Il Leviatano - anno II - n. 4 - 5 febbraio 1980

L'affare si concluderà - e io potrò entrare nell'appartamento desiderato - quando l'offerta di denaro sarà ritenuta soddisfacente dal proprietario e non sarà così elevata da farmi preferire un altro appartamento. L'affare si concluderà dunque quando ci sarà reciproca soddisfazione. , Ma perché ciò avvenga è evidente che dovrò avere qualche cosa (nel nostro caso il denaro) da offrire al ·proprietario in cambio dell'appartamento che egli mi concede; o, qualora avessi occupato l'appartamento con la forza, lo lascerò se riceverò una minaccia (la polizia) che mi consigli di cederlo piuttosto che affrontare uno scontro dal quale presumo di uscire soccombente. E infatti, senza l'intervento o la minaccia di intervento della polizia, nessuno lascia un appartamento occupato abusivamente; senza una offerta di denaro adeguata, nessuno concede ad altri il possesso del proprio appartamento. Chi chiamerebbe «trattativa» la semplice richiesta a un proprietario di lasciarci abitare gratis il suo appartamento? Oppure, chi chiamerebbe «trattativa» il chiedere a un abusivo di lasciare l'appartamento indebitamente occupato senza il ricorso, se non alla forza, alla minaccia di usarla? I comunisti invece intendono per «trattativa» nei rapporti internazionali esattamente ciò che qualunque persona dotata di buon senso non chiamerebbe «trattativa». I russi occupano illegittimamente l'Afghanistan. Si può rispondere con la forza delle armi alle armi da loro impiegate. Ma nessuno l'ha fatto e nessuno lo ha auspicato. Invece dello scontro si intende usare la·«trattativa». Ma quale «trattativa» può essere quella in cui una parte non ha niente da offrire e nessuna minaccia da avanzare e l'altra parte non ha nessun vanC'1ggioda sperare e nessuna perdita da temere? Chi può chiamare «trattativa» l'umile richiesta (che peraltro i comunisti non fanno) all'URSS di tornarsene nei propri territori? Coloro dunque che vengono accusati di non voler trattare, in quanto applicano ritorsioni o minacciano eventi non graditi alla controparte in caso di non ritiro delle truppe dall' Afghanistan, sono esattamente coloro che imbastiscono gli strumenti della trattativa. dell'offerta di vantaggi in caso di accordo e svantaggi in caso di disaccordo. Non approvare il Salt 2 significa gravare l'URSS di un peso proporzionalmente più pesante rispetto agli Stati Uniti d'America per il mantenimento dell'equilibrio strategico; sospendere la vendita di grano significa presumere di poter produrre difficoltà economiche in Russia maggiori di quante non se ne creino per gli agricoltori americani; minacciare il boicottaggio delle Olimpiadi significa far gravare una punizione in caso di permanenza delle truppe sovietiche a Kabul; e, al contrario, dichiararsi disponibili a una nuova epoca di distensione in caso d ritiro delle truppe dal l'Afghanistan significa of- /L LEVIATANO frire vantaggi tangibili condizionati a certi comportamenti. La strada della «trattativa» è quella dello scambio, della soddisfazione reciproca, non quella del cedimento di una parte alla forza dell'altra. Chi invece parla di trattative ma di fatto si oppone a che una delle parti abbia qualche oggetto con cui trattare finisce per rimettere alla forza delle armi la risoluzione delle controversie: accettando il fatto compiuto di una parte, limitandosi a richiedere, in nome della pace e della trattativa, che quella parte, senza contropartite, si ritiri, equivale ad ostacolare ogni seria trattativa e a demandare la risoluzione delle controversie, in fin dei conti, alla forza. Abbiamo mantenuto questo discorso in termini volutamente astratti, indipendenti dal nostro preferire l'uno o l'altro degli schieramenti internazionali, perché riteniamo che nessuna delle due superpotenze - e in realtà nessuno Stato sovrano - faccia passare al primo posto astratti valori etici anziché la «ragione di Stato». Gli Stati Uniti, esattamente come la Russia, non cederebbero, senza contropartite, una posizione di vantaggio senza pensare di ricavarne un utile o senza pensare di sventare una minaccia. Non c'è motivo di pensare che la Russia, in questo, si comporti diversamente da qualsiasi potenza. Chi dunque, fingendo di chiedere una trattativa, chiede in realtà a una delle potenze un comportamento al di fuori della logica di potenza, o della «ragione di Stato», presume che quella potenza non persegua quella logica, ma porti avanti invece valori etici condivisibili e superiori. Chi ha questo atteggiamento, in altre parole, non è né neutrale, né equidistante: è schierato, in sostanza, da una e una sola parte. ENRICO BERLINGUER J

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