Il Leviatano - anno I - n. 7 - 18 dicembre 1979

EDITORIALE L'innocenza degli amici A PROPOSITO DELLE TANGENTI SUL PEtrolio saudita, abbiamo visto qualche politico, a torto o a ragione sospettato d'essere implicato nello scandalo, far appello alla «presunzione di innocenza», il principio recepito dall'articolo 27 della Costituzione italiana e fondamento irrinunciabile dello Stato di diritto: quel principio in virtù del quale è colpevole solo chi sia stato riconosciuto tale con sentenza definitiva (non più appellabile) mentre è invece da presumere innocente, fino a prova contraria, chi sia solo sospettato, o imputato, ma non ancora condannato. Non è la prima volta che politici coinvolti in casi di corruzione pretendono di avvalersi di tale principio. Mario Tanassi, se non ricordiamo male, lo citò nella propria autodifesa nella seduta parlamentare che doveva rinviarlo a giudizio presso la Corte costituzionale; lo stesso fece Giovanni Leone, in un'intervista pubblicata pochi giorni dopo le sue dimissioni da presidente della Repubblica. Il fatto che, ancora una volta, a quel principio i politici facciano appello, senza che nessuno faccia rilevare che esso attiene a tutt'altre circostanze, ci induce a riaffermare che la presunzione di innocenza, principio fondamentale per la salvaguardia della libertà del cittadino. è inapplicabile invece al politico. O meglio. che esso si applica anche al politico, ma solo in quanto cittadino, in quanto soggetto alle stesse norme penali del cittadino, ma non al politico in quanto politico. Chi pretende di applicare al politico la presunzione di innocenza non tiene conto, in realtà. che. in democrazia. il politico è un rappresentante, un mandatario del popolo. dell'elettore. li suo è dunque un compito fiduciario, e per di più a termine. Ora. se il mandante sospetta il mandatario di aver tradito la sua fiducia, e per questo, pretende che sia legalmente perseguito, è evidente che il mandatario ha il diritto di difendersi dalle accuse e di far valere la presunzione, fino a prova contraria, della sua innocenza. Ma ciò vale perché il mandatario cessa di essere tale e ritorna cittadino. La presunzione di innocenza, indiscutibile in sede penale, non può essere fatta valere per pretendere che ilmandante mantenga o rinnovi il mandato. cioè la fiducia. Cerchiamo di spiegarci meglio. Supponiamo che, dovendo partire, io nomini come procuratore per i miei affari un amico e che poi venga a sapere che si tratta di persona che frequenta 1 abitualmente una congrega di notori truffatori. Se questo procutatore. malgrado le sue amicizie, non ha tradito il mandato da me aflìdatogli, per esempio vendendo le mie cose a prezzi irrilevanti o acquistandone a prezzi esorbitanti, è evidente che non potrà essere perseguito penalmente in alcun modo, non essendo reato l'essere amico di truffatori. Ma anche se penalmente non sarà perseguibile, ciò non di meno, avuta notizia delle sue amicizie, io mi affretterò a revocargli la procura, cercando, la prossima volta che avrò bisogno di un procuratore, di compiere una scelta più oculata. E la persona che da me ha ricevuto la procura non potrà certo pretendere che io gli rinnovi la fiducia per il solo fatto di non avermi ingannato. Qualche giorno fa ci è stato raccontato che il nuovo palazzo delle commissioni del parlamento svedese è stato costruito con le pareti di vetro, sicché ogni cittadino, dalla strada, può vedere quali deputati siano al lavoro, e per quanto tempo, e con quale lena: una traduzione architettonica di una vecchia immagine di come dovrebbe essere la pubblica attività. Ora è chiaro che, per il cittadino, invece, il diritto alla privacy, a fare in casa propria ciò che vuole, è, anch'esso, diritto primario e inalienabile. Un diritto che vale anche per il politico: ma che vale per il politico in quanto cittadino, non in quanto politico. In quest'ultima veste egli ha invece il dovere di agire, appunto, in una «casa di vetro». Se dunque il cittadino può pretendere la piena vigenza della presunzione di innocenza. il politico. quand'anche solo l'ombra di un sospetto aleggi intorno al suo nome, ha il dovere di far di tutto perché ogni nube si dilegui, ha il dovere di facilitare l'accertamento della verità, deve agire insomma come se valesse una presunzione di colpevolezza; trincerarsi dietro la presunzione di innocenza significa invece mostrare l'arroganza del potere, cioè la pretesa che si sia in presenza non di un potere delegato, ma di un'incontrollata investitura. Per non dire dell'atteggiamento di certa stampa, che a questa arroganza dà manforte per motivi di pura convenienza politica. Quando ad essere sospettati erano personaggi ritenuti nemici politici, ogni amalgama, ogni allusione, ogni amicizia, ogni diceria sembrava potesse esser lecito utilizzare per avvalorare i sospetti e /8 DICEMBRE /979

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