ultimi due anni e ha passato in rassegna una lunga catena di errori e di esitazioni della sua presidenza, in particolare nei confronti dell'espansionismo russocubano in Africa e nella penisola arabica. Poi, soprattutto nel discorso sullo stato dell'Unione, pronunciato la settimana scorsa, ha delineato le direttrici della politica estera per gli anni futuri. Sancito formalmente il «superamento del complesso del Vietnam•, che aveva impedito agli Stati Uniti. di intervenire direttamente anche in circostanze di conflitto o di tensione nelle quali un intervento sarebbe stato necessario, Carter ha annunciato una politica di sacrifici e di mobilitazione ideale, economica e militare per ridare al Paese quella capacità di intervento che è indispensabile per far fronte alle sue responsabilità nel mondo. Carter ha precisato che questa ripresa di iniziativa non può che essere accompagnata da uno sforzo parallelo dei Paesi alleati degli Stati Uniti. che i diversi trattati di alleanza andranno potenziati e che gli Stati Uniti si far.umo promotori anche di sistemi difensivi locali elastici e in grado di rispondere alle esigenze più diverse. Carter ha poi affermato che la distensione rappresenta una realtà globale che non può essere incrinata da una parte, senza che questo non comprometta anche le altre: gli Stati Uniti quindi non collaboreranno più scientificamente ed economicamente con chi li attacca o li indebolisce, direttamente o per interposta persona, nei Paesi alleati o in altri interessi vitali. Un punto del discorso di Carter che ha attirato in particolare l'attenzione dei commentatori è stato quello in cui il presidente ha definito la regione petrolifera, al pari dell'Europa occidentale e dell'Estremo oriente, come area di «vitale interesse• per gli Stati Uniti, per la quale essi sarebbero disposti a ricorrere immediatamente all'uso della forza. Questa affermazione è la logica conclusione dell'analisi che Carter aveva fatto prima del ruolo del petrolio e della dipendenza americana e occidentale dal petrolio estero come di un •rischio per la sicurezza nazionale». Pur nella sua imprecisione geografica, il concetto di zona di «interesse vitale• per la sicurezza occidentale attribuito alla zona petrolifera (concetto che tanto ha scandalizzato alcuni dei sostenitori della politica della distensione come miglior forma di ritorsione) ha tuttavia un'importanza strategica discriminante. Nei confronti dell'Unione Sovietica costituisce un messaggio senza possibilità di equivoci sulle possibili reazioni americane. Nei confronti degli alleati occidentali rappresenta un invito a prendere in considerazione il denominatore comune che unisce Occidente e USA nell'assicurare la regolarità degli approvvigionamenti petroliferi, e quindi a prendere coscienza dei doveri comuni che la tutela della sicurezza in quelle zone comporta. Commentando gli avvenimenti afghani prima del discorso di Carter, l'ex segretario americano Kissinger affermava che le recenti crisi costituivano un'occasione per affrontare globalmente il problema della politica estera americana; occorre urgentemente secondo Kissinger, modificare l'immagine degli Stati Uniti all'estero, dare agli alleati un'idea precisa di quello che essi possono attendersi dalla politica americana, ma anche far avere agli Stati Uniti una idea esatta di quello che essi possono attendersi dagli alleati; ma per questo è indispensabile, secondo l'ex segretario impostare una linea politico-militare stabile. appoggiata dai due principali partiti americani e dalla comprensione dell'opinione pubblica americana e dei IL LEVIATANO TEDKENNEDY paesi alleati. Una politica quindi solo relativamente e marginalmente influenzabile dagli avvicendamenti elettorali tra un'amministrazione e un'altra. Si tratta di un'esigenza di fondo dalla quale nessun politico cieco potrà evidentemente prescindere. È proprio in base a questa incertezza che si sono determinate le profonde oscillazioni dell'opinione pubblica americana in questi mesi, che ieri sembravano dover scalzare Carter dal suo posto di presidente e oggi sembnmo invece riconfennarlo. È proprio in base a questa incertezza e a un senso generale di insicurezza che si sono trovate favorite fo Europa le tendenze a una «finlandizzazione» del vecchio continente e che trovano spazio oggi le tentazioni a una «distensione separnta», come uniche alternative ali' «appiattimento» sulla politica americana. Di fronte a questa situazione, il discorso di Carter rappresenta indubbiamente un passo nella direzione giusta; un primo segno di inversione di marcia. Dettato forse anche da esigenze elettorali, e inframmezzato quindi da concessioni all'opinione pubblica interna, il discorso risponde tuttavia a esigenze di fondo della sicurezza degli Stati Uniti e dei suoi alleati che le circostanze future non potranno modificare nelle sue strutture essenziali senza compromettere irrimediabilmente il ruolo degli USA nel mondo. Resta ora all'Europa precisare una sua linea politica, unita e determinata, che, senza appiattimenti che nessuno vuole, né fughe in avanti di distensioni separate dal sicuro esito suicida. sappia precisare i suoi necessari spazi di autonomia e le sue altrettanto necessarie esigenze di impegno per la sicurezza comune dei Paesi occidentali. Su questo è sempre più urgente fare subito il massimo possibile di chiarezza, pena la rinuncia a una necessità vitale dell'Europa e la sua conseguente rapida polverizzazione. Aldo G. Ricci 15
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