Il Leviatano - anno I - n. 4 - 27 novembre 1979

CRISI DEI VALORI La ricerca del consenso .. E DA TEMPO CHE SI DISCUTE IN ITAUA: non solo tra giornalisti e studiosi (Pasolini, Testori, Alberoni, ecc.), della crisi dei valori che ha colpito la società civile nel nostro Paese e nell'Occidente in generale. Tuttavia, anche se le analisi sono state interessanti e il problema è rilevante, il ripetersi del tema. la difficoltà e il numero degli aspetti da prendere in considerazione e la vaghezza nella conclusioni, hanno fatto sì che l'argomento sia spesso visto come tedioso ed inutile, data l'impossibilità di affrontarlo con rigore. Forse un approccio fruttuoso potrebbe essere dato da un'analisi che, partendo da una concezione dell'uomo non solo come motivato dall'utile e guidato dalla ragione, usi invece una metodologia economistica nella spiegazione del comportamento dei grandi aggregati sociali. Fra le risorse necessarie per il funzionamento della nostra civiltà industriale e capitalistica ve n'è una il cui possesso consente ai governi delle nazioni che la posseggono grande efficacia nell'azione politica: questa è il consenso della popolazione. E fin qui nulla di nuovo: ma la quantità di questo appare relativa al particolare equilibrio tra una domanda e un'offerta di valori. simboli identificatori, e norme morali. proprio come in altre grandezze economiche. Infatti in Italia, dopo la guerra, come già prima in altre nazioni, abbiamo assistito a quel traumatico fenomeno che i sociologi chiamano «modernizzazione» (ossia l'urbanizzazione, l'industrializzazione e l'alfabetizzazione per milioni di persone, la rottura di vecchi stili di vita, l'abbandono dei primitivi lavori e delle comunità di origine e il crollo delle strutture tradizionali di autorità). Con questi rivolgimenti sociali quelle istituzioni (come lo Stato, la Chiesa, la famiglia) che offrivano e fornivano alla gente valori, identificazioni. significati ultimi per le loro scelte nella vita hanno perso la loro presa sulla gente, sia in quanto la loro «merce» veniva ad essere inadeguata. sia perché le loro strutture con relativi modi di diffusione. si erano indebolite e smembrate. Questo vuoto normativo, frutto della «secolarizzazione». non è tuttavia rimasto tale, ma è stato colmato in varia misura sia da ideologie politiche, come il marxismo, con la sua relativa struttura, il Partito comunista (il fascismo, con una simile origine, aveva già potuto imporsi dopo la prima guerra mondiale), sia dalla corsa al consumo di certi beni e stili di vita, operata con motivazioni di u avanzamento di status, indotta dalla pubblicità delle imprese. Orbene, queste esigenze di rinnovate identificazioni hanno trovato degli sbocchi da una parte in direzione destabilizzante per il sistema e dall'altra in senso privatistico. verso mete edonistiche. Contemporaneamente, a questo si accompagnava negli anni cinquanta e sessanta un incremento generalizzato del benessere economico, un inserimento nella vita della nazione di gruppi precedentemente periferici o emarginati, con una maggiore scolarizzazione, l'esposizione a svariati modelli di comportamento e stili di vita, attraverso i mass-media ed un 'acculturazione superiore, liceale ed universitaria, per decine di migliaia di giovani. che hanno fatto operare un salto a un sempre maggior numero di persona nella considerazione dei bisogni ritenuti essenziali. Questo sradicamento e questa rottura dell'armonia culturale ha aumentato la domanda di nuovi termini di riferimento cognitivi, estetici e morali e di significati esistenziali, grazie allo sviluppo delle facoltà di scelta e di critica. E ciò è stata causa in grande parte del fenomeno della protesta giovanile degli anni sessanta, del suo slancio utopico e messianico. Ora. proprio questi ultimi anni, esaurendosi il marxismo nel noto «riflusso» per la delusione nei suoi miti storici. e ridottasi in parte la presa del consumismo, data la riduzione del potere d'acquisto dei cittadini, questo disorientamento appare sempre più crescente. Questa domanda insoddisfatta di nuovi valori porta quindi ad un'estensione della «anomia» e di quel senso di smarrimento morale e di egoistica indifferenza, che reca contraccolpi pericolosi per il funzionamento del sistema liberale. Ciò avviene sia nell'ambito politico (con lo sfociare nel terrorismo di giovani universitari emarginati, con l'assenteismo sempre maggiore alle elezioni, con la crescente sfiducia verso la pubblica amministrazione e la classe politica), sia nell'ambito economico-sociale (con l'assenteismo sul lavoro e l'evasione fiscale, con l'aumento della criminalità, con una lotta irresponsabile tra i gruppi occupazionali per posizioni differenziate nei redditi, con il declino del lavoro come valore presso i giovani). Tutto questo ha naturalmente delle spiegazioni «materialistiche», nella crisi economica o nelle continue delusioni delle masse per le cattive performances del sistema politico (soprattutto in Italia) rispetto alle grandi aspettative in esso riposte. Tuttavia questo non è esauriente a spiegare questi fatti così importanti, poiché si deve considerare che l'uomo è anche un essere che si deve orientare in un cosmo morale e trovare le sue identificazioni sociali e culturali. E questo è raramente notato dai politici e dagli intellettuali di parte liberale, con il loro scettico buonsenso, la loro fede nel progresso, la loro visione del comportamento umano solo come utilitaristico e razionale, senza tener conto delle sue altre esigenze, con le conseguenze disastro27 NOVEMBRE 1979

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