BLOCKNOT~S Di.oci scampi! AMENDOL.4, IL «DIVERSO•, È TORNATO A scrivere su «Rinascita», con parole talmente chiare che si stenta a credere che possano essere vere. In questa palude bizantina in cui ci tocca vivere, quest'uomo è troppo ruvido ed esplicito per non essere un mostro. Abituati ormai alla prosa drogata degli ideologi di partito, restiamo di sasso a leggere frasi come queste: • Molti italiani gradiscono il parlare franco, fuori del gergo incomprensibile degli addelli ai lavori. Vogliono un linguaggio schiello, che non dissimuli la realtà, per quanto ingrata essa sia e che si proponga di dire la verità o, pitì modestamente, quello che si ritiene essere la verità. Gli italiani sono sllljì di menzogne e di ipocrisie, di mezze verità, di aggiustamenti parziali». Qui c'è _ Dio ci scampi _ puzzo di illuminismo; quando poi Amendola torna a parlare del partito del/' inflazione e propone come unico rimedio efficace un aumento della produllività, è evidente che bisogna subito chiamare don Franco Rodano perché, con qualche appropriato esorcismo, ci liberi immediatamente dall'odore di zolfo del paleocapitalismo e della libera/democrazia. Amendola, il cui ultimo intervento è peraltro in tono minore rispello al precedente, arriva a dire cose che certamente faranno torcere le viscere di molte anime belle della sinistra italiana: che, ad esempio, il PCI non può, come la DC, seguire «la pratica permissiva ed assistenziale di accontentare tu/li»; oppure (orribile a udirsi!) che in una società sana conta più la maggioranza degli «uomini onesti» di «una piccola minoranza estremista o radicale, che ha coperto e copre culturalmente il terrorismo». Noi che passiamo lunghi periodi in provincia, alla periferia di Bisanzio, queste cose le sentiamo ripetere continuamente da tanti ci/ladini onesti e per nulla fascisti. Ma cosa volete che conti per gli ultraprogressisti rotocalchi e quotidiani di Bisanzio l'opinione del signor Rossi? Meglio intervistare, un giorno sì e uno no, Toni Negri e Franco Piperno. Certo, il Partito comunista non ,/o si può confondere con alcuni intellelluali esibizionisti e confusionari per i quali occorrerebbe possedere il terribile scherno di un Antonio Gramsci; il Partito comunista è una grande forza politica che ha saputo dimostrare, in diverse occasioni, tu/lo il suo senso di responsabilità. Ma allora perché_ come fa Gerardo Chiaromonte nella sua risposta ad Amendola _ continua a barcamenarsi tra riconoscimenti alle tesi politicoeconomiche del leader napoletano e ammiccamenti compiaciuti alla politica sempre più corporativa dei sindacati? Che vuol dire tornare a parlare di «una diversa e più avanzata organizzazione del lavoro», senza poi chiarire in concreto di che si trai/a? li PCI chiede di essere associato al governo per liberare l'Italia dalla verminaia di para.uiti che la stanno divorando e rime//ere cosi in sesto un sistema economico che si è inceppato. Tullo questo _ fuori di Bisanzio_ si chiama riformismo liberale e socialista. Se ne rendono conto i comunisti? Se sì, perché continuano a menare il can per l'aia? Paolo Bonetti IL LEVIATANO Unaprova di maturità T VITO SOMMATO IL DIBATTITO CHE HA PREceduto il voto della Camera dei deputati sugli euromissili, anche se annebbiato dalla tanto miserabile quanto provinciale nuvolaglia petrolifera, ha mostrato che ogni forza politica ha recitato la propria parte con coerenza. I partiti tradizionalmente favorevoli alla solidarietà occidentale hanno infatti evitato le ambiguità in cui potevano facilmente cadere, sotto la pressione _dello spettro della politica di «unità nazionale». Mentre il PSI, nella sua stragrande maggioranza, ha offerto una prova di maturità mostrando di avere ormai superato le sterili tentazioni neutralistiche. Anche i comunisti, dopotutto, hanno recitato la loro parte lodevolmente. Hanno votato contro, come è giusto, rendendo le loro brave dichiarazioni contro «la corsa agli armamenti nucleari» (speriamo di entrambe le superpotenze), contestando infine sia pure con poca convinzione, la superiorità militare sovietica in Europa. Ciò detto nessuno. ovviamente. può dichiararsi felice ed entusiasta per l'aumento dello stock di armi atomiche installate in Italia e in Europa. Ma chiunque abbia a cuore la credibilità di questo Paese di fronte alle proprie alleanze. non può che approvare il voto della Camera dei deputati. Ciò non vuol dire che si debba far passare sotto silenzio la mistificante tesi secondo la quale, con il voto favorevole agli euromissili, l'Italia ha mostrato di essere «il Paese più a destra dello schieramento più conforme all'ortodossia atlantica, nonostante che fra tutti gli altri sia il solo in cui esista un partito comunista forte di un terzo dei suffragi popolari• («La Repubblica», 7/ 12). Questa frase da sola prova quanto sia grossolano e pervicace il tentativo dei fan del compromesso storico di tenere gli italiani sotto una permanente prevaricazione politica e psicologica. Che significa quel richiamo al 30% dei voti al PCI. Che tutti in questo paese dovrcbhero genuflettersi dinnanzi alle posizioni comuniste? O che la forza del PCI dovrebbe indurre l'Italia a incrinare la sua solidarietà con i partner atlantici? Le risposte a questi interrogativi le lasciamo agli arzigogoli della pia congregazione del compromesso storico. Tuttavia non si può non contestare la tesi secondo la quale, proprio in virtù della possanza del suo partito comunista, «non sarebbe stato impossibile e disdicevole all'Italia di arrivare alla riunione di Bruxelles della NATO sotto un'autonoma posizione, salvo a verificarla in quella sede con gli altri membri dell'alleanza». A parte il fatto che in una tale riunione (come in qualsiasi riunione internazionale del resto), «autonome posizioni» si chiamano dissensi, in questo caso le «autonome posizioni» avrebbero avuto, nel migliore dei casi, l'unico risultato di produrre il sospetto. Mentre le «verifiche» fanno parte del lessico politico nazionale ma nella politica internazionale non hanno alcun significato. Dopo tutto, ci si può spiegare quale posizione autonoma, rispetto agli altri partner della NATO, può mai assumere il nostro Paese, privo com'è, come tutti vedono e sanno, di qualsiasi alternativa alle sue attuali alleanze difensive? O che forse si suggerisce di far rifugiare l'Italia dietro una qualche gonnella in un nuovo, inedito, e vorticoso giro di valzer? Gianni Finocchiaro 7
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