EDITORIALE Vie nuove NEGU ULTIMI TEMPI (MENO, A DIRE IL vero, in questi ultimissimi mesi, di più prima e subito dopo il modesto ma significativo successo elettorale del 3 giugno) si è tornati a parlare di «area laica» o «laico-socialista» e di «terza forza», con ciò intendendo prefigurare uno schieramento politico che per un verso sia alternativo alla Democrazia cristiana, e assicuri quindi quel fisiologico ricambio nel governo che .è caratteristica indispensabile del sistema democratico occidentale; e per altro verso, diversamente dal comunismo o dal frontismo, sia alternativo nel sistema (economico: di mercato, politico: liberaldemocratico), anziché alternativo al sistema come, malgrado tutto, appare ancora gran parte della sinistra nel nostro paese. Tre - a nostro parere - sono gli aspetti sotto i quali esaminare questa prospettiva: anzitutto è da discutere se essa sia auspicabile, se cioè. in linea anche solamente teorica, o astratta, indipendentemente dagli attuali o futuri effettivi rapporti di forza, un'alleanza laico-socialista potrebbe rappresentare un beneficio per l'Italia; in secondo luogo è da vedere se essa sia realizzabile in un ragionevole futuro, se cioè si tratti di una prospettiva realistica o di una irrealizzabile utopia; infine, in relazione alle conclusioni che si trarranno dall'esame dei primi due aspetti, v'è da tradurre quell'ipotesi in una qualche forma di politica pratica, per i prossimi mesi e per le prossime scadenze. Che una simile prospettiva sia auspicabile, ci sembra difficile possa essere negato da chi da una parte ritenga, come noi riteniamo, che il sistema occidentale sia, in definitiva. nonostante i suoi pur numerosi difetti, decisamente _preferibile a qualsivoglia tentativo sia mai stato messo in opera per «superare il capitalismo». Chi ritiene migliore il sistema del gulag ha una scala di valori, perfino una concezione dell'uomo, tanto lontana dalla nostra che ogni dialogo è perfettamente inutile. Ma anche chi, nella speranza di superare le disarmonie e le ingiustizie del mondo di oggi, ha creduto di poter mantenere aperta la possibilità di una «società socialista» che avesse tutti i pregi della teoria e nessuno dei difetti della pratica, dopo tante, diverse e ripetute esperienze, non può non essersi posto il quesito se tante smentite che i fatti hanno dato alle idee non debbano necessaria2 mente far ritenere che le idee non stiano in piedi: e chi onestamente a questo quesito ha cercato di rispondere non può non essere arrivato alla conclusione che il sistema va sì migliorato ma non abbattuto. E però, d'altra parte, chi il sistema vuole salvaguardare. ancorché migliorare, non può non vedere i guasti arrecati dal più che trentennale governo democristiano: guasti che derivano sia dalla posizione di monopolio del potere, con la conseguente «arroganza» ;he nasce dalla sicurezza di non essere sloggiati (e non a caso, anche in casa dc, non sappiamo con quanta sincerità, qualcuno ha sostenuto che il partito cattolico avrebbe qualche beneficio da un periodo di permanenza all'opposizione); sia, aggiungeremo, dalla più profonda natura di quel partito, scarsamente sensibile ai principi e ai metodi che dovrebbero regolare una società industriale moderna e impregnato invece di provvidenzialismo, assistenzialismo, populismo, tanto lontani dalo spirito moderno: pragmatico e imprenditoriale. Per cui un rafforzamento e un avvicinamento dei partiti laici e socialisti sembra rappresentare l'unico possibile ricambio di governo nel sistema, ma anche un avvicinamento ai modelli delle più moderne società occidentali. Nel resto dell'Occidente, peraltro, le forze politiche alle quali sono più o meno simili i partiti intermedi italiani, laici o socialisti, non solo hanno una consistenza ben maggiore che da noi, ma spesso hanno responsabilità governative di primo piano, a volte tra loro alleate, più spesso reciprocamente alternative. In Italia, per ragioni di cui più volte si è discusso, esse invece rappresentano, tutte insieme, poco più del 20% dell'elettorato, laddove 1'80%si divide tra partiti che, per ragioni diverse, appaiono più o meno ostili al sistema delle società occidentali. Onde parrebbe ancor più necessario mettere l'accento sugli elementi di affinità anziché su quelli di divergenza, anche se questi ultimi esistono e non sono di poco conto. Ma augurarsi che anche in Italia cresca la corrente di opinione che fa riferimento ai partiti laici e socialisti, augurarsi che questi partiti trovino modi e forme di dialogo, di collegamento, di alleanza, di superamento perfino delle partizioni attuali, non significa dimenticare le difficoltà oggettive che un processo di questo genere incontra, 4 DICEMBRE 1979
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