contributo pubblico alla vita materiale della Chiesa, non ci sembra abbia più il peso di un tempo, dal momento che i partiti, gli spettacoli, i giornali, i sindacati sono in cosi larga misura sovvenzionati o forniti del potere di riscuotere. Sarà, se mai, questione di giustizia distributiva. La libertà religiosa Oibertà di tutti, secondo il Concilio) può perciò essere difesa in regime concordatario, in regime separatista e persino in regime giurisdizionalista. Verremo, perciò, direttamente, alla materia delle inquietudini. La Chiesa ha, secondo noi, diritto, di rivendicare una sua iniziativa, non assoluta, non incontrollata (i casi Pagliuca insegnino), ma una sua sfera di libertà nel campo assistenziale. In esso, diciamolo apertamente, la burocrazia statale, partitica, regionale, si è dimostrata spesso inferiore alla spontaneità, allo spirito di sacrifizio, di servizio, all'umanità degli uomini della Chiesa. Ove questi sappiano evitare la tentazione del proselitismo non vediamo perché ad essi non sarebbero affidate - attraverso rapide mobilitazioni e smobilitazioni di forze da parte loro - anche compiti urgenti: quello, per esempio, di colmar la lacuna tra la disposizione che ha chiuso gli ospedali psichiatrici e l'incapacità delle «regioni» di assistere i dimessi. Certo, ogni attività tende a diventare istituzione, e con le istituzioni sopravvengono abusi e monopoli. Sarà certo stato un problema, per i giuristi, la coesistenza della libera forma associativa e del potere autonomo, dell'ente morale, obbediente in più alle regole del diritto canonico. Confidiamo lo abbiano risolto; su questo problema naufragarono sempre, prima della tormenta repubblicana, i tentativi di accordo tra la Spagna liberale e il Vaticano. Ma il problema dei problemi sarà stato senza dubbio quello della scuola. Nessuno pensa di toccare la scuola libera, o privata, dei religiosi, che anzi prospera sulla crisi della scuola di massa statale. La società moderna è cosi onnipenetrante, universalmente diffusiva, che il pericolo delle «due patrie», uscite dalle due diverse educazioni, appartiene al passato. Ma qual'è, quale dev'essere l'educazione religiosa, l'educazione cattolica impartita nella PAPI E PRESIDENTI DEL DOPOGUERRA IL LEVIATANO scuola pubblica'? Fondato sulle sue esperienze, probabilmente, e anche su giuste preoccupazioni di disciplina all'interno dell'istituzione che egli regge, il Papa sembra assai interessato al problema. Qui potrebbero venir compiuti i maggiori errori. Il corso di religione tenuto per tutti coloro i quali non ne chiedessero l'esenzione che veniva intercalato tra le ore di lezioni scientifiche o letterarie riusciva da un lato oppressivo verso il dissidente che lo subiva passivamente in silenzio o passeggiando nel corridoio. (peggio accadeva nelle scuole elementari, ove l'istruzione religiosa era interamente fusa nella lezione del maestro); dall'altro era compito sovrumano per l'insegnante, tanto poco la «materia» che aveva da illustrare si inseriva nel tessuto di una scuola in cui tutti gl'insegnanti, cattolici o no, han l'obbligo di non trasferire la propaganda dei loro principi nella pratica dell'insegnamento. A noi sembra che alla Chiesa converrebbe assai più chiedere - e allo Stato assicurare - libero accesso alle «assemblee» indette nelle scuole dai suoi sacerdoti a tutti gli alunni che lo vogliono, e tutelarne la libertà d'accesso, che presentarsi in veste d'autorità, docente tra i profani, in nome di un antiquato privilegio. O se «assemblea» non piace la si chiami ora di informazione e meditazione; non sono i vocaboli che mancano, l'importante è che ci intervenga chi vuole. Dov'è che il «Papa polacco» ha ottenuto la massima popolarità tra i suoi nuovi concittadini romani'? Forse nelle sue visite ufficiali'? O nelle spontanee accolte di gente propensa ad ascoltare una sua parola che - senza mai interferire, nemmeno in materia delicata, in quelle che sono le leggi dello Stato italiano - ha dettato quella che è la regola del credente al servizio dell'umanità'? Questo «ricordo» di quel che sia il popolo italiano - indulgente, forse troppo, alle adunate oceaniche, ma poi gelosissimo della sua individuale autonomia e pronto al sarcasmo verso l'autorità codificata - conveniva dedicassimo non soltanto al Papa polacco, ma ai negoziatori che rappresentano il suo e il nostro governo.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==