nei nostri affari come inopportuni, e al cui confronto proviamo penosamente la nostra debolezza; e allo stesso tempo vogliamo sempre più uno Stato che ci protegga da tutti i mali possibili, mali che ci giungono dalla cultura, dalla società e da noi stessi; vogliamo uno Stato che ci offra una sicurezza totale, che si prenda cura dei nostri interessi e che favorisca la nostra causa particolare contro tutte le altre. Meglio che altrove, forse, questa attitudine schizofrenica si manifesta nelle ideologie di sinistra che promettono, quando i loro aderenti prenderanno il potere, che tutto sarà allo stesso tempo pianificato e spontaneo. Comunque, contraddizioni analoghe, più o meno nascoste sotto nebulose parole d'ordine, si trovano facilmente nelle ideologie di quasi tutti i movimenti politici, non solo negli estremisti. 1 messaggi dei grandi partiti che riempiono in Europa lo spazio della vita politica, contengono abitualmente, mettendo da parte le differenze retoriche, due promesse fatalmente contraddittorie. Da una parte ci dicono: «Tutti gli altri vogliono regolare la vostra vita dall'alto, attraverso decisioni burocratiche, ma noi siamo i soli a volere che voi stessi, il popolo, prendiate tutte le decisioni negli affari che vi riguardano; noi vogliamo - in due parole - che la società sia padrona di se stessa!». Ma, dall'altra parte, ci promettono che lo Stato, diretto dallo stesso partito, proteggerà tutti gli interessi di tutti gli strati sociali, che esso si prenderà cura dei poveri e dei bambini, delle scuole e degli ospedali, che sosterrà le legittime aspirazioni delle classi medie e degli operai, che combatterà energicamente contro la disoccupazione e l'inflazione ecc. Al limite, le ideologie politiche sembrano prometterci sempre più una società che combinerà armoniosamente il paradiso anarchico e il paradiso totalitario: lo Stato non sarà niente e allo stesso tempo sarà tutto, esso si occuperà efficacemente di tutto e cederà tutto il potere al popolo; ciascuno di noi sarà protetto come un fanciullo in culla e avrà allo stesso tempo la perfetta libertà di espansione individuale, di «realizzazione» personale ecc. Svuotamento di formule politiche e ideologiche Si nota, in effetti, che negli ultimi decenni, i partiti, poco alla volta, cessano di essere o di apparire quello che erano una volta, e cioè espressioni politiche di gruppi di interesse e di strati sociali ben definiti. Sempre più, quasi tutti i partiti pretendono di rappresentare i bisogni di tutta la società, di essere al servizio di tutti, di favorire il benessere di tutti i gruppi e di incarnarne le loro aspirazioni. Ma essi non possono farlo se non al prezzo di rendere il loro linguaggio sempre più sfumato e i loro slogan sempre più vaghi. Questo riguarda anche i partiti a tendenza «eurocomunista» presso i quali IL LEV!A TANO GIAMBATTISTA VICO gli appelli alla lotta di classe sono via via sostituiti dal concetto di interesse nazionale. Ne risulta che tutti i partiti, salvo quelli estremisti - come i partiti di rito moscovita, le sette fondamentaliste marxiste o comuniste, i partiti esplicitamente fascisti o razzisti - sono alla disperata ricerca della propria identità e nessuno di essi è veramente sicuro di quello che è. Al livello ,ideologico si assiste, di conseguenza, alle battaglie mortali di parole che non significano niente e che diventano controparole o prove di abilità: avendo perduto ogni contenuto intellegibile, esse servono soltanto a differenziare i gruppi rivali. Gli uomini politici non sono più capaci di definire mercanzie come «la giu~tizia sociale», «l'eguaglianza», «il popolo», «la libertà d'iniziativa», «la qualità della vita» ecc.; tutte queste espressioni diventano utili segni convenzionali, stendardi che identificano i battaglioni nemici: esse, cioè, sono completamente svuotate di contenuto. Ci sono naturalmente notevoli differenze tra gli orientamenti politici, ma non c'è quasi nessuna connessione tra la politica di ogni giorno, dove le lotte sono reali, e le vuote idee generali. Si sente sovente dire che le divisioni politiche ereditate dal XIX secolo o dall'epoca della prima guerra mondiale che determinano la struttura e il linguaggio dei partiti, non corrispondono più ai problemi essenziali e urgenti del nostro mondo né alle cristallizzazioni reali, anche se sotterranee, degli interessi su scala mondiale o nazionale; si sente cioè dire che le formazioni politiche esistenti sono pronte a scoppiare. Esse sussistono tutta17
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