Il Leviatano - anno I - n. 6 - 11 dicembre 1979

(armato Corsini, preannuncia una civilizzazione anche di questi ultimi. Che cosa c'entra la smilitarizzazione con l'andare incontro alle giuste rivendicazioni economiche delle forze dell'ordine? I poliziotti, i carabinieri, le guardie carcerarie, i finanzieri, tutti coloro che sono in prima linea nella lotta per la difesa della Repubblica, cioè della democrazia e della nostra libertà, hanno il diritto di veder accolte le loro sacrosante rivendicazioni, che sono fondamentalmente due: un maggiore riconoscimento, anche economico, del loro ruolo di prima linea; mezzi efficienti e adeguati per compiere il loro delicato lavoro. Tutto deve essere speso a questo secondo fine; molto deve essere dato anche per andare incontro alla prima richiesta. Per il resto le forze dell'ordine devono essere unite nell'agire per far rispettare la legge. Unite, coordinate, disciplinate, dirette gerarchicamente: cioè militarizzate. Questo è necessario oggi per la salute della Repubblica. L'alternativa non è tra chi vuol dare e chi vuol negare più libertà. L'alternativa è tra conservare (siamo conservatori, in questo, lo confessiamo) la libertà o perderla, come inevitabilmente accadrebbe se gli ultimi argini contro l'assalto del terrorismo e della delinquenza venissero abbattuti. Sono pochi, ancora - è vero - quelli che questi argini vogliono abbattere: ma sono molti quelli che per stolidità, insipienza o incosciente leggerezza lavorano per indebolirli. Non è forse un indebolimento della polizia il dividerla in sindacati contrapposti e nemici proprio in questo momento? Non è forse un indebolimento dei carabinieri pretender da loro, nell'adempimento di compiti simili, il rispetto di quella stessa disciplina da cui gli altri sono sollevati? Non è un indebolimento delle forze dell'ordine lo spettacolo di un movimento che, sia pure dichiarando oggi che rispetterà la legge di domani, compie un'indebita pressione sul parlamento preannunciando un tesseramento che, a tutt'oggi, la legge vieta? Non è forse dare alle forze dell'ordine il senso dell'inanità della loro azione, lanciarsi a sfruttare per scopi di bassa politica questioni sulle quali, su queste sì, sarebbe necessaria l'unità nazionale? Non è forse indebolire il maggior presidio della nostra democrazia insinuare che proprio sui problemi per i quali ha specifica competenza, il far rispettare la legge, dovrebbe tacere il comandante generale dell'Anna dei carabinieri? Anche i generali possono essere criticati, è vero. La libertà che vogliamo i carabinieri difendano è anche la libertà di criticarli; di una libertà minore di questa non sapremmo che farcene. Ma prima di essere criticati, i carabinieri devono sapere che tra loro, che sono noi, lo Stato, da una parte, e il terrorismo, la violenza, la delinquenza, dall'altra, non siamo neutrali. Siamo con lo Stato. IL LEVIATANO 10 L'AVANA 79 FERNANDO MEZZE'ITI Realtà cubietica Cm CONOSCE APPENA UN PO' L'UNIONE sovietica, ritrova a Cuba qualcosa di familiare: quella cosa indefinibile ma unica e inconfondibile che è l'odore della Russia. Ne subisce il primo impatto salendo a Madrid sull'Iljusin della compagnia aerea Cubana; lo avverte all"aeroporto dell'Avana nelle esalazioni del materiale disinfettante usato per le pulizie; ne è investito per le strade dalle particolari zaffate di carburante sovietico emesse dagli scappamenti degli automezzi pesanti e medi, pure sovietici, con ancora le scritte in cirillico sulle fiancate: Gorkovski Avtozavod, fabbrica di automobili di Gorkij, cioè la città di Nifoij Novgorod, a suo tempo ribattezzata col nome dello scrittore. Al Tropicana, un grande cartellone dà il benvenuto in più lingue, ma la prima scritta è in russo: questo è il cabaret più famoso delle Americhe tutte. una volta tempio dell'erotismo caraibico. E' rimasto un locale faraonico, ma con casti spettacoli, con ballerine in lunghi abiti di lustrini. severe come istitutrici davanti alle tristi e austere delegazioni sovietiche o tedescoorientali da cui è in genere adesso composto il pubblico. Nei negozi riservati agli stranieri le vetrine esibiscono squisitezze del consumismo sovietico come il profumo per donna Noi/i moscovite, accanto a volumi fotografici con testo in russo e in spagnolo sulla «indistruttibile amicizia cubano-sovietica». Le librerie rigurgitano di testi di marxismo-leninismo stampati in lingua spagnola a Mosca dalle edizioni Progresso, con titoli in cui la severità dottrinaria cede a impulsi di adorante affettuosità come Nuestro Lenin e La sonrisa de Lenin. Nelle edicole troneggiano pacchi della rivista «La mujer sovietica», stampata a Mosca in lingua spagnola, mentre sulle cartoline, per chi non capisse lo spagnolo, c'è anche la scritta in russo. Nelle stesse edicole si possono trovare buste per le lettere con lo spazio per l'indirizzo già delimitato e disposto esattamente secondo le disposizioni delle poste sovietiche. Alla radio, alle note di Guantanamera si succedono quelle di Kalinka, mentre la televisione trasmette lezioni di lingua russa o sceneggiati e film russi con sottotitoli in spagnolo. Sono tutti segni apparentemente superficiali, ma certo eloquenti di una certa russificazione. frutto dei legami che uniscono Cuba ali' Unione Sovietica, e che si sostanziano in ben altro modo. Uscita con la rivoluzione castrista da uno stato di soggezione coloniale verso gli Stati Uniti, Cuba è di fatto in una situazione di molta più profonda soggezione verso l'Unione Sovietica. Sviluppatisi in vent'anni dal trionfo della rivoluzione castrista, i legami con Mosca hanno portato a una profonda dipendenza economica e a una stretta identificazione politica fra Cuba e Urss. Membro dal 1972 del Comecon - la comunità I I DICEMBRE 1979

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