Il Leviatano - anno II - n. 5 - 12 febbraio 1980

BAD GODESBERG L'attualità di un programma VENTI ANNI FA SI SVOLGEVA IL CONGRESSO di Bad Godesberg. Si tratta di una data importante nella storia della socialdemocrazia e della sinistra europea, perché in quella occasione vennero gettate le basi della politica della SPD. Erich Ollenhauer, il presidente del partito, si chiese allora «se i giovani tra vent'anni, in un mondo cambiato e dopo le esperienze che faranno», non sarebbero arrivati al convincimento che anche il programma di Bad Godesberg aveva bisogno di una revisione. Venti anni sono passati, e il programma di Bad Godesberg appare sempre più un punto di riferimento non solo per la SPD, ma per la sinistra democratica europea m generale. Il «programma fondamentale• del Partito Socialdemocratico tedesco venne varato durante il Congresso straordinario di Bad Godesberg, nel novembre del '59. La redazione del testo era stata affidata a una commissione di 34 membri, presieduta da Willi Eichler. La commissione lavorò dal '55 al '58. anno in cui il primo abbozzo del testo venne presentato al Congresso di Stoccarda. Il testo definitivo venne rielaborato tenendo conto di più di duecento proposte di modifica giunte da tutte le circoscrizioni del partito. Infine Erich Ollenhauer lo presentò al Congresso di Bad Godesberg, che lo approvò con 324 voti contro 16. Tra le affermazioni più importanti del documento c'è il riconoscimento che la democrazia è uno dei «valori fondamentali• del socialismo: se è vero che la democrazia si realizza nel socialismo, è altrettanto vero che «il socialismo può essere realizzato solo attraverso la democrazia». Opposizione, quindi, ad ogni dittatura, ad ogni tipo di dominazione totalitaria ed autoritaria. E opposizione netta, conseguentemente, ai comunisti, che «hanno falsificato il patrimonio ideologico socialista•, e •Si valgono delle lacerazioni sociali per istaurare la dittatura del loro partito». Il Partito Socialdemocratico tedesco, perciò, intende conquistare il potere politico nel pieno rispetto delle regole democratiche: in «equa competizione• con gli altri partiti e solo dopo aver conquistato la maggioranza dei suffragi. Analogamente, è pienamente rispettoso della divisione dei poteri, della struttura federativa della Repubblica e delle autonomie locali; e, pur auspicando un disarmo generale e controllato, riafferma la necessità della difesa nazionale, intesa come difesa del libero ordinamento democratico. Tale concezione dello Stato appare particolarmente gravida di conseguenze nella parte del documento dedicata alla politica economica e sociale. Infatti la tesi di fondo ivi sostenuta è che negli Stati moderni esiste una contraddizione tra la vita economica e la vita politica. I dirigenti dei grandi complessi industriali, tramite le concentrazioni e i cartelli, acquistano un peso politico eccessivo, non conciliabile con i principi democratici: «essi usurpano il potere dello Stato•. Ma «Stato e società non debbono u cadere preda dei potenti gruppi di interesse•. Pur nel rispetto del pluralismo economico, efficaci controlli pubblici devono impedire gli eccessi del potere economico; i mezzi più efficaci, a tal fine, sono «il controllo degli investimenti e quello delle forze che dominano il mercato•. Insomma, come suona lo· slogan del programma economico, •concorrenza per quanto possibile, pianificazione per quanto necessario!». Il documento si chiude, infine, dichiarando la trasformazione del partito da partito della classe lavoratrice in «partito di tutto il popolo•. Il «Programma fondamentale• è chiaramente concepito in linea con le posizioni della socialdemocrazia «classica». È di Bemstein l'affermazione che la socialdemocrazia deve «porsi senza reticenza, anche sul piano dottrinale, sul terreno del suffragio universale e della democrazia, con tutte le conseguenze che ne derivano per la sua tattica», prim!l fra tutte il rifiuto della dittatura del proletariato. E di Kautsky (del Kautsky «rinnegato»), ancora, l'affermazione che «non esiste socialismo senza democrazia•, e che l'abolizione della divisione dei poteri è un errore, come dimostra l'esempio bolscevico. Si tratta di una concezione «neutrale• dello Stato e della politica, diametralmente opposta a quella marxista, per la quale Stato e politica, invece, hanno sempre un marchio di classe (anche se la socialdemocrazia ha spesso fatto leva su vari passi di Engels e di Marx - tra cui quello, molto noto, delle lolle di classe in Francia, in cui Marx mette in rilievo le «contraddizioni• della costituzione francese del '48 - per dimostrare il contrario). Bemsteiniana (e fabiana), ancora, è l'idea - del tutto conseguente - che tra democrazia e sfruttamento capitalistico vi sia contraddizione. idea ripresa. parallelamente agli estensori del Progrdmma di Bad Godcsberg. dal laburista di sinistra John Strachey nel Capitalismo contemporaneo. Il fatto che il Programma di Bad Godesberg, dal punto di vista teorico, non presenti molte novità, non ne diminuisce l'importanza: stabilendo un nesso inscindibile tra socialismo e democrazia esso - come già fecero i suoi ispiratori - ha tratto le estreme conseguenze dell'esperienza bolscevica prima, e con maggiore risolutezza, degli attuali rappresentanti dell'eurocomunismo. CATTOLICI « Mondoperaio» e il Concilio Dopo LA CLAMOROSA v1rroRIA COMUNISTA del /5 giugno 1975, quando il sistema di potere democristiano sembrava entrato in una crisi irreversibile, molto si discusse di «questione cauolica» e «questione democristiana»: in particolare, furono i socialisti a porsi il problema di come convogliare verso la propria area politica i consensi di quel mondo cauolico che sembrava prendere le distanze dalla DC per orientarsi, però, verso l'altro grande partito di massa. il Partito comunista. A distanza di qualche anno, cadute molte illusioni, ridimensionati molti miti, l'eco di quel diballito JZ FEBBRAIO /980

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