Il Leviatano - anno I - n. 1 - 4 novembre 1979

I IL PRINCIPE IN REPUBBLICA I ( ~cguc da pag. J J ranze etniche verso il polo terrorista? Livellare la durata del mandato presidenziale su quella del parlamento, si può ritenere che giovi a/l'autorità e all'indipendenza del capo dello Stato? Abolire il Senato o ridurlo a un innocuo comprimario, non incoraggerebbe i colpi di mano legislativi di maggioranze occasionali? Nella macchina istituzionale italiana, i guasti dei congegni periferici sono secondari. Occorre agire sul motore centrale; cioè alle giunture fra società e partiti, partiti e parlamento, parlamento e governo. Questo grande circuito fiduciario è oggi ostruito, parte per lo «stallo ipnotico» (come lo chiama Forlant) del compromesso storico, parte a causa di più antiche malformazioni che limitano l'apporto della gente ai partiti e dei militanti e dei parlamentari alla politica. Si è tanto esaltata la «partecipazione», e mai sono state impiegate cautele più minuziose per togliere chi potrebbe servirsene dal caso di contribuire a una qualsiasi vera decisione. La riforma (finché si è in tempo l'autoriforma) dei partiti, nonché la democrazia interna nel sindacato e negli organismi di fabbrica, sono il principio primo di ogni politica costituzionale. Mettiamo «più democrazia nel motore». Paraurti, servomeccanismi, tergicristalli possono anche essere molto importanti: ma vengono dopo. Irripetibile NEL CORSO DEI CONSENSI SULL'INIZIATIva Pertini nella vertenza dei controllori del traffico aereo, tre aggettivi ricorrono a qualificarla: «eccezionale», «inevitabile», «irripetibile». Come dire che la straordinaria autorità morale del galantuomo socialista giustifica un bili d'indennità sul quale i predecessori non avrebbero potuto e, soprattutto, i successori non potranno contare. Ma noi qui dobbiamo, al di là di ogni cerimonialità, dire intera la verità. Forse non è stato un passo fuori dalla Costituzione: ma sicuramente un faux pas, che dà luogo a pericolosi concatenamenti di idee. Non tanto quella di risolvere analogamente «in quattro ore», al rullo dei tamburi, questioni subito dette analoghe: magistrati, sindacato di polizia, o magari dei pensionali i 'precari' delle università. Né solo perché una delle clausole dell'intesa, escludere ogni disciplina di legge dello sciopero di un servizio pubblico essenziale, pregiudica un tema che è, fra l'altro, oggetto di specifica iniziativa alla Camera di un partito presente nel governo. Ma soprattutto per l'argomento chiave che l'impotenza e l'inerzia dell'esecutivo in un settore vitale possano autorizzare un 'azione presidenziale straordinaria ne quid res publica detrimenti capiat. Il rozzo gergo sindacale allega che il Presidente è il «capo dei controllori», collocato com 'è al vertice del Consiglio supremo di difesa. Ma si sa quali siano le attribuzioni di questo organo costituzionale? Fanno esse del suo vertice una controparte sindacale, sia pure in casi eccezionali? O, peggio, un mediatore fra l'esecutivo e il sindacato, al modo che lo è il ministro del lavoro fra parti private? Un «magistrato di persuasione e di influenza», formula della discrezione einaudiana, può agire sotto i rifletlL LEVIATANO tori, in presenza degli ammutinati, al rullo dei tamburi? Da qualsiasi parte la si soppesi, la vicenda genera più disagio per le istituzioni che non sollievo «perché, comunque, si vola». I POLITICA ITALIANA I (segue da p,,g. 3} ispirazione politica»), e si rilancia la parola d'ordine de/l'alternativa: alternativa «al sistema di governo e di potere della Democrazia Cristiana» da parte di «uno schieramento riformatore di sinistra». li documento non è particolarmente chiaro, e manca di qualunque approfondimento ed elaborazione, ma una cosa sembra di capire: che Craxi vi viene criticato per avere annacquato lapolitica dell'alternativa, e che lo «schieramento riformatore» il quale, secondo gli estensori del documento, dovrebbe contrapporsi entro tempi brevi alla DC, dovrebbe comprendere PSI e PCI (e forse anche i Radicali e Democrazia Proletaria?). Ciò stimolerebbe «i partiti di sinistra, a cominciare dal PCI, a sciogliere le loro contraddizioni e a qualificarsi come forze di governo». li ragionamento implicito in questa affermazione è bizzarro e singolare: non è necessario che i partiti di sinistra (leggi: PCI) sciolgano prima le loro contraddizioni (per es. il rapporto con l'URSS e col 'campo socialista', il regime interno, ecc.) perché lo schieramento alternativo di sinistra sia veramente democratico e credibile; ma è necessariocostituire prima lo schieramento alternativo di sinistra, perché questo stesso fatto indurrà i partiti che lo compongono a sciogliere le proprie contraddizioni e a diventare forze in tutto e per tutto democratiche. Si tratta di un ragionamento molto ottimistico. Forse, però, essopresenta anche qualche rischio per la democrazia. Ma qui non vogliamo fare polemiche inutili. Del resto, alcuni degli intellettuali che hanno firmato il documento sostengono da sempre le posizioni in esso contenute e si sono sempre mossi in quella direzione. Ci sono però altri intellettuali i cui nomi stonano in calce al documento stesso. E, per essere impertinenti fino in fondo, chiediamo: che ci sta a fare per es. Luciano Pellicani?Eglifu l'ispiratore, se non andiamo errati, del saggio ideologico-politico pubblicato da Craxi nell'estate del 1978, che portò a uno scontro durissimo coi comunisti su tutto: sia sugli obiettivi che sui metodi. Non si trattava solo del leninismo. Chi non si ricorda di Proudhon contrapposto a Marx? Ora, perché mai Pellicani abbia abbracciato improvvisamente e senza riserve l'alternativa, da realizzarsi subito presto e bene, proprio non riusciamo a capire. Si trai/a di una conversione subitanea o di un episodio di trasformismo? Gli arresti di Fabre LE RIVENDICAZIONI PER LE QUALI È STATO arrestato il segretario del Partito radicale, Jean Fabre, prima in Italia, poi in Francia, ci sembrano, in linea di massima, condivisibili. La legalizzazione dell'hashish e dellamarijuana, della quale ormai da anni si discute in Occidente, potrebbe effellivamente essere un mezzo per evitare il guaio peggiore rappresentato dal passaggio di tanti giovani dalle droghe leggere alle droghe 21

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