PETROLIO CELSO DESTEFANIS La dipendenza energetica CHE L'ITALIA, PIÙ DI QUALSIASI ALTRO PAEse europeo, appaia minacciata dalla scarsità di petrolio. con il rischio di un inverno al freddo, del fermo delle macchine, di una produzione al rallentatore, sembra un dato di fatto. Che l'Italia si dimostri particolarmente vulnerabile alle tensioni di una crisi effettiva, anche se esagerata nei suoi effetti. è altrettanto evidente. Quali sono dunque i termini quantitativi mediante i quali si può misurare la particolare condizione di inferiorità dell'Italia? Negli anni successivi alla crisi di Suez, una relativa autonomia energetica poteva essere conseguita mediante il lancio tempestivo di un programma nucleare. La scelta prevalente (e allora lo spauracchio ecologico era pressoché inconsistente) fu, invece, per l'espansione degli impianti termoelettrici, il cui funzionamento è stato duplice fattore di dipendenza: per l'approvvigionamento dal1'estemo e per l'assorbimento obbligato dei prodotti congiunti dell'olio combustibile (in primo luogo la benzina per autovetture). La nazionalizzazione del1' energia elettrica, invece di determinare una politica più lungimirante, si risolse in uno spreco di risorse (sia per gli indennizzi, sia per gli investimenti pubblici). Da questa scelta miope si sviluppò un ben preciso andamento dei consumi e degli investimenti negli anni sessanta, i cui beneficiari sono identificabili con chiarezza. La seconda fase cominciò a profilarsi già all'inizio degli anni settanta, quando appariva impossibile il mantenimento indefinito del prezzo del petrolio ai livelli bassissimi fino allora praticati e, di conseguenza, appariva estremamente rischioso qualsiasi programma di industrializza7ione hasato sull'ipotesi di energia «a prezzo O». L'andamento, in quantità e in valore. delle importazioni di greggio negli anni dal 1970 al 1978 manifesta una certa elasticità (anche se la caduta dopo il 1974 può essere spiegata con la contrazione delle attività di raffinazione per conto terzi). 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 16 Importazione di greggi di petrolio Tonnellate 112.082.258 115.246.315 119.456.958 125.798.248 117.449.895 94.443.439 98.997.505 99.740.178 107.837.604 Milioni di lire 1.115.034 1.420.345 1.427.782 1.983.636 6.273.362 5.354.646 7.461.768 8.615.202 9.141.968 La somma della spesa petrolifera nei nove anni considerati ammonta (in lire correnti) a 42. 793.743 milioni di lire: naturalmente le lire forti del 1970 non solo le lire svalutate del 1978. C'è quindi un tasso di crescita molto più accentuato dei dati in valore che di quelli in quantità; anche confrontando le importazioni del periodo gennaio-agosto 1979 con quelle dello stesso periodo del 1978, si constata che le quantità sono cresciute del 6,9% e i valori del 23.7%. Il graduale assorbimento degli effetti negativi della dipendenza energetica è avvenuto grazie all'aumento delle esportazioni. che hanno compensato il saldo negativo petrolifero: si è così passati da un saldo passivo di 6.919.8 miliardi nel 1974 ai 348,3 miliardi del 1978. Nel 1974. tuttavia, si presentò l'occasione di modificare, sia pure parzialmente e lentamente. la situazione di dipendenza energetica: l'accettazione delle cosiddette misure di austerità, per quanto in pratica solo simboliche. faceva sperare in una presa di coscienza della necessità di una svolta di politica economica che potesse. contemporaneamente. arrestare il processo inflattivo, offrire beni e servizi a basso contenuto energetico (case e salute. per esempio), avviare il programma nucleare già impostato: Germania e Giappone, in fondo, l'hanno fatto con qualche vantaggio. Il corso delle cose andò invece. ancora una volta. diversamente: «il blocco storico• interessato a mantenere l'iperconsumo energetico. la mobilità nevrotica e la febbrile espansione dei consumi riuscirono a spazzare via i timidi accenni di serietà. riprendendo il saccheggio del patrimonio nazionale. Oggi c'è un'altra occasione. anche se le circostanze sono più gravi e le forze da combattere più potenti. Anzitutto. quale che sia il giudizio che si voglia dare del ruolo dell'ENI ai tempi di Mattei. lo strumento - così mastodontico e vulnerabile - appare oggi chiaramente obsoleto: e poiché non vale certo la pena di pagare un prezzo più alto per ricevere il petrolio con l'etichetta del cane a sei zampe invece che con quella delle grandi compagnie. sembra necessario far ricorso a un pluralismo di operatori (come anche il recente episodio delle «tangenti• sembra suggerire). In secondo luogo è da notare che le difficoltà attuali sono sempre meno dominabili nell'ambito nazionale, quando persino l'ambito comunitario si rivela inadeguato. Infine è da osservare che. mentre nell'Europa dei nove si è verificata una contrazione dei consumi e delle importazioni. negli Stati Uniti l'andamento è del tutto diverso: 1973 1978 Importazioni Consumi (milioni di tonn. di petrolio) USA Europa USA 160 600 785 350 480 850 Europa 510 470 Tutta l'austerità del mondo vale poco quando gli USA, aumentando in misura così cospicua i consumi e soprattutto le importazioni. premono sul mercato facendo lievitare i prezzi e. nel contempo, svalutano sistematicamente la loro moneta, mezzo di pagamento. finora, del petrolio. Le linee di fondo di una politica realistica potrebbero, per concludere, essere così sintetizzate: a) avvio effettivo del programma nucleare; b) soppressione o ridimensionamento dell'ENI: c) iniziativa comune europea verso gli USA per ottenere un comportamento più responsabile. /8 DICEMBRE 1979
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