Il Leviatano - anno I - n. 6 - 11 dicembre 1979

EDITOR/AL.E Occidente disunito .. E ANCORA lA CRISI IN IRAN CHE AITRAE principalmente l'attenzione sulla scena politica mondiale. La drammaticità di quanto avviene a Teheran, l'oltranzismo degli «studenti» e di Khomeini, il fatto che non si intravedano vie d'uscita diplomatiche, ora il rifiuto del Messico di accogliere nuovamente lo scià, che complica una situazione già molto aggrovigliata, ci hanno fatto parlare, nello scorso numero, di una possibile «Sarajevo in Iran»; anche il «Corriere della sera» del 2 dicembre ha titolato il fondo di Alberto Ronchey: «Teheran come Sarajevo». Argomenta Ronchey: «Già l'Iran post-rivoluzionario è privo d'un governo effettivo, se anche il potere simbolico di Khomeini verrà travolto nel caos, una delle due superpotenze sarà presto attratta a colmare quel vuoto. E' difficile immaginare che gli Stati Uniti, dopo il decennio di sollevazioni e discordie sull'intervento in Vietnam, possano spingersi oltre la dislocazione di una flotta permanente fra il Bahrein e l'Oman. Invece l'URSS, con la credibilità ottenuta dopo le sue inflessibili e irreversibili invasioni militari, potrebbe tentare non solo direttamente una azione risolutrice verso quella 'via del petrolio' che è la vena giugulare del mondo industriale, ma utilizzare insieme le forze estremiste di Teheran, i ribelli kurdi, il potente esercito dell'lrak. Sarebbe, veramente, l'ora del rischio d'un conflitto maggiore». Di fronte a questo incombente pericolo, l'impressione che si ricava dall'atteggiamento, dalle dichiarazioni, dai contatti diplomatici dei vari Paesi dell'Occidente è che manchi la necessaria reciproca solidarietà, o quanto meno che vi sia un'insufficiente coesione. L'Europa ha lasciato soli gli Stati Uniti in Iran. Non traggano in inganno gli appelli europei a Khomeini perché rilasci gli ostaggi: in una situazione come quella che stiamo vivendo in questi giorni, gli appelli lasciano il tempo che trovano. mentre nessuna iniziativa concreta, che fosse in qualche modo di appoggio alle poche mosse di Carter, ha visto la luce. Anzi. quando la Banca Morgan. dopo la dichiarazione che le banche iraniane non avrebbero pagato i debiti contratti ali' epoca dello scià. ha chiesto il blocco delle azioni della Krupp di proprietà del governo di Teheran, il governo tedesco-occidentale è parso preoccupato di restare invischiato in una questione che non lo riguardava; la Francia ha avuto per molti giorni un atteggiamento di ostentata indifferenza. pro2 babilmente nella speranza di trarre qualche vantaggio commerciale dalla sostanziale rottura tra Stati Uniti e Iran. Gli altri Paesi europei, salvo forse la Gran Bretagna, si sono limitati a ribadire i principi del diritto internazionale, ma si sono ben guardati da ogni concretto atto di solidarietà politica. L'Europa lascia gli Stati Uniti da soli. A sua volta teme che gli Stati Uniti lascerebbero sola l'Europa nel caso di un conflitto ristretto al teatro europeo. Tutta la questione dei missili, di cui si discute ormai da qualche mese, nasce dalla consapevolezza che il raggiunto equilibrio nel1'annamento nucleare strategico tra Stati Uniti e Unione Sovietica ha. in qualche modo. riaperto la possibilità di conflitti locali o parziali. Gli Stati Uniti correrebbero il rischio di una rappresaglia nucleare sul proprio territorio per difendere un Paese a ragione o torto ritenuto marginale? Europei e americani lasciano sola la Cambogia; offrono, è vero, un aiuto umanitario per impedire che il popolo khmer scompaia del tutto, aprono le frontiere a decine di migliaia di profughi; ma accettano l'egemonia sovietico-vietnamita su tutta l'Indocina, in dispregio degli accordi di Parigi tra Kissinger e Le Duc-Thò. Domani forse, seguendo la «teoria del dominio», che la sinistra occidentale credette fosse solo un'invenzione della CIA, toccherà alla Thailandia. Europei e americani rischieranno un conflitto con l'Unione Sovietica per la Thailandia, dopo aver ceduto il Vietnam del Sud? In pochi anni i sovietici hanno conquistato un'influenza decisiva nell'Angola. nel Mozambico, nell'Eritrea, nello Yemen del Sud; in Afghanistan, dopo che i comunisti locali hanno preso il potere con un colpo di Stato militare. reprimono la resistenza religiosa con la massiccia partecipazione delle proprie truppe; nell'Iran, ammonisce Ronchey, sarebbero domani nelle migliori condizioni per supplire a un probabile vuoto di potere. Estendono la propria influenza ovunque: dove non bastano gli aiuti economici e la diplomazia, ricorrono alle anni, mentre l'Occidente si rinchiude nelle proprie trincee. Due sono i punti di maggior forza del blocco sovietico. cui corrispondono specularmente due punti di debolezza del blocco occidentale. Il primo è il regime interno: tutta la società sovietica è organizzata come un esercito. Ciascuno ha il proprio posto. la propria disciplina. il I I DICEMBRE 1979

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