Il Leviatano - anno I - n. 1 - 4 novembre 1979

EDITORIALE Le ragionidi Ponomarev NON SEMBRI UNA FORZATURA o UN paradosso. Ma - a nostro parere - Boris Ponomarev tutti i torti non li ha. Riassumiamo i fatti. Il 17 ottobre la TASS diffonde il resoconto di un discorso di Ponomarev, menbro candidato dell'ufficio politico del PCUS e segretario del Comitato centrale, nel quale tra le altre cose, si p;trla dell' «eurocomunismo»: «L'oratore - scrive la TASS - ha fornito una analisi critica dell'eurocomunismo. Grazie alla politica ferma e duttile del PCUS ed anche in seguito all'impulso della realtà e della lotta di classe, nei paesi capitalisti i dirigenti dei partiti comunisti cominciano a comprendere che l'eurocomunismo danneggia il movimento comunista internazionale e gli stessi partiti e provoca un grande malcontento tra i semplici comunisti militanti di base. Il CC del PCUS contribuirà con tutti i mezzi a superare le deviazioni dal marxismo-leninismo e dall'internazionalismo proletario e favorirà, su questa base, la coesione del movimento comunista». Prescindiamo dal fatto che il brano è stato prima trasmesso dalla TASS, poi ufficialmente ritirato. Ciò riguarderebbe semmai solo la scelta sull'opportunità che l'opinione del dirigente russo fosse fatta conoscere pubblicamente o no. Si può anzi formulare l'ipotesi che quello adottato sia stato un artificio per far conoscere quell'opinione a tutti, ma nello stesso tempo, attribuendone la trasmissione a un errore giornalistico, per renderla, in qualche modo, non ufficiale. È come se Ponomarev, non senza ipocrisia, avesse detto ai dirigenti comunisti occidentali: «Questo è quello che penso e a voi, in privato, l'ho già detto e l'avrei ancora detto. Mi dispiace che, per un errore, ciò che doveva rimanere riservato sia ormai di dominio pubblico». In altre parole, il «giallo» della pubblicazione e della successiva soppressione non modifica il fatto che conosciamo l'opinione di Ponomarev. E infatti il brano è stato ritirato, non smentito; e, d'altra parte, per buona è stata presa quella posizione dai comunisti italiani che si sono affrettati a replicare. Dunque, i dirigenti sovietici pensano - e non è una novità - che l'eurocomunismo danneggia il comunismo internazionale e i singoli partiti, provoca malcontento nella base e rappresenta una deviazione dall'ortodossia. A loro può replicare Berlinguer con la conferma della «validità e attualità della nostra scelta eurocomunista, lungo la quale noi continueremo ad operare con sereniIL LEVIATANO tà, senza spirito di rottura, ma con assoluta coerenza, convinti come siamo che essa è la sola capace di aprirsi - nell'unità e nella democrazia - la via al socialismo nei paesi di capitalismo sviluppato». «Secca replica», «ferma risposta» è stato definito l'intervento di Berlinguer. D'accordo. A un giudizio pesante sull'eurocomunismo, una formula che Berlinguer aveva invece dimostrato di apprezzare, non poteva che seguire una replica orgogliosa. Ma Ponomarev - e qui ci sembra che il punto sia sfuggito a non pochi commentatori - non si limita a criticare l'eurocomunismo. Esprime anche un giudizio sullo stato attuale dei rapporti con gli eurocomunisti: questi - dice il dirigente sovietico - «cominciano a comprendere». Sono, cioè, meno eurocomunisti di quanto non fossero prima; sono meno deviazionisti di quanto non si potesse credere o non potesse apparire. Ora, a noi sembra che questa è la questione essenziale. Non basta replicare a un inopportuno - diciamolo pure, a un becero - attacco all'eurocomunismo che non poteva che suonare sgradito a chi dell'eurocomunismo ha fatto la propria bandiera. Quand'anche Berlinguer e Breznev fossero ormai d'accordo su tutto - e non è questo peraltro che vogliamo sostenere - non sarebbe quanto meno di cattivo gusto che l'uno parlasse dispregiativamente di eurocomunismo e l'altro, che so, di monocentrismo? Una ritrovata concordia non dovrebbe manifestarsi anche con la cessazione delle asprezze verbali, col dare per superate le polemiche in corso durante il contrasto? Ma la questione politica centrale, sulla quale finora risposta non è venuta, è se sia vero o no che tra comunisti russi e comunisti italiani ci sia stato un riavvicinamento, un appannarsi della divergenza, ciò che Ponomarev esprime nella infelice rappresentazione di un ravvedimento. Risposta non c'è stata, dicevamo. E risposta non può esserci. Appunto perché, come anticipavamo, Ponomarev - ci sembra - ha ragione. Tra comunisti italiani e comunisti sovietici un riavvicinamento c'è stato. Padrone ciascuno di giudicare chi si sia ravveduto (purché non si· voglia far credere che la Montagna sia andata a Maometto). Le prove? Ma ce ne sono a bizzeffe. L'eurocomunismo toccò il proprio punto più alto quanto fu proclamato - da Berlinguer, Carrillo, Marchais - che l'unione tra democrazia e socialismo 5

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