primi anni di applicazione della legge). faranno lezione per tre ore al giorno. Ora, un orario unico per tutti i livelli è in aperta contraddizione con la strullura articolata che è propria di ogni tipo di insegnamento universitario. A parte le discipline sperimentali, nelle quali è anche più evidente la distanza fra la lezione ex-cathedra e l'esercitazione di laboratorio, anche negli studi letlerari tenere una lezione su Catullo è cosa ben diversa dal fare una esercitazione di latino scri110, con relativa versione e correzione. La prima suppone la mobilitazione di una somma di conoscenze filologiche e le11erarie allraverso un impegnativo lavoro (e tempo) di preparazione; la seconda richiede essenzialmente l'applicazione di tecniche istituzionalmente già possedute. L'orario uguale di lavoro per i professori ufficiali. che hanno la responsabilità di un cor o di insegnamento, e per i loro collaboratori. normalmente chiamati solo a un lavoro di applicazione e di esercitazione. significa dunque che ai professori si imporrà un impegno più gravoso, allontanando dalla ricerca proprio coloro che nella ricerca avevano mostralo di sapere raggiungere risultati di maggiore rilievo. . Ma una volta che tale orario venga adollato (e scontalo l'effello dissuasivo che esso avrà su tulli i migliori, deviandoli verso istituti e centri di ricerca meno dispersivi delle loro energie) occorre aver chiaro che esso richiede una università di tipo interamente diverso. Trentamila professori ufficiali a fronte di novecentomila studenti significa un rapporto teorico docenti-studenti di I :30, che di fatto nelle facoltà più frequentate si stabilizzerà su I: 15o I :20 ma in altre si alzerà a livelli di I :6 o I:9. E soprattutto, una allività didattica commisurata a orari individuali sei volte più elevati di quelli attuali (che prevedono, come era nella gran parte delle università del mondo, tre ore di lezione la settimana). con un numero di corsi più che raddoppiato, può aver senso solo se si articolerà in una serie di iniziative e di modalità di insegnamento che necessariamente richiedono la presenza e la partecipazione attiva degli studenti. Esercitazioni e lavori scrilli potranno essere didallicamente utili, accanto a corsi e seminari: ma fino a quando la frequenza non sarà obbligatoria essi verranno disertati dagli studenti che non amino sottoporsi a queste forme più intensive di apprendimento. Che senso ha dunque imporre una mole di attività didallica tanto accresciuta se non si ha il coraggio e la coerenza di introdurre anche l'obbligo di frequenza per gli studenti? Se questo si facesse l'università assumerebbe la fisionomia di un 6 superliceo, e può darsi che in tal modo riuscirebbe anche a funzionare meglio come università di massa. Ma preliminarmente bisognerebbe farla finita con la mitologia dello studente lavoratore, del dirillo allo studio. delle centocinquanta ore ecc. Non pare che nessuno sia disposto all'impresa: ma finché nessuno è disposto. imposizioni come questl' hanno solo un carallere vessatorio e punitivo ai danni dei livelli più elevati della cultura nazionale. Altra perla. lo speciale articolo sulla sperimentazione. Se c'è una cosa cli cui le nostre università non hanno bisogno. specie in un momento come questo. di gravissima carenza di autorità a tulli i livelli, è proprio la sperimentazione, che nell'ultimo decennio è stata il veicolo dei peggiori abusi e degli egoismi meno giustificabili: a non parlare delle inaudite strumentazioni politiche. Ma la sperimentazione consentirà di far rivivere il mitico dipartimento, di allribuire la chiamata dei professori ordinari ad assemblee aperte a tulio il personale, di affidare la direzione degli istituti a docenti incaricati o associati. Riprende. insomma. la marcia verso l'assemblearismo controllato da partiti e sindacati. a maggior gloria di coloro che non conoscono vie migliori per dare la scalata all'università. Nessuna indagine. naturalmente, sulla compatibilità dei nuovi organici del personale docente con la disponibilità di aule e allrezzature, e tanto meno su quella di studiosi qualificati nei vari seuori: sola vera preoccupazione quella di salvaguardare gli ignoranti, compresi gli stabilizzali che non supereranno le prove di idoneità, ai quali è comunque assicurato un decennio di permanenza nelle funzioni auuali, «con lulli i diritti e le possibilità loro riservati dall'ordinamento tuttora vigente~. Col che si annulla. di fatto, il valore delle prove, perché nessuno potr.l allontanare i bocciati dai loro posti. quando saranno trascorsi altri dieci anni. Si dice che il ministro Valitulli voglia dimellersi, e sia stato distolto finora solo dalle pressioni del suo partito. Sono questioni in cui non entriamo. ma che bastano a mostrare di quale entità siano le distorsioni introdotte nel disegno di legge originario. E' un fallo che sinora la disallenzione dei più è servita egregiamente alle minoranze prevaricatrici ed ai profittatori. La Camera inizierà la discussione della legge nei prossimi giorni. Speriamo che ciò valga a scuotere i molti che hanno sonnecchiato finora. Fino al 31 dicembre l'abbonamento al Leviatano è più conveniente Chi si abbona entro il 31 dicembre 1979 paga solo 10.000 lire l'abbonamento fino al 31 dicembre 1980 Conto corrente postale n. 58761008 Intestato a «Il Leviatano» via dell'Arco di Parma 13 - 00186 ROMA /8 DICEMBRE 1979
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