflessibilità delle pregiudiziali ideologiche, è altrettanto paradossale fingere di ignorare che patto sociale e piano Pandolfi sono già stati sostanzialmente respinti dal PCI e che in politica internazionale l'equidistanza dei comunisti non coincide con il nostro impegno atlantico ed europeo. Riproporre il confronto su questi temi come originale e nuova iniziativa politica significa soltanto ricorrere al labile terreno delle mosse tattiche per rendere sterile e improduttivo il congresso DC e perpetuare l'attuale fase di incertezza e confusione politica». In realtà, al contrario di quanto mostra di credere l'on. Granelli, un'alternativa al suo modo di impostare la questione c'è. Consiste, come sempre, nel partire non dalle formule, bensì dai contenuti: i quali sono essenzialmente (come ricorda l'on. Misasi in un suo vigoroso _intervento, Contenuti, 11011 formule, apparso sul «Popolo• del 30 gennaio) la questione meridionale, la disgregazione corporativa, la crisi istituzionale, ecc. Su questi problemi il partito di maggioranza relativa ha il diritto-dovere di elaborare un chiaro programma, all'altezza della situazione, che ponga le condizioni per il superamento della crisi, e di chiamare tutte le forze democratiche (dal PSI al PLI) a collaborare alla sua realizzazione. Se qualcuno si sottrarrà al confronto, se ne assumerà le responsabilità di fronte al paese; e il paese saprà. giudicare. Vero è che per elaborare un programma occorrono delle idee. Forse è per questo che l'on. Zaccagnini e i suoi amici si preoccupano tanto delle formule. Bruno Anioni COMUNISTI Jekyll e Hyde alle Botteghe oscure V /VERE UNA DOPPIA VITA È SEMPRE PENOSO, o almeno così dovrebbe essere, se aveva ragione Stevenson nel descrivere il dramma dello sdoppiamento della personalità nel Dottor Jekyll e Mister Hyde e la catastrofe finale di questa lacerazione interiore. Se questo è vero ci sembra particolarmente preoccupante la situazione psicolo1dca dello storico e giornalista del/' «Unità» Giuseppe Bo/fa, il quale presenta sintomi gravi di questa affezione. Egli è stato per anni uomo di salde certezze a proposito della natura sociale dell'Unione Sovietica e del carisma dei suoi capi. Questo gli permetteva per esempio, se la memoria non mi inganna, di raccontare in tutta serietà e con malcelato entusiasmo, che l'albero piantato da Chrusci!v in occasione del suo viaggio in India era cresciuto molto meglio del/'albero piantato nelle stesse circostanze da Bulganin, a IL LEVIATANO GIUSEPPE BOFFA causa della diversa origine sociale dei due leader (ma anche forse dei diversi destini politici che erano previsti per i due). Boffa ha vissuto quindi in quegli anni una vita psicologica e intellettuale limpida e univoca, nella quale non vi era spazio per ombre o dubbi. Poi purtroppo, con l'accavallarsi delle rivelazioni e dei traumi storici, tutto si è complicato, e i libri di Boffa sulla storia del/' Unione Sovietica scritti in questi ultimi anni sono stati un segno evidente dei suoi dubbi, delle sue lacerazioni e, infine, della sua trasformazione. Chi scrive questi libri è evidentemente 111a1ltro uomo rispetto a quello che scriveva quegli articoli. Ma scacciato dalla porta, /'altro ritorna ogni tanto dalla finestra a far sentire nuovamente la sua voce. Così deve essere stato per esempio il I febbraio scorso, quando Bojfa ha scritto per /'«Unità» un lungo articolo sulla crisi imernazionale, per dimostrare che l'invasione russa dell'Afghanistan è stata solo un pretesto utilizzato dagli Stati Uniti per rompere la politica di distensione. Quello che ci chiediamo, difronte a questo ritorno di certezze, è però che fine abbia fatto lo storico Bo/fa, quello che aveva scritto quei volumi critici e fino a che punto possa convivere con il suo Mister Hyde senza che questo gli provochi 1111d0efinitiva crisi interiore. Ancora più preoccupante ci sembra poi la situazione di Giancarlo Pajetta, il quale, l'altra sera, in una TV privata è stato sottoposto a un fuoco di fila impressionante da parte della base comunista, tutta schierata a difendere l'i11vasio11reussa dell'Afghanistan contro le trame della CIA e dell'imperialismo. Sembrava che il povero Pajetta ricevesse le telefonate di tanti altri Pajetta sparsi per la città e decisi a rinfacciargli quello che per anni egli aveva insegnato loro durante le assemblee di sezione, gli attivi di federazione, i comizi, ecc. ecc. Era comico e allucinante nello stesso tempo assistere a questo duello di Pajetta con il proprio fantasma, incarnato in tanti anonimi comunisti modellati a sua immagine e somiglianza e decisi a non rinlmciare a tutto quello che era stato loro insegnato per anni. Sono solo due casi, ma ci sembrano entrambi preoccupanti ed emblematici. Quanti altri Dottor Jekyll e Mister Hyde abitano a Botteghe oscure? E · quanto potranno reggere a questa scissione interiore senza danni fatali per il loro equilibrio? a.g.r. 5

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