Il Leviatano - anno I - n. 1 - 4 novembre 1979

«IL LEVIATANO» SETTIMANALE, DI CUI presentiamo al lettore Il primo numero, è edito da una cooperativa costituita dai collaboratori stessi del periodico e sarà (ce lo auguriamo) autofinanziato. La distribuzione In edicola potrà presentare non Irrilevanti difetti, dei quali fin d'ora ci scusiamo col lettori, che sono tuttavia pregati di segnalarci le disfunzioni maggiori. Il modo più sicuro di avere tutti i numeri del «Leviatano», soprattutto nel centri minori, è perciò quello di abbonarsi. L'abbonamento regolare costa L. 20.000 per un anno e L. 10.000 per sei mesi. In funzione promozionale, tuttavia, a tutti coloro che sottoscriveranno l'abbonamento annuo entro Il 31 dicembre 1979 riconosceremo uno sconto del 50% e invieremo il periodico fino a tutto il 1980. Da oggi a fine d'anno, dunque, l'abbonamento fino al 31 dlcem• bre 1980 costa diecimila lire. I versamenti vanno effettuati sul conto corrente postale n. 58761008 Intestato a «Il Leviatano» • via dell'Arco di Parma 13 · 00186 Roma. I LETTERE I Ideologia e politica Caro direttore, il numero «zero» del «Leviatano» pubblica una lettera di Federica Acqua di Ancona che solleva, con una certa vena polemica, il problema del rapporto tra ideologia e politica. Non sono un esperto del problema; tra i collaboratori del «Leviatano» ci sono certamente persone capaci di scrivere cose interessanti al riguardo. Vorrei solo fare alcune considerazioni alla buona a proposito di ciò che la lettrice di Ancona considera una ideologia come le altre: la liberaldemocrazia. A mio avviso la concezione liberaldemocratica potrebbe essere considerata una vera e propria ideologia oppure, semplicemente, un modo di ripensare alcuni problemi alla luce delle recenti (purtroppo tutte negative) esperienze. Mi spiego. Una cosa è partire da un principio ispiratore di tutto il comportamento politico, e non solo politico, come mi sembra sia il marxismo, arrivando persino a negare o ad occultare la realtà, quando contrasta con tale principio; altra cosa è invece partire da una ipotesi da verificare costantemente mediante l'analisi della realtà. . Facciamo un esempio. Se si considerasse la libera concorrenza e il libero gioco delle forze economiche come un principio assoluto e intoccabile, si cadrebbe negli schemi dell'«ideologismo», che Federica Acqua giustamente rifiuta. Se invece si partisse da questo assunto considerandolo una semplice ipotesi da veri2 ficare attraverso, che so, l'esame del funzionamento dei pro e contro delle industria IRI, si farebbe allora un utile lavoro, un lavoro di cui si sente la mancanza. Purtroppo siamo ben lontani dall'assumere questo stile di lavoro. I sindacati, ad esempio, sono in prima fila nell'affermare principi intoccabili: «la scala mobile non si tocca», «il diritto di sciopero non si tocca», senza neppure rinettere se una revisione della scala mobile e una regolamentazione del diritto di sciopero potrebbero giovare agli stessi lavoratori, in quanto membri della collettività. Se invece fossimo più elastici, se sviluppassimo un reale processo di ripensamento, senza tabù e senza condizionamenti ideologici, allora forse potremmo trovare soluzioni reali ai problemi che travagliano il nostro Paese. Forse mi sbaglio, ma un certo spirito liberale, con tutta la spregiudicatezza che ha sempre caratterizzato il vero liberalismo, è proprio ciò che manca oggi in Italia, forse anche in quelli che ufficialmente rappresentano la tendenza liberaldemocratica. In ogni caso varrebbe la pena di discutere con maggiore ampiezza e, lo confesso, con idee più chiare delle mie. Franco Bruni, Roma Una campagna moralizzatrice Caro direttore, ho letto con interesse il numero «zero» del «Leviatano». Ho l'impressione che siate alla ricerca di una nuova formula e, anche se non credo l'abbiate trovata, mi sembra che siate riusciti almeno a raccogliere collaboratori validi e interessanti. È inutile sottolineare che la vostra iniziativa si colloca in una situazione politica estremamente difficile e drammatica. La mia opinione è che uno dei fattori che hanno contribuito ampiamente a creare questa situazione sia la corruzione. A tale riguardo è doveroso precisare che è proprio la Democrazia Cristiana a costituire l'ambiente politico più fertile per lo sviluppo di uno dei mali di cui soffre la nostra società: la corruzione, per l'appunto. Tutti gli scandali che sono scoppiati - e quelli che non sono stati ancora scoperti? - dimostrano che questo partito è corrotto sino al midollo. Negli altri partiti che sono stati al governo i fenomeni di malcostume e di corruzione non sono frequenti come nella Democrazia Cristiana. Mi sembra tuttavia che nessun partito ne sia stato immune. È proprio questa situazione che permette al Partito Comunista di presentarsi come un partito onesto, che promette di gestire lo Stato in modo esemplare. Questo elemento della situazione politica italiana non andrebbe, a mio avviso, sottovalutato. La gente è stanca di amministrazioni non solo inefficienti, ma anche marce. A mio avviso si potrebbe, e si dovrebbe, fare qualche cosa al riguardo. Ad esempio, si potrebbe fare un appello ad uomini politici come Zaccagnini, perché si facciano promotori di una campagna moralizzatrice. Di ciò, ripeto, abbiamo urgentemente bisogno. Non di nuove formule politiche, non di nuovi programmi, non di nuovi schieramenti o di «terze forze», ma di uomini onesti e incorruttibili, che attuino un nuovo modo di governare. Forse cosi si riuscirebbe a risolvere anche il problema del terrorismo. Buon lavoro. Alberto Gioia, Milano 4 NOVEMBRE 1979

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