Il Leviatano - anno I - n. 2 - 13 novembre 1979

«domani radioso», certo, bisognerebbe smontare la baracca: non certo per ripristinare la libertà, ma per restaurare quel minimo di efficienza di cui anche i totalitarismi hanno bisogno. Nell'immediato, intanto, il PCI ristabilisce anche in questo settore un legame con i gruppuscoli di estrema sinistra, dei quali fa proprie le indicazioni più dissennate e distruttive in linea con l'appello lanciato agli ultra da Cossutta per le elezioni amministrative dell'80, nella recente intervista a «Repubblica». Che faranno i democratici? Seguiranno la linea codista adottata dai dirigenti delle federazioni giovanili socialista· e repubblicana, incredibilmente disponibili a far da sgabello a un'operazione di destabilizzazione demagogica? O di certi giovani zaccagniniani, che nei loro manifestini si affrettano a riconoscere la «sostanziale fondatezza» delle trovate comuniste e nel frattempo assicurano che si rifiuteranno di occupare tutti i posti che gli venissero attribuiti dal voto, per tenerne un congruo numero in caldo per gli amati assenti? Da tempo la scuola è una trincea decisiva per la difesa della libertà e un terreno cruciale dello scontro politico. I democratici di ogni tendenza non possono lasciare isolato un ministro che finalmente sa dire di no, e non debbono consentire un ulteriore passo in avanti verso l'estensione di un controllo liberticida su un settore delicatissimo, da cui un nuovo cedimento potrebbe ripercuotersi disastrosamente sull'intero sistema degli equilibri politici. Paolo Demartis .____ Il'--_-_- ___ INGHILTERRA BREZNEV Una sconfitta del sindacato e HE SCANDALO: «A LONDRA GLI OPERAI ragionano», con questo titolo dell'«Espresso», e con il relativo testo, si potrebbe liquidare la questione della British Leyland, mettendo in rilievo la differenza con le soluzioni all'italiana di casi incomparabilmente più circoscritti (Unidal, Innocenti, Olivetti). E con ciò si potrebbe dare addosso ai sindacati, sottolineandone il crescente distacco dalla base dei lavoratori. Bisogna, invece, gridare sui tetti alcune veritd fondamentali che, bene interpretate, potrebbero ridare un ruolo fondamentale a un sindacato cosciente ed evoluto. Il pancontrattualismo, insieme all'indicizzazione dei salari, ha disperso in mille rivoli l'azione del sindacato, che è stato svuotato dalla sua funzione centrale, cioè la gestione del salario. Il sostanziale «pieno impiego», cioè una disoccupazione tra i trenta ed i sessanta anni, che, in Italia, non supera lo O,7511/o della intera forza lavoro (come è dimostrato del resto anche dallapresenza di centinaia di migliaia di lavoratori stranieri), ha portato alla trofia corporativa del mercato del lavoro. Da ultimo, si continua ad ignorare l'imminente ulteriore contrazione dell'occupazione industriale conseguenza di un processo che si sta sviluppando in tutti i paesi del mondo. Da queste tre veritd il sindacato potrebbe trarre delle indicazioni per una linea estremamente vigorosa e rispondente agli interessi dei lavoratori soprattutto perché, in un paese. co,me l'Italia, esistono ancora ampi margini di risorse inutilizzate, anche dal punto di vista dei capitali, che potrebbero consentire al nostro paese un posto ancora più avanzato nell'insieme dei paesi industriali. Gli esempi della Germania e del Giappone sono abbastanza significativi e i livelli di reddito ottenuti dai lavoratori in quei Paesi certamente non sono disprezzabili anche da parte di chi ha moltiplicato posizioni di privilegio indiretto e posizioni di rendita. I e ls D ,I". • e o esteJan,s IL LEVIATANO E dopo di lui... p OCHI GIORNI OR SONO I GIORNALI ANnunciavano la notizia, poi smentita, della morte di Breznev. Negli ultimi anni il leader sovietico è stato dato per morto almeno due volte l'anno, e ogni volta si sono moltiplicate le previsioni più diverse e contrastanti sul nome del probabile successore. La notizia della scomparsa di Brefoev ha cosi raggiunto l'invidiabile ma imbarazzante primato di conquistare decine di volte i titoli di testa dei giornali di tutto il mondo. Non essendo un cremlinologo con informazioni di prima mano, e soprattutto essendo Breznev «resuscitato» ancora una volta (al punto di rinnovare l'ennesimo diktat ai paesi europei in occasione delle visite del leader cinese e del delegato di Carter Aron in Europa), non mi sembra il caso di azzardare congetture sul nome del futuro capo supremo dell'Urss. Tuttavia questo ennesimo annuncio può essere occasione per riflettere sul meccanismo che fino a oggi ha regolato la successione all'interno della leadership sovietica. Si tratta evidentemente di una materia non disciplinata né formalmente né sostanzialmente,• ma affidata agli insondabili meccanismi di un lungo conclave senza elenco dei partecipanti e degli aventi diritto, né convocazioni ufficiali, né procedure definite. Si tratta di un meccanismo che ha subito modificazioni nel corso del tempo, pur conservando elementi comuni tra una successione e l'altra. Può essere utile, comunque, in mancanza di° dati certi sulle lotte per il potere in atto al Cremlino, passare in rassegna le une e gli altri. Quando Lenin muore, dopo una lunga malattia, nel 1924, il controllo del partito sulla società sovietica non è ancora totale, cosi come non è ancora totale il controllo del segretario generale (carica assunta da Stalin nel 1922) sul partito stesso. La figura del segretario generale ha ancora un rilievo apparentemente solo amministrativo e il potere si trova divi15

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