INTERNI DEMOCRISTIANI Come affrontare l'emergenza « p OTREMO CONSIDERARE COMPIUTA L'EVOiuzione del PCI quando l'ipotesi di una presenza al governo o addirittura di un'alternanza alla sua direzione non introdurrà motivi di rischio e di angoscia politico-sociale, come è avvenuto in passato". Questa affermazione dell'on. Benigno Zaccagnini, conteriuta in una intervista al mensile «Euro,. (e che ha provocato una reazione assai polemica e risentita da parte dell' •Unità,.), ha il merito della chiarezza: essa esclude in modo netto che in questo momento sia possibile una partecipazione del PCI al governo. Dopo tante incertezze e tentennamenti, questo punto fermo sembra ormai acquisito da quasi tutti gli esponenti dell'area del segretario democristiano. Senonché, la chiarezza finisce qui, così come finiscono qui le distinzioni. Al di là di questo limite si apre una specie di zona franca, terra di tutti e di nessuno, fatta di ammiccamenti, di profferte di collaborazione, di aperture di credito, ecc. Zaccagnini e i suoi amici insomma, preso atto che non è possibile portare i comunisti al governo, li vorrebbe almeno nella maggioranza; e protestano vivacemente contro l'impostazione •rigida,. del gruppo dirigente comunista («o al _governo o all'opposizione,.). Tipico in questo senso è l'articolo dell'on. Granelli, Come affrontare l'emergenza, apparso sul •Popolo» di domenica 3 febbraio. Granelli polemizza contro i veti aprioristici e le pregiudiziali incrociate, cioè sia contro la posizione dei comunisti (ci siederemo al tavolo delle trattative solo per essere accettati al governo), sia contro la posizione dei socialdemocratici e dei liberali (parteciperemo a trattative, che però escludano sin dall'inizio la partecipazione dei comuLUIGI GRANELLI BENIGNO ZACCAGNINI nisti al governo). «È comprensibile - scrive Granelli - la preferenza dei partiti ad evitare un gioco senza rete, al coperto dell'illusoria sicurezza dei veti incrociati, ma risulta evidente che senza eliminare in partenza le reciproche pregiudiziali il dialogo, non solo il negoziato, rischia di franare prima del suo inizio, con conseguenze che tutti possono immaginare. Il confronto sarà, per la complessità dei problemi sul tappeto, difficile per tutti. Non vi è, tuttavia, un'alternativa praticabile. Nel campo della politica estera le difficoltà sono, oggi più di ieri, rilevanti, così come in altri settori le intese sono meno facili di quanto possa apparire. Ma la gravità della situazione impone una discussione senza pregiudiziali sul programma, sulle scadenze temporali, sulle intese parlamentari, sulle formule di governo e sui modi di governare. È chiaro che per tutti i partiti devono valere le medesime regole". Ci scusiamo per la lunghezza del passo citato, ma valeva la pena di riportarlo. Qui sembra proprio di assistere al gioco dei quattro cantoni. Si confrontino infatti le eleganti nuances di Granelli con la franca affermazione di Zaccagnini che abbiamo citato allo inizio: mentre il segretario del partito esclude tassativamente che i comunisti possano entrare nel governo, uno dei suoi più autorevoli collaboratori (l'on. Granelli, appunto) asserisce invece che tutto è possibile e tutto è aperto, compresa la formula di governo. Chi ha ragione? Chi dice la verità e chi ciurla nel manico? Chi è in buona fede e chi no? E tuttavia questo sarebbe un modo sbagliato e riduttivo di vedere il problema. La verità è che Zac e i suoi amici mostrano anche in questa occasione un'ambiguità, un'incertezza, una confusione incredibili, che possono essere soltanto la conseguenza di un completo vuoto di idee, di una totale assenza di proposta politica seria e coerente. Voler «incastrare,. i comunisti nella maggioranza di governo, lasciandoli fuori del governo, è,dopo tutto quello che è accaduto nel PCI (risultati elettorali compresi), puro infantilismo. E perché mai poi i comunisti dovrebbero essere •maturi» per entrare nella maggioranza di governo, se la loro revisione ideologica è solo agli inizi, se la loro posizione in IZ FEBBRAIO /980
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