sospetto che per Burgess la categoria che gli preme maggiormente menere in guardia contro la dittatura sindacale siano le educande: alla gente normale basta molto meno. Esilitrante e degna di mal,!gioresviluppo invece, la trovata dei giovani teppisti ultraviolenti che parlano latino, sempre in caccia di vecchi professori buttati fuori dalle scuole di Stato, in grado di insegnare loro un po' di greco, metafisica medioevale ed altre inutilità bandite dalle scuole sindacalizzate. Un'idea per il ministro Valitutti! 1984&1985 occuperà a buon diritto l'ultimo posto nella serie impressionante di cattive utopie che affollano la letteratura di questo secolo. Già nel 1922 la prima rivoluzione proletaria produce dal suo seno quel Noi di Zamjatin, rivoluzionario e amico di Gorkij, che sarà poi il modello per tuni: gli uomini chiamati per numero e le case di vetro. Nel '31 è la volta di Huxley col Bel Nuovo Mondo, utopia scientifica dove gli uomini vengono programmati dallo Stato biologicamente, mediante fecondazione artificiale. Dello stesso genere sono le satire scientifiche di Wells come La macchina del tempo. Quindi il 1948 è l'anno di /984 che Orwell voleva intitolare proprio /948, ciò che non gli fu permesso. Metà del libro di Burgess è dedicato a /984 e ne costituisce nello stesso tempo un'interpretazione e una confutazione. Finché saranno vivi i mostri che campeggiano in queste cattive utopie, per noi questi libri saranno importanti, anche se di dubbio valore letterario. Quello che possiamo fare è far sl che diventino sempre meno importanti. Ma prima ancora di questa alluvione in prosa. un poeta ligure Eugenio Montale. ventenne e presago. aveva serino: «Non chiederci la parola ... ... che mondi possa aprirti. ... codesto solo oggi possiamo dirti. ciò che 11011 siamo, ciò che non vogliamo». Questo epitaffio, per un secolo che ha scatenato più mostri di quanti abbia poi saputo domare, dimostra come a volte un poeta, senza vedere, intende più di chi ha visto senza intendere. I IL PRINCIPE IN REPUBBUCA I dibile ciclo di tempo, non è chiamato ad esprimere l'esecutivo né a revocargli la fiducia. Escluso dunque il jeu de massacre, esclusi i tombeurs de Ministéres, la sua autorità è interamente condizionata dalla sua rappresentatività. Ora, è sicuramente contrario all'interesse dell'Europa che aree di opinione, e talora anche aree etniche minoritarie, siano escluse dalle sue istituzioni rappresentative. Non si tratta dello scrupolo di tutelare i deboli, o i marginali. Si tratta di riconoscere che una corrente politica operante a livello europeo vede indebolito il suo signi• ficato quando appaia la proiezione di un singolo interesse nazionale, o della combinazione di interessi di due-tre nazioni. Minoritaria nel proprio paese, una tendenza può però rappresentare l'articolazione locale di una grande corrente europea. Ottenerne il sacrificio ricorrendo a meccanismi di ingegneria elettorale è sottolineare, esaspedi PiWw Ungari Soffocano le minoranzeeuropee Sotto i cieli lividi di Bruxelles, la gran macchina delle commissioni e sottocomitati del Parlamento europeo si è messa in moto per elaborare, a tempi serrati, il nuovo diritto elettorale uniforme per il 1984. Se l'operazione va in porto, quelle del 10 giugno saranno state le prime e le ultime elezioni dominate da leggi nazionali. Già si contende intorno a una prima linea di conclusioni: la proposta Damseaux tende a uniformare, il sisttma sull'~istente bas,e franco-tedesc.a. In sintesi. la Gran Bretagna dovrebbe rinunciare al prediletto collegio uninominale a un sol turno senza ballottaggio, l'Irlanda al suo peculiare metodo del voto unico trasferibile, e così di seguito, per convergere verso il principio proporzionaJistico puro, sì, ma temperato dal barrage, che esclude dal riparto dei seggi le liste che non abbiano conquistato almeno il cinque per cento dei voti. Traspare anche qualcosa più di un'inclinazione verso liste rigide, senza «preferenze•, sicché, come in Francia, il deputato europeo sia piuttosto l'eletto degli stati maggiori di partito che l'eletto del paese. Un po' come se al •listone unico• delle elezioni italiane del 1929 ne fossero sostituiti quattro, in concorrenza reciproca ma, come quello, da accettare o rifiutare in blocco. Le preoccupazioni immediate che questa tendenza autorizza si collegano in gran parte alla percezione che qui si giochi, in gran parte, la reale costitu• zione politica della futura Europa. Nelle democrazie rappresentative, la legge elettorale è parte integrale della costituzione, non di rado più stabile della costituzione stes.sa. Determinare indirettamente, per suo mezzo, la configurazione politica della futura assemblea e la struttura interna dei grandi raggruppamenti politici che ne sono i pilastri di sostegno, è condizionare in profondità tutta la dinamica dell'istituzione comunitaria. La barre. ad esempio, farebbe cadere tutte o quasi tutte le foglie del cosiddetto gruppo misto (che non ha statuto e prerogative di gruppo), e più di una foglia collaterale dei gruppi veri e propri: socialista, liberaldemocratico, •popolare», conservatore, gollista, comunista. Ciascuno vedrebbe ridotta, o minacciata, una quota-parte della sua rappresentatività plurinazionale. Nasce qui il dissenso di ordine costituzionale profondo. Anzitutto: la giustificazione di questo tipo di congegni, quanto ne diremo una, è quella di favorire la stabilità dei governi assicurando stabilità alle strutture partitiche e rendendo virtualmente impossibili avventure scissioniste. Ma il Par• lamento europeo, per un lungo preve- ' randolo, un oligopolio locale che non ha ragion d'essere a livello europeo. li grande argomento è che occorre pagare un qualche prezzo per restituire, ad esempio, ai liberali britannici, che l'attuale sistema esclude da Strasburgo nonostante raccolgano il quindici per cento del suffragio nazionale, il loro diritto a sedere in quell'aula. Rispetto a questo obiettivo di giust.izia elettorale, il sacrificio delle minoranze gallesi o scozzesi appare un prezzo minimo; quelli di minoranze continentali un avvenimento lontano, e in ogni caso un utile espediente per purificare fra l'altro l'atmosfera da scomodi e vociferanti contestatori. Ma un prezzo a chi? La cristianità. un tempo, da\la vita· speciali confraternite per riscattare gli schiavi dai •turcheschi•. Non c'è ragione, ora, di pagarne uno agli oligopolisti europei. Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 17737del 6 luglio 1979. Prezzo: lire 500. Arretrato: il doppio. Abbonamenti: annuo lire 20.000, semestrale lire I 1.000. Versamenti sul conto corrente postale n. 58761008 intestato a •Il Lel'iatano - via dell'Arco di Parma 13 - 00186 Roma•. Stampa SO.GE.MA. srl., via di Santa Seconda, 28 • 00186 Roma - Tel. 6960745 • Sped. abb. posi. gr. 2n0o/o - Progetto Jtraficodi Carla Volpato - Edizioni coop. a r.l. •li Leviatano• - Presidente prof. Rosario Romeo - Anno I, n.7 IL LEVIATANO 15
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