mutata la struttura attuale del potere, significa in pratica proporre alla società russa di uscire dal totalitarismo integrale," assumendo come prospettiva ideale - del tutto inconsapevolmente, è ovvio - proprio quello che negli anni trenta fu il modello del fascismo italiano. Non a caso, infatti, gli ideologi fascisti definivano l'utilizzazione dell'e.::onomia di mercato ai fini del proprio dominio politico come «la terza via tra il capitalismv plutocratico e il collettivismo burocratico». E non c'è dubbio che dai dibattiti nel Samizdat intorno al che fare per dare un po' di respiro alla società russa, emerge con chiarezza una proposta. se non nel nome, nelle caratteristiche essenziali, di tipo «fascista». Occorre, dicono alcuni, «essere leali nei confronti della direzione partitico-governativa in quanto essa è il riflusso delle idee reazionarie del popolo». Occorre, aggiungono altri, traendo da questa premessa l'ovvia conclusione, prospettare una «terza via» che concili «l'assolutismo politico», a cui per differenti motivi tengono sia le autorità sia le masse. con «un'autolimitazione» del potere dell'oligarchia «nel campo dell'economia». «L'opposizione deve anzi spiegare alle autorità» che ciò si rende necessario «per il rafforzamento stesso del sistema». dato il livello intollerabilmente basso della produttività sia agricola che industriale rispetto a quella degli Stati Uniti, come documentano in dettaglio altri scritti del Samizdat riportati nella Cronaca. Se valesse davvero a smuovere le autorità perché consentissero un primo mutamento. convincendole di poterlo mantenere nell'ambito del sistema. la terza via rappresenterebbe effettivamente un grande progresso per l'Urss. Essa ha inoltre qualche probabilità di concretizzarsi, che manca invece completamente alle altre due vie, proposte rispettivamente da Solzenicyn e da Sacharov, che consistono nel consigliare alle autorità di sbarazzarsi spontaneamente della ideologia, mantenendo intatta la pienezza del potere (Soltenicyn): oppure dell'assolutismo del potere, senza sconfessare le finalità ideologiche (Sacharov). Siccome l'ideologia e il potere assoluto nel comunismo sono strettamente interdipendenti, i due illustri dissidenti con le loro proposte in sostanza mettono immediatamente sul tavolo lo smantellamento integrale del comunismo. Il che andrà magari bene come obiettivo di quella rivoluzione radicale, che tutti i dissidenti escludono invece come né possibile né desiderabile, ma non è realistico attendersi che venga concesso graziosamente dall'alto. Sul maggiore realismo della «terza via» concorda del resto da tempo anche un osservatore occidentale particolarmente acuto. Nel libro li crollo finale (Rusconi), E. Todd sostiene, infatti, che una tappa fascista è inevitabile per i regimi dell'Est, nel lungo cammino che li separa dal totalitarismo alla liberaldemocrazia. Si tratterebbe peraltro di una fase di transizione, magari assai lunga, ma al termine della quale l'Urss approderebbe a un modello di società democratica ad economia mista del tipo già realizzato dalla socialdemocrazia, in cui l'intervento statale vale a correggere il mercato nel senso delle aspettative popolari, ma evita deliberatamente di soffocarlo. Dove domina il soffocamento totale di ogni forma di libertà, ben venga, dunque, la «terza via». Dove libertà politica e libertà economica. pur con tutti i loro lati negativi, esistono già, la terza via, invece, a meno di non identificarsi esplicitamente col modello socialdemocratico, non può che servire ai comunisti per gabellare come progresso la fuoriuscita dal capitalismo a democrazia liberale, che rappresenterebbe, al contrario, la caduta in un nuovo fascismo, dove permanere stabilmente, nel migliore dei casi, ma che, nel peggiore, potrebbe anche diventare la base di lancio verso il collettivismo totalitario. Terza via tra capitalismo non regolato e collettivismo. dunque sì. Terza via tra socialdemocrazia e collettivismo, no. Solo attestandosi su questa posizione, i socialisti europei potranno esercitare un ruolo autonomo nei confronti dei comunisti, e rappresentare un valido, se pur lontano, punto di riferimento anche per il dissenso dei paesi totalitari. I LETTERE Caro Scalfari I mente dal compagno Berlinguere dal PCI. Se capisco bene. i compagni italianipropongonoche venga sospesa ogni decisione a proposito dell'installazione dei missiliNATOe che venga contemporaneamente rivolto un invito all'Unione Sovieticaa sospendere, da parte sua. l'installazione degli SS 20. ra Europa. Una grande Europa unitae disarmata non ha nulla infattida temere dall'Unione Sovieticae ilcompagno Scalfali ha capito quindi perfettamente il valore dell'impegno sovietico a non attaccare nessuno Stato disarmato, un impegno, che l'URSS non ha saputo dimostrare sincero solo perché di Stati disarmati finora, sulla sua strada, non ne ha incontrati, non es• sendo stato questo propriamente il caso di Lettonia. Lituania ed Estonia, Poloniae Finlandia, Ungheriae Cecoslovacchia. Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Gentile direi/ore, mi permei/o di avvalermi della solerzia di un comune amico per farvi pervenire questa lette• ra direi/a al compagno Eugenio Scalfari e al compagno Enrico Berlinguer. Cari compagni, sono un'umile rotella del grande ingranaggio sovietico con r incarico di schedare la stampa occidentale. Ho avuto modo di leggere la proposta avanzata in passato dal compagno Scalfali a proposito del problema dei missiliin Europae ripresapoi recenteNon so se vi siano ancora SS 20da installare e se quindi la proposta sia attuabile; ma ritengoche trattandosidi un invito alla sospensione di un'operazione già a buon punto, controbilanciato da una decisione di sospensione di un'operazione ancora tutta da decidere, la proposta del compagnoScalfali sia un ragionevolepuntodi partenza. Mi sembra perciò un comportamento settario quellodei mieidirigenti che hanno censurato l'invito e parlato solo della sospensione. Colgol'occasione per felicitarmianche con il compagnoScalfaliper :I suo bellissimoarticolo del 25 novembrein favore della neutralizzazionedell'inteIl compagno Scalfali. nel suo breve editoriale del 29 novembre, ha scritto che adesso attendeva una rispostadal Cremlino. Non ho la presunzioneche questa mia possa soddisfare interamente la sua attesa. ma vi prego di accoglierla come un umile contributo alla pace. Permettetemi di firmarmisemplicemente Un amico dal Cremlino Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 17737del 6 luglio 1979. Prezzo: lire 500. Arretrato: il doppio. Abbonamenti: annuo lire 20.000. semestrale lire 11.000. Versamenti sul conto corrente postale n. 58761008 intestato a «JI Leviatano - via dell'Arco di Parma 13 - 00186 Roma». Stampa SO.GE.MA. srl., via di Santa Seconda. 28 - 00186 Roma - Tcl. 6960745 - Sped. abb. post. gr. 2n0% - Progetto ,trafico di Carla Volpato - Edizioni coop. a r.l. «Il Leviatano• - Presidenteprof. Rosario Romeo - Anno I. n.6 IL LEVIATAN() 15
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