Il Leviatano - anno I - n. 5 - 4 dicembre 1979

GUERRA E PACE GIANNI FINOCCIDARO Serajevo in Iran? A RIFLETTERE CON L'ESPERIENZA STORICA, non tutte le conflagrazioni mondiali sono state iniziate sulla spinta di grandi moventi politici. economici, ideologici o morali. anche se a conclusione di ogni guerra tali moventi appaiono gli unici veri. Dal naso di Cleopatra, al telegramma di Ems o all'attentato di Sarajevo. le occasioni che hanno provocato lo scoppio di conflitti sono state spesso modeste, qualche volta persino ridicole. Il fatto è che lo scoppio di una conflagrazione presuppone non soltanto l'accensione di una scintilla. ma un accumulo di esplosivo provocato da precedenti sommovimenti che alterano gli equilibri preesistenti. Può un vecchio e rozzo fanatico fungere da scintilla che cade sull'esplosivo accumulatosi in questi ultimi anni cosi pieni di mutamenti degli equilibri internazionali? Perché no? Perché mai Khomeini non potrebbe essere quella scintilla che può provocare una guerra. la cui portata sarebbe tutt'altro che limitata, visto che essa coinvolge una delle superpotenze del mondo. cioè gli Stati Uniti? Mentre scriviamo queste note non sappiamo quale sarà la conclusione dell'allucinante vicenda dei 49 ostaggi statunitensi rinchiusi nell'ambasciata americana di Teheran. Non sappiamo se la potente flotta, inviata dagli Stati Uniti nel Golfo Persico. si limiterà ad un blocco navale o passerà ad azioni belliche dirette alla liberazione degli ostaggi o alla vendetta di un eccidio. Né sappiamo se il presidente americano prenderà valide decisioni o continuerà i suoi ammonimenti nell'attesa di una imprevedibile soluzione che. in un modo o nell'altro, porterà alla liberazione degli ostaggi. li dramma che si sta recitando a Teheran è molto più grave di quanto non appaia, appunto per la sua follia e assurdità. Che poi questa assurdità abbia le sue connessioni con quei tanto misteriosi quanto violenti sommovimenti del mondo islamico è cosa che può sorprendere la razionalità del pensiero politico occidentale (e anche quello dei paesi comunisti. dopo tutto) fondato su una logica che separa nettamente politica e religione, potere e diritto. Ma che non dovrebbe impedire di prendere atto di situazioni che contribuiscono a rendere ancora più precari gli equilibri della situazione internazionale, col rischio di non essere più controllata. È di pochi giorni or sono il vertic-e arabo di Tunisi (ma più propriamente mussulmano, visto che vi partecipava anche la Somalia) in cui si sono sentite affennazioni come questa del presidente irakeno Saddam Hussein: «/ paesi arabi dispongono attualmente di una grande forza economica di cui 11011lra11110 fatto sentire ancora il peso nella battaglia. Mi riferisco in particolare al petrolio ma non solo a questo». Quale battaglia? E contro chi? Mentre persino il «moderato e laico» presidente tunisino, Burghiba, ha affennato che «la lotta contro Israele non è una questione di territorio ma di principi arabo-islamici contro il sionismo e sarà lunga e dura per il presente e per il futuro,. Ma se questi fatti sfuggono alla nostra razionalità, non deve sfuggire la gravità dei pericoli che sta correndo la pace del mondo se è vero, com'è vero, che gli equilibri sui quali si manteneva la situazione internazionale fino a qualche anno addietro risultano oggi grandemente modificati e alcuni addirittura sconvolti. Cerchiamo di vedere cos'è accaduto in quest'ultimi anni nella politica internazionale per modificare notevolmente l'assetto su cui riposa la «pace» del mondo. Tra la fine del i<J78e l'inizio de11979 gli Stati Unìti e la Cina, dopo un rapido reciproco riconoscimento diplomatico. hanno ristabilito una sorta di amicizia politica che, pur avendo dietro le spalle una tradizione storica, non può non aver avuto un grande peso nei bilanciati rapporti USA-URSS. L'equilibrio veniva in un certo modo ristabilito da quest'ultima rinvigorendo l'alleanza con il Vietnam, il quale, dopo aver assoggettato il Laos, occupò la Cambogia filocinese. tentando di porsi come potenza egemone su tutto il Sud Est asiatico con minacciose pressioni sulla Malaysia. la Thailandia e Singapore. Il disegno vietnamita di un blocco indocinese di 100milioni di abitanti, quale sarebbe uscito da una tale egemonia, fu sventato dall'attacco cinese del febbraio scorso contro il Vietnam frustrandone ogni velleità egemonica. Le spese di questi equilibri e riequilibri sono ancora oggi pagate dal popolo cambogiano la cui tragedia sconvolge la coscienza del mondo. Ma gli equilibri in Asia risultano alterati anche altrove. Nello stesso 1978 anche l'Afghanistan, equidistante fino a quell'anno, entra pienamente nella sfera d'influenza sovietica. All'inizio del 1979 l'Iran, considerato il bastione occidentale posto di fronte all'URSS, crolla cadendo nelle mani di un anacronistico potere religioso che riesce a sospingere verso concezioni medievali un intero popolo che, al di là della natura del precedente potere politico. sembrava avviato verso un certo sviluppo di tipo occidentale. Ed è proprio nell'Iran. ove gli equilibri rotti non risultano ancora ristabiliti o sostituiti in alcun modo. che si sta pericolosamente accumulando quell'esplosivo che minaccia oggi la pace. D'altra parte non basta l'allentamento della tensione nel Medio Oriente seguito alla pace tra Egitto ed Israele a controbilanciare quel pauroso vacuum che sta tenendo il mondo col fiato sospeso. Nell'esame degli equilibri turbati non va trascurato quel che è avvenuto in quest'ultimi anni in Africa ove, fra il 1977ed il 1979, l'URSS, tramite il decisivo intervento dei ventimila mercenari cubani, prima in Angola e poi in Etiopia, è riuscita ad installarsi nelle due sponde del Mar Rosso grazie anche alla tutela esercitata da anni sul Sud Yemen e Aden. Nel centro dello stesso continente americano gli equilibri risultano anch'essi turbati non soltanto dalla tensione tra URSS e USA. a causa dalla brigata sovietica installata a Cuba, ma anche per il procedere della rivoluzione nicaraguegna verso una specie di via cllbana al socialismo. A questi squilibri della mappa geopolitica del mondo vanno aggiunti quelli degli schieramenti politici mondiali. E certamente fra essi il più importante è l'annichilimento del movimento dei non allineati entrato in crisi a seguito del tentativo, tutt'altro che isolato, di Fidel Castro di piegarlo ad una «naturale alleanza con il blocco comunista antimperialista». 4 DICEMBRE /979

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==