Il Leviatano - anno I - n. 7 - 18 dicembre 1979

Evidentemente no. Come ha dichiarato ali' «Europeo», Spadolini punta infatti su Amendola, che incarnerebbe all'interno del PCI il rigorismo economico di La Malfa. Se non che, quasi a farlo apposta, in un secondo intervento su «Rinascita», Amendola ha precisato di non aver mai sostenuto che il PCI debba prestarsi a favorire il superamento della crisi per consentire all'attuale meccanismo di sviluppo di riprendere a funzionare. La crisi costituisce invece, secondo Amendola, un'occasione quanto mai opportuna per «inserire elementi di socialismo» nella società italiana. A Franco Rodano, che su «Paese Sera» gli aveva aspramente ricordato che il socialismo va necessariamente edificato «sulle macerie del vecchio ordine», Amendola sembra anzi ormai concedere tutto, quando scrive: «L'Italia si può salvare solo trasformandola. Nessuno può pensare di spegnere l'incendio per ricostruire la vecchia casa ormai caduta in rovina». Certo, sarebbe davvero una gran bella cosa, se coloro che hanno appiccato l'incendio e seguitato per decenni a menar colpi all'edificio, per potersi impadronire dell'area e costruirvene un altro al suo posto; vista la pericolosità dell'impresa e convintisi dell'assoluta impraticabilità del vecchio progetto alternativo, un tempo portato alle stelle come il non plus ultra dell'ingegneria sociale; si mettessero all'improvviso, con lo stesso zelo, a collaborare con i pompieri. Ma così purtroppo non è. Tra i guastatori vi sono dubbi, crisi di coscienza, divergenze, non diciamo di no; ma nessuno veramente disposto ad agire in base al principio che quando la casa brucia la sola cosa da farsi è spegnere l'incendio al più presto. Poiché Spadolini è certamente d'accordo con noi nel ritenere che «la vecchia casa», benché dissestata, in fiamme e sul punto di crollare, è tuttavia ancora in piedi e merita di essere salvata, logica vorrebbe che andasse a cercare i suoi alleati fuori del PCI. Per giustificare come dettata dalla necessità la scelta di cercare i pompieri tra gli incendiari, il segretario del PRJ, che non per nulla al secolo è un professore, la fa precedere da un disinvolto excursus di storia patria, dal quale emerge che due sole forze avrebbero contribuito a costruire in Italia la democrazia liberale, e avrebbero perciò le carte in regola per salvarla e consolidarla, il PRI e il PSI. Siccome il PSI è unito da mille nessi al PCI, e non vuole del resto andare al governo avendo il PCI all'opposizione, il PRI sarebbe obbligato anche per questo ad escludere realisticamente la «chiusura al PCI», che lo lascerebbe a confrontarsi con la DC senza alleati laico-democratici quanto lui. Così si dimentica però che il PSI, per gran parte della sua storia e nella maggior parte delle sue componenti, ha esercitato un ruolo destabilizzante sul contrastato processo di formazione della democrazia liberale in Italia, che ha avuto i suoi momenti fondamentali invece in Giolitti e IL LEVIATANO in De Gasperi, i quali furono combattuti senza risparmio nell'opera loro dell'anima massimalista del socialismo di Enrico Ferri, Arturo Labriola, Benito Mussolini, Pietro Nenni, e se trovarono appoggio in campo socialista, questo venne dai riformisti di Filippo Turati e di Giuseppe Saragat, soprattutto del Saragat che nel 1947evitò che tutto il socialismo italiano si compromettesse con l'ignominia totalitaria. La tradizione del PRI è del resto anch'essa tutt'altro che univoca in senso democratico-laico. Operavano forse per la democrazia di tipo lamalfiano quei repubblicani che. con alla testa Pietro Nenni. alleati agli anarchici di Malatesta e ai socialisti di Mussolini, costruirono nel 1914le effimere repubblichette sociali di Romagna durante la settimana rossa? O non è invece vero che ciò che c'è di sano nell'edificio della società italiana è riconducibile alle grandi matrici del liberalismo, laico e cattolico, monarchico e repubblicano, e del riformismo sociale; mentre ciò che v'è di malato deriva dal massimalismo, socialista repubblicano cattolico comunista. e dall'anarchismo vecchio e nuovo? E curare non significa forse secondare l'opera della parte sana dell'organismo, chiudendo invece all'ulteriore penetrazione dei bacilli di infezione? UGOLA MALFA JJ

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