Il Leviatano - anno I - n. 5 - 4 dicembre 1979

anche pericolosa per la democrazia, che lo stesso Amendola non ha mancato di sottolineare. Le agitazioni selvagge non solo creano disagi alla collettività, ma portano ad una escalation di violenza. Se il sindacato è davvero contrario alla violenza, perché non condanna apertamente forme di lotta come il blocco delle merci, i cortei interni, i picchetti duri, le irruzioni negli' uffici per costringere gli impiegati a scioperare, i blocchi stradali e ferroviari? Alla proposta di regolamentazione del diritto di sciopero il sindacato risponde rivendicando il diritto di autoregolamentarsi, cioè di sostituirsi al potere legislativo. Che senso ha allora dichiarare, come ha fatto Lama («La Repubblica», 17/10): «Se lo Stato non funziona bisogna farlo funzionare e non sostituirsi allo Stato»? Non a caso la Gran Bretagna, che ha un sindacato potente come il nostro. soffre di mali simili all'Italia. Non a caso in Gran Bretagna forze anche insospettabili di ostilità nei confronti del sindacato cominciano a denunciare («The Observer». 21/10) «the stranglehold of the unions» (il controllo paralizzante dei sindacati). Il movimento sindacale italiano ha però una particolarità che manca a quello inglese: la suddivisione in tre confederazioni. Nella situazione italiana ciò ha assunto una connotazione negativa. La divisione delle forze sindacali porta infatti ad una spietata concorrenza tra confederazioni, ad uno scavalcamento a sinistra. Ciò I VITA DI CHIERICI di Guido Rii/etti La giunglaculturale ha messo in difficoltà la stessa politica dell'EUR prima ancora che il PCI decidesse di affossarla. A ciò si aggiunga la dipendenza dai partiti politici, assai pronunciata nella CGIL e nella UIL, rilevabile ad esempio confrontando il numero delle ore perse per scioperi prima e dopo che il PCI uscisse dalla maggioranza. Il sindacato non sempre tende verso obiettivi di tipo rivendicativo. Come ha rilevato l'ex ministro Prodi («La Repubblica», 2/11) «spesso per i nostri sindacati gli scioperi sono un mezzo non per firmare migliori contratti, ma solo per regolare i loro rapporti con la base, per tenere mobilitata l'organizzazione». Il sindacato in Italia è quindi cosciente del potere che gli deriva dai propri sostenitori, e deve quindi puntare sull'accoglimento immediato, anche se apparente, delle rivendicazioni. E' una organizzazione che si è rafforzata anche grazie a meccanismi di finanziamento (tesseramento per delega) e apparati concessi dalla controparte (permessi sindacali, distacchi) e grazie al suo inserimento nelle istituzioni (26 mila aderenti desi- - gnati a far parte delle più svariate burocrazie). Tuttavia, nell'attuale situazione il sindacato potrebbe fornire un valido contributo alla uscita dalla crisi. Sarà però difficile che lo faccia spontaneamente se le forze politiche ed economiche continueranno ad accogliere tutte le rivendicazioni, anche le meno accettabili dalla collettività. I Sabato 17 novembre slava per passare aJla storia come iJ giorno in cui la violenza di tipo calcistico, grande. imputata di queste settimane, avrebbe ratto il suo ingresso nel mondo dei concerti sinfonici. Il luogo è il portone di ingresso dell'Auditorium dell'Accademia di S. Cecilia, in Via della Conciliazione a Roma, che dh•ideva i duemila fortunati, che assistevano alla prova generale del concerto di Lorin Maazel, dai mille sfortunati che erano rimasti ruori. La sala ospita in genere 1800 spettatori, ma grazie allo zelo di organizzatori e personale si era riusciti a sistemare almeno 2000 persone, sempre troppo poche per La fame di •cultura• delle masse che, indifferenti al principio dell'impenetrabilità dei corpi, facevano ressa contro la porla. A questo punto avviene il fattaccio: un usciere che incautamente si prodigava a calmare gli animi viene malmenato da uno dei più esagitati; il poveruomo che è anziano e corpulento cade pesantemente e batte la tesla sul selciato. Per fortuna sua l'onesto lavoratore non è finito sulle prime pagine dei giornali, segno che nulla di grave gli è accaduto; ma fortuna soprattutto per gli assessori alla cultura di tutta Italia con funzionari ed operatori occulturali•annessi e connessi. baio scorso in Via della Conciliazione si è vista solo una scintilla. E nemmeno la peggiore. Inratti, se fuori le cose sono andate male, dentro l'auditorio non sono andate meglio: un pubblico di studenti di tulle le età diviso nettamente in due categorie, gli individui e le mas.w; gli uni venuti da soli o a piccoli gruppi, silenziosi e attenti; gli altri, infornati a grandi palate da solerti insegnanti •socialmente impegnali•, che sghignazzanti e vocianti vincevano la noia con improvvisi applausi in pieno concerto. Ma all'assessore alla cultura di Roma, Renato" Nicolini, che cosa imporla che i direttori d'orchestra debbano implorare un po' di silenzio durante l'esecuzione, che arrivino gli aeroplanini di carta in palcoscenico durante la recita del Giardino dei ciliegi ali' Argentina? A lui imporla solo poter dimostrare, cifre alla mano, che il pubblico agli spettacoli offerti dal Comune è in aumento, specialmente rispetto all'amministrazione democristiana precedente. Possiamo già vedere i primi risultati dell' •educazione proletaria•: i bambinetti che a Ire anni sgambettavano cantando «bandiera rossa• e salutando col pugno chiuso, ora che ne hanno tredici sono o plagiati o fascisti. I moli di insofferenza dei giovani cammellati a teatro testimoniano il loro inconscio desiderio di non essere plagiati, anche se questo costerà loro un odio per il teatro che non meritano ed agli altri La •caciara permanente•, IL LEVIATANO Se immaginassero il pericolo che hanno corso andrebbero a piedi a Pompei. Invece non è successo niente, la cronaca musicale non è diventata cronaca nera, come allo Stadio olimpico: perciò possono continuare a celebrare i riti dell'egualitarismo culturale. Lasciando ai propri colleghi sindacalisti cattolici e comunisti il compito. di disboscare la giungla delle retribuzioni fino all'agognata pianificazione, gli assessori alla cultura ed alTmi si battono lancia in resta contro la giungla delle differenze culturali tra chi va a teatro e chi no. Quando si incontrano le ingenue attese delle masse con le scaltrissime adulazioni di politici a caccia di consensi, avviene quel corto circuito di cui sa15

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