economica dei paesi socialisti-Cuba ha accettato uno stretto coordinamento, e fatalmente alcuni tipi di controlli, dei suoi piani di sviluppo economico con quelli del blocco comunista. L'ingresso nel Comecon, in realtà, è stata anche una finzione per dare veste multinazionale a una politica e a legami che sono essenzialmente con Mosca. L'ottanta per cento del commercio estero cubano si svolge con i paesi socialisti, ma in realtà gli scambi con l'Unione Sovietica da sola costituiscono 1'87,5 per cento di questa cifra, mentre in assoluto rappresentano il 70 per cento del totale del commercio estero cubano. L'Unione Sovietica fornisce a Cuba tutto il petrolio di cui l'isola ha bisogno, fornendo anche aiuti industriali e prestiti a lungo termine: nel campo energetico. i sovietici stanno costruendo a Cuba. vicino a Cienfuegos, una centrale nucleare di 440 megawatt, alla quale dovrebbe seguirne un'altra nei prossimi anni. L'Unione Sovietica. inoltre. acquista, come è noto, la maggior parte della produzione di zucchero, che costituisce la maggior fonte di reddito del paese: si tratta di acquisti fatti a prezzi artificiosi. molto più alti di quelli del mercato mondiale: sia i prezzi dello zucchero, sia quello del petrolio e di altri generi, negli accordi cubano-sovietici, sono legati da un meccanismo reciproco. Così, nel 1978. per compensare gli aumenti dei prezzi del petrolio, i russi hanno pagato lo zucchero cubano a 40 centesimi di dollaro per libbra, mentre sul mercato mondiale il prezzo è stato di 8 centesimi per libbra. Tenendo conto dell'artificiosità di questi prezzi, secondo valutazioni del Dipartimento di Stato americano, l'aiuto sovietico a Cuba nel 1978è stato di due miliardi e 900 milioni di dollari, pari a un quarto del reddito nazionale cubano lordo, equivalente a un sostegno di 300 dollari all'anno fornito dalla Russia a ogni cittadino cubano. Si tratta di aiuti eccezionalmente cospicui che per l'Unione Sovietica trovano la contropartita nell'allineamento di Cuba alla sua politica estera e, soprattutto negli ultimi anni, nel sostegno militare di Cuba alla strategia imperiale sovietica, con gli interventi armati in Africa. La situazione subalterna a Mosca sul piano politico-economico si manifesta anche nell'organizzazione interna del Paese, modellata su quella sovietica, con l'adozione di piani quinquennali nell'economia e un severo regime di polizia, lontanissimo dall'immagine barricadera dei barbudos di vent'anni fa. Come osserva uno dei maggio~i conoscitori occidentali di Cuba, uno storico della statura di Hugh Thomas, L'Avana può avere molti motivi per accettare con molta alacrità il suo ruolo di sostegno ai piani sovietici in Africa e altrove. ma «qualcuna delle idee per l'intervento in Africa potrebbero benissimo venire da Cuba stessa». L'ambizioso progetto di «esportare la rivoluzione» è stato sempre presente nel movimento castrista, e basti ricordare a questo proposito Che Guevara. Falliti i progetti in America Latina, l'Africa dà oggi a Castro la possibilità di veder realizzato il suo desiderio di svolgere un ruolo storico che - osserva il Thomas - «non può essere soddisfatto in un'isola», aggiungendo: «Castro ha sempre avuto sogni di potere mondiale: nella guerriglia degli anni cinquanta a Cuba il suo nome di battaglia fu Alessandro». Mentre il partito e lo Stato si sono burocratizzati secondo il modello sovietico, Castro continua a presentarsi in pubblico e sulla scena internazionale come l'eterno guerrigliero. in divisa militare da campagna senza gradi. a differenza del fratello Raul che ama le solenni divise da generale. IL LEVIATANO L'intervento armato in Angola e in Etiopia è spesso· presentato dalla propaganda cubana - chi scrive lo ha sentito di persona dal ministro degli Esteri Isidoro Malmierca e dal numetro tre del regime dopo i due Castro. Carlos Rafael Rodriguez - come un ritorno al continente da dove «gli antenati di milioni di cubani furono portati via come schiavi nei secoli scorsi»; cioè anche come un atto di «internazionalismo razziale», oltre che di internazionalismo proletario, per i popoli del continente nero che lottano contro l'imperialismo. Ma anche tenendo presenti queste motivazioni demagogiche, e quelle personali di Castro. rimane il fatto che tutto viene svolto nell'ambito delle grandi strategie sovietiche; che il materiale bellico usato dai cubani in Angola e in Etiopia è sovietico; che gli llju§in 62 con cui truppe cubane furono trasportate in Angola per l'opemzione Carloua e successivamente in Etiopia erano sovietici; e che tutto l'armamento e l'equipaggiamento delle forze cubane. comprese le razioni in scatola. sono sovietici. E' quindi tenendo presente la strategia sovietica e il ruolo in essa assunto volontariamente da Cuba che si spiegano la funzione di «picchettaggio volante» svolto dai cubani in Africa e le dimensioni delle loro forze. Su di una popolazione di nove milioni e mezzo di abitanti, le forze armate cubane consistono in 200 mila uomini. più centomila «miliziani del popolo»: si tratta dell'esercito più forte dei Caraibi e, in relazione alla popolazione. di uno dei più forti del mondo: tra i satelliti sovietici, solo la Polonia ha più uomini alle armi, ma ha una popolazione quattro volte superiore a quella cubana. Un quarto delle forze armate cubane sono in Africa, dislocate soprattutto in Angola, dove sono stati portati 25 mila uomini, e in Etiopia, dove sono 17 mila uomini. Secondo fonti del Dipartimento di Stato, la presenza cubana negli altri Paesi africani sarebbe la seguente: 300-500 istruttori militari in Guinea, 650750 in Mozambico, 30 in Madagascar, 120 in Sierra Leone, 100-150 in Libia, 200 in Guinea Bissau, 300400 in Guinea equatoriale, 20 nel Benin. 350-550 tecnici in Tanzania. Nello Yemen del Sud, dove è al potere un regime di sinistra strettamente filo-sovietico. la presenza cubana sarebbe di cinque-seimila militari. E' una forma di penetrazione destinata a svilupparsi in sintonia con le strategie sovietiche, pronta ad assumere le dimensioni massicce che ha assunto in Angola e in Etiopia, essendo i cubani favoriti anche dal fatto razziale, dato che in aiuto ai rivoluzionari africani mandano soprattutto negri, che costituiscono un sesto della popolazione dell'isola. Si spiegano, così, i massicci aiuti sovietici per tenere in piedi uno Stato come quello castrista che, senza di loro, si affloscerebbe. Mentre il regime esalta l'amicizia indistruttibile con la Russia, si rafforza sempre più la presenza sovietica nell'isola: fra tecnici civili e assistenti militari sono in totale, secondo fonti americane, circa ottomila, ma è difficile vederli in giro. Vivono, come sempre i sovietici all'estero, in quartieri a loro riservati, con le loro abitudini. distaccati dalla popolazione locale. Al 'Avana. c'è un grosso complesso edilizio, in centro, a Vedado, completamente occupato da loro; è il Foxa, in cui esiste anche un ristorante russo riservato, appunto, ai russi. Non li si trova, certamente, al ristorante Mosca o al ristorante Volga o al Varsavia: qui vanno i cubani, facendo, si capisce, code di decine di metri in strada. dovendo anche dare, se il caso, la precedenza ai «quadri di alto livello». Anche queste possono essere conquiste della vittoriosa marcia verso il socialismo. 11
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==