Il Leviatano - anno I - n. 7 - 18 dicembre 1979

AREA LAICA La diversità ' . e necessana, /,intesa è possibile Intervista con VALERIO ZANONE ONOREVOLE ZANONE, QUALI SONO SECONDO U:/ le differenze tra i partiti delle aree di democrazia laica e di democrazia socialista? E' possibile una maggiore intesa tra questi partiti? Per brevità rispondo, me ne scuso, in forma schematica: A - Per «area di democrazia laica» intendo l'area dei partiti che, quantunque differenti per tradizione e per tendenza, hanno in comune almeno, l'avversione contro le tendenze dogmatiche, confessionali, autoritarie e propugnano un sistema politico dialettico e non consociativo. B - L'area di democrazia laica comprende due famiglie politiche diverse, la democrazia liberale e la democrazia socialista; esse non devono smarrire, per la ricerca di un accordo, le proprie rispettive identità; devono sostenere ciascuna le proprie ragioni se vogliono seriamente intendere anche le ragioni dell'interlocutore; devono restare ciascuna fedele ai propri principi ma per usarli da occhiali e non da paraocchi: è utile avere principi fermi per guardare più lontano, non per lasciarsene accecare. C - Fra democrazia liberale e socialista la diversità è nell'aggettivo, ma il sostantivo è comune. Nel liberalismo c'è una spinta a salire, a guadagnare per sé e per tutti un grado più alto di libertà; nel socialismo c'è una tensione orizzontale a imprimere alla società civile caratteri di più giusta eguaglianza. Da un lato le libertà dei cittadini, dall'altro lato i diritti dei lavoratori. Ma è finita da molto tempo la contrapposizione fra questi due elementi. C'è fra liberali e socialisti il sostantivo comune della democrazia. Nel nome della democrazia, i socialisti sono tenuti a ricercare il nuovo assetto sociale nel rispetto delle regole del gioco, cioè in una cornice istituzionale garantista e pluralista; e i liberali sono tenuti a deporre ogni accezione oligarchica del significato di libertà, a intendere (come è pienamente possibile) la libertà di ciascuno come opportunità per tutti. Fra democrazia liberale e democrazia socialista la diversità è necessaria ma l'intesa è possibile. lo non ho mai fatto mistero di lavorare per questa intesa. Come giudica la freddezza del Partito repubblicano per una intesa di •area laica•? Lei ha guardato con attenzione e interesse al •nuovo corso• craxiano. Come giudica gli interventi degli ultimi mesi? In particolare ritiene si pos.sa parlatt di un riavvicinamento del PSI al PCI? Ho visto l'intervista di Spadolini sul «Leviatano» del 4 dicembre: era davvero indispensabile risalire tutto il corso della storia patria a ricercare, nelle vicende dell'organizzazione partitica, gli appigli per una puntigliosa scissione delle coscienze? Parrebbe che per Spadolini il partito di Giscard, che è una concentrazione mezzo liberale e mezzo conservatrice, abbia meriti progressisti perché si chiama «repubblicano» e non «liberale». A chi e a cosa può servire questa disputa filologica? Quanto alla svolta socialista compiuta da Craxi, non sono stato fra coloro che hanno gridato allo scandalo per l'incontro d'autunno fra comunisti e socialisti: non mi sembra scandaloso che i due grandi partiti della sinistra abbiano qualcosa da dirsi. Ma ieri, con la votazione per l'armamento atlantico sul teatro europeo, si è compiuta la prima scelta politica importante dell'ottava legislatura; e non mi pare che essa abbia segnato un ravvicinamento fra PSI e PCI, sul problema fondamentale della collocazione italiana nel quadro internazionale. In ogni caso, un'ipotetica intesa di area laica non sarebbe in grado di assumere il governo da sola. Rimarrebbe perciò il problema di una maggioranza di governo di cui faccia parte la DC. In che modo questa si distinguettbhe dalle esperientt governative di centro e di centro-sinistra, nelle quali la OC ha avuto un peso schiacciante? lo non penso a una intesa laica per governare contro la DC o senza la DC. Riconosco che, nell'arco del futuro prevedibile, la funzione di governo del partito democristiano è ineliminabile. Però, in oltre un terzo di secolo, il regime di governo diretto dai democristiani ha perduto stabilità, e la stabilità oggi può essere trovata solo alla condizione di un nuovo equilibrio, un equilibrio che riduca la sproporzione tra democratici cristiani e democratici laici. E' in atto, e non da ieri, una eclisse dell'egemonia democristiana. Il decadimento del carattere egemonico del potere democristiano si può datare almeno a partire dal risultato del referendum sul divorzio, e il contraccolpo elettorale provocato nel 1976 dal rigetto del «fattore K» ha spostato il processo nel tempo più che nella tendenza. Si avverte per molti segni che la prevalenza numerica democristiana è una forma di dominanza che va perdendo i connotati dell'egemonia. Dunque, il tempo per un accordo fra democratici cristiani e democratici laici più equilibrato e perciò più stabile, si avvicina: ma se ci si vuole sottrarre all'egemonia della DC, occorre costituire nell'area di democrazia laica un arco di idee e consensi comparabili alla latitudine dell'interclassismo democristiano: e questo si può fare soltanto con un accordo fra liberali e socialisti. Paradossalmente, l'indicazione delle affinità oossibili fra i partiti di democrazia laica sembra 18 DICEMBRE 1979

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