DIRITTI CIVILI • • • • . . . in pnnc1p10 eraMao PER QUANTO SUONI PARADOSSALE, IL processo per reati d'opinione contro Wej Jingsheng, direttore della rivista non ufficiale «Tansuo» (Esplorazioni), che si è concluso lo scorso 16 ottobre con la sua condanna a quindici anni di reclusione per i delitti di «attività controrivoluzionaria» (avere opinioni lo è notoriamente) e trasmissione «di segreti di Stato a organizzazioni straniere» (attraverso un giornale semi-clandestino!) rappresenta un passo avanti sulla via della democratizzazione e della liberalizzazione in Cina. Prima, quando c'erano Mao da solo e poi Mao insieme alla «banda dei quattro», succedeva di peggio: si andava in galera o in campo di concentramento senza processo e per un periodo di tempo indefinito. Adele Rickett, una americana che è stata a lungo imprigionata in Cina negli anni cinquanta e che insieme al marito Allyn ha scritto il libro Nelle carcericinesi (pubblicato in Italia dall'editore Mazzotta), libro tanto più significativo in quanto scritto per elogiare il sistema carcerario della Cina, racconta di una discussione in cella tra detenute: «Alcune sostenevano che se avessimo saputo quanto tempo ancora avremmo dovuto rimanere in prigione, avremmo potuto metterci il cuore in pace e studiare e lavorare con spirito più sereno»; altre invece spiegavano: «se la promulgazione della sentenza viene rimandata, si ha la possibilità di manifestare il proprio atteggiamento. Se si dimostra di trasformarsi e di diventare oneste, la sentenza potrà essere molto ridotta quando alla fine verrà annunciata». E l'annuncio della sentenza avveniva, come nel caso dei coniugi Rickett, al momento d.ella liberazione. Gli oppositori cinesi, in altre parole, intanto si facevano dieci anni; quando il regime giudicava che non fossero più pericolosi, li condannava ai dieci anni già scontati e li rimetteva in circolazione. Quando regnava la banda dei quattro succedevano tragedie come quelia di Zhang Zhixin, raccontata dalla rivista <(Zhengming» {questa ufficiale) del luglio 1979; Zhang è ora considerata un'eroina, vittima della dittatura (<feudale e fascista della 'banda dei quattro' e di Lin Biao», e una martire, nel senso originale, perché ha preferito la morte piuttosto che abiurare la fede nel «vero marxismo-leninismo» (riprendiamo l'episodio da «Le Monde» del 13 ottobre). Zhang Zhixin, dunque, lavorava nell'ufficio di propaganda del comitato di partito di IL LEVIATANO Liaoning ed era membro del PC. Nel 1969, in piena rivoluzione culturale, venne arrestata per «tradimento ed eresia». Il suo calvario durò sei anni, durante i quali ebbe a subire torture incessanti. Per farle «confessare il suo crimine», gli agenti del Servizio di sicurezza organizzarono anche una falsa esecuzione. Fu portata un giorno insieme a due criminali comuni condannati a morte su un terreno destinato alle esecuzioni. Quando i fucili esplosero i colpi, i due caddero a terra, ma Zhang rimase indenne. Zhang resistette a tutto. Nel 1975, allora, Mao Yuanxin, nipote di Mao, e Chen Xilian, excomandante della regione militare del Nord Est, e, naturalmente all'unanimità, il comitato provinciale del partito, decisero di passarla per le armi. Gli agenti incaricati dell'esecuzione la violentarono quattro volte e, per impedirle di gridare, le tagliarono le corde vocali squarciandole la gola. Tutto questo avveniva mentre vari personaggi, in Italia, ci spiegavano con sussiego che in Cina v'era una democrazia avanzata Ora dunque la Cina ha deciso di reprimere sì, ancora, con la mano di ferro; ma almeno di rispettare una parvenza di procedura legale. Non c'è certo da esultare, ma che si tratti di un progresso appare innegabile. Non c'è da esultare perché, dopo la cacciata dei quattro, sono avvenuti altri episodi edificanti. Nel luglio 1977, per esempio, Sun Jingqi, operaio di venti anni, si assenta dal lavoro per due settimane. L'assenteismo è punito in Cina, come subito si vedrà, in maniera un po' più dura che non con la reintegrazione nel posto di lavoro con decreto pretorile. Colpevole dunque di assenteismo, Sun il 10 agosto viene spedito, per rieducarsi, nella comune «Verde-tutte-le-stagioni». Due giorni dopo al padre viene comunicato che Sun si è suicidato. Il padre d.enuncia il fatto in un dazibao affisso al muro della democrazia a Pechino il 16 dicembre 1978, mostrando ai lettori fotografie da cui risultano numerose tracce di sevizie sul corpo di Sun. Nel febbraio 1978, invece, era stato giustiziato come controrivoluzionario He Chunshun, un intellettuale di Canton. He, nel 1968, aveva scritto un articolo critico che aveva ciclostilato e spedito per posta ad alcuni indirizzi. Quasi tutti gli esemplari furono in.tercettatidalla polizia, mentre Lin Biao in persona aveva ordinato di rintracciarne l'autore. Lin non riusci a trovarlo, prima di morire. Ma, nonostan.te fossero suoi acerrimi nemici, Hua e Deng Xiaoping continuarono l'inchiesta e alla fine He fu rintracciato e giustiziato. Il caso di He Chunshu_ non è isolato. Nel gennaio 1979, dopo lo storico plenum del Comitato centrale che inaugurava l'epoca della «liberalizzazione del pensiero» e dopo che Deng in persona assicurò che gli autori dei dazibao non sarebbero più stati perseguiti, Teng Husheng, che aveva creduto al plenum e aveva affisso un dazibao di critica contro Hua Guofeng, fu arrestato, mentre i muri di Shanghai venivano 7
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==