I FISH-EYE Gli e"ori sono sempretecnici UN RECENTE DISCORSO DI BREZNEV HA ATtratto l'attenzione dei commentatori: un discorso molto duro, pieno di critiche fatte con nome e cognome a una serie di ministri (per le ferrovie, l'industria pesante, l'industria alimentare, l'energia elettrica, ecc.) indicati come i responsabili del marasma economico, delle difficoltà negli approvvigionamenti, del declino della già bassa produttività. E' stato un discorso che ha messo sotto accusa senza mezzi termini l'intera classe dirigente degli specialisti, dei manager. dei tecnici sovietici. Molti commentatori hanno interpretato queste critiche come un fatto nuovo nel costume politico sovietico, del quale è difficile per il momento indicare esattamente la portata e gli sviluppi. Ci permettiamo di dubitare della novità del/' avvenimento. Scorrendo a volo d'uccello la storia sovietica dalla rivoluzione a of?gi. vi è infatti solo l'imbarazzo della scelta per trovare infiniti precedenti al discorso di Breznev e al metodo che vi è adottato. Tutta l'industrializzazione forzata del periodo staliniano, per fare un esempio, è infatti costellata di denuncie di sabotaggi della produzione realizzati dai tecnici del 'epoca; oggi alla parola « sabotaggio» si è sostituita quella di «inefficienza», ma il risultato non cambia. Lo stesso è avvenuto sotto Chruséev con le cosiddette «terre vergini». La storia sovietica è un susseguirsi di errori tecnici, ai quali non si accompagnano mai errori politici, perché questi ultimi dovrebbero chiamare in causa il partito. Nel partito possono annidarsi singoli traditori, ma la sua linea politica è sempre giusta; l'errore è dei tecnici che sbagliano ad attuarla. Come i sovrani assoluti del passato, il partito, che pure controlla tutto e cui tutto fa capo, non risponde mai di nulla. Un discorso assolutamente tradizionale e prevedibile quindi, quello di Breznev, vecchio quanto il sistema. Un discorso che conferma tuttavia dove si trova sempre e per intero il centro del potere sovietico. Senzafunerale LA NOTTE DEL 2 DICEMBRE È MORTO A PRAga Frantisek Kriegel, una delle figure più note della «Primavera di Praga» e del movimento di opposizione sviluppatosi in Cecoslovacchia dopo l'occupazione sovietica. Kriegel era nato nel 1908 e si era iscritto al partito nel 1924. Come medico aveva prestato la sua attività, oltre che in patria. in Spagna durante la guerra civile, in India, in Cina e a Cuba. Viceministro della sanità dal 1948, era poi caduto in disgrazia durante le persecuzioni stai:niste. Durante la «Primavera» venne nominato Presidente del Fronte Nazionale. Portato a Mosca assieme agli altri dirigenti cecoslovacchi durante i drammatici giorni IL LEVIATANO dell'invasione sovietica, Kriegel si rifiutò di firmare gli accordi di Mosca, che sancivano la presenza delle truppe del Patto di Varsavia sul territorio cecoslovacco. Fu quindi tra i primi ad essere espulso dal partito nell'aprile del 1969, al momento del cambio della guardia tra Husak e Dubcek. Costretto anche ad abbandonare la professione medica, nel 1977 Kriegel fu uno dei promotori di 'Charta 77' e continuò a svolgere un ruolo attivo nel movimento per la difesa dei diritti umani e civili. Sottoposto a continue minacce e restrizioni della libertà, al punto che era diventato quasi impossibile fargli visita, Kriegel aveva subìto un primo infarto già nel settembre scorso. Nelle difficili condizioni in cui viveva, il nuovo attacco cardiaco gli è stato fatale. Non vi è stata alcuna cerimonia funebre per Kriegel, in quanto le autorità si sono rifiutate di discutere la possibilità di concedere qualsiasi tipo di autorizzazione. È caduto il muro PER UNA COINCIDENZA, IN QUESTI GIORNI È stato presentato in Italia il rapporto di Amnesty fnternational sul Gulag cinese e, contemporaneamente, è giunta da Pechino la notizia che il muro di Xidan (o muro della democrazia) aveva cessato d1 «spargere veleno», come si erano espresse le autorità cinesi ultimamente. Un fanno fa, il 27 novembre /978, Deng Xiaoping aveva definito il muro della democrazia, •una cosa huona». E da allora si erano moltiplicate le denunce sul muro attraverso i dazebao · denunce spesso commissionate e attraverso le qu~li si sviluppava la lotta al vertice cinese; denunce altre volte provocatorie, affisse allo scopo di giustificare qualche repressione; ma anche denunce spontanee che mettevano in discussione non solo la «banda dei quattro», ma le basi stesse del sistema. Come durante la «Rivoluzione culturale» le guardie rosse, mobilitate da Mao contro le strutture del partito, dovettero poi essere a loro volta represse (una volta raggiunti gli scopi) perché erano sfuggite al controllo; così oggi gli «spazi di democrazia» aperti nella lotta alla «banda dei quattro» devono rapidamente essere chiusi perché il ruscello non diventi un fiume in piena. Difficile dire se la decisione di chiudere il muro, presa dal Comitato Municipale di Pechino, rappresenti 1111 episodio della lotta interna o ne segni piuttosto lafine e la consacrazione di un equilibrio definito. Certo è che alle «Quattro modernizzazione» del nuovo corso è ormai evideme che non ve ne saranno da aggiungere altre nella struttura del sistema politico. Come si legge nell'ultimo manifesto appeso al muro, al vertice del partito «c'è gente che ritiene che il muro sia una concessione al popolo, da revocare se il popolo non si comporta bene». a.g.r. ii] Il
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==