Lettere ai lavoratori - anno I - n. 10 - 31 ottobre 1952

Scritti di: BALDESI ; BIMA ; BONAMJCO CAJELLI, DE MARTINO" DI OIOIA" FASCETTI FONTANELLl, GILLJ\ GREMIGNI "LAMI,, LOMBARDI ,, MATTEUCCI ; RANDON ,, REPOSSI ♦ Le elezioni del 1924 ♦ Morale ed economia ♦ Corporazioni e Gilde ♦ Salari, statali e prezzi ♦ Stato ed elettricità ♦ Il rapporto Stanford ♦ La depressione meridionale ♦ La rotazione delle maestranze ♦ I nuovi rapporti sociali ♦ Commissioni interne • Il dramma dei tubercolotici ♦ L'assistenza ai pensionati ♦ Le scuole di servizio sociale ♦ I centri di lettura ♦ L'organizzazione dei pescatori ♦ Le m.aestranze edili ♦ Lettere dall'America e dall'Australia ♦ Cronache --- - - - --- - ~ . -. . . . Biblioteca Gino Bianco

!LettereaiLavoratoM\ dirette da GIUSEPPE RAPELLI • Usci ranno ad ogni fin di mese in fascicoli semplici ed in fa,1 scicoli doppi nel periodo estivo • rA hhonamento annuo L. 1000- ,, semestr. ,, :>00Fascicolo semplice ., 1.00- ,, doppio ,, 200 - Estero il doppio • indirizzo postale: LETTERE Al LAVORATORI Casella Postale 328 ROMA • Versamenti per abbonamenti sul c/ c postale n. 1 / 21f!21 intestato a '' Lettere ai lavoratori,, nelr uf,, 6cio dei conti correnti di Roma Re1pon1a6ile: PIERO RANZl Autor. Trib. di Roma n. 25~ del 25,-1,-5! Stabilimento TipograJico UESISA ,. Roma Biblioteca Gino Bianco

LettearieLavoratori A.nno I - N. 10 Ottobre 1952 AI POPOLARI D'ITALIA Le elezioni generali indette pel 6 aprile impongono a tutti i partiti chiarezza di posizioni politiche e precise affermazioni programmatiche. Il nuovo metodo elettorale, che i popolari hanno combattuto e non cesseranno di combattere, mette in condizioni di inferiorità i partiti autonomi di fronte alla lista governativa, che può dirsi eletta prima ancora che venga dato il responso delle urne; ed altera il vero risultato della volontà popolare in modo che la XXVII Legislatura non potrà considerarsi che come una parentesi nella vita costituzionale d'Italia dal 1848 ad oggi. Ciò non pertanto il partito popolare italiano partecipa alle elezioni generali con lista propria nazionale, perchè vuole contribuire a fare ritornare la vita pubblica alla sua normalità costituzionale, ed opporsi ad ogni attentato contro l'istituto parlamentare e contro le libertà politiche della nazione. La posizione di minoranza nella nuova assemblea legislativa darà agli eletti della lista popolare carattere di maggiore autonomia e funzione di controllo; ma non ci esonera, di fronte a noi stessi, nè di fronte alla coscienza pubblica dal dovere, comune ad ogni partUo, di tendere a rappresentare più efficacemente le correnti che a ,:ioi fanno capo e di agitare le nostre idee, perchè diventino elementi direttivi di governo. Il nostro programma politico rimane identico oggi come nel 1919, nella sua caratteristica democratica e nella sua aspirazione cristiana, nella sua finalità politica e nella sua visione di solidarietà internazionale. La bandiera allora spiegata per la libertà, l'insegna allora assunta: « Lo Scl!,do Crociato con il Motto Libertas » sono oggi la· nostra bandiera e la nostra insegna. La lotta contro lo stato accentratore e panteista, iniziata col primo appello ai « liberi e forti», è la lotta nostra ancora oggi, 49? Bil:111v1.dGCinao Bianco

che si moltiplicano i tentativi di centralizzazione e di intervenzionismo statale che invadono e turbano ogni attività . individuale e collettiva. , Lo Stato da noi allora invocato organico e popolare contempera la sua autorità con la libertà, il suo potere centrale con le autonomie locali, il suo fine sociale con le organizzazioni di classi, il suo compito direttioo e integrativo con le libere ini- " ziative. La sua autorità, da noi sempre sostenuta, è basata sulle libertà civili e sulla legge uguale per tutti e resa effettiva dai consensi morali del Paese. (DaU'appello della Direzione del P.P.I. per le elezioni ipolitiche d'el 6 aprile 1924) * Ee elezioni del 1924 Tre giudizi di Piero Gobetti Prima Gli italiani sono invece astuti, super-pol.itici, super-machiavellici. Nessuno dispera, pur che rimanga una possibilità dI. riguadagnare la medaglietta, e se cento sono gli aspiranti per un sol seggio ognuno ha la certezza in cuore che con l'intrigo e l'inganno gli riuscirà di giocare l'amico e l'avversario. L'opposizione costituzionale incominciò a sospettare lçi probabilità delle elezioni nel settembre scorso. Da allora persino noi di Rivoluzione Liberale abbiamo ricevuto le visite e 1.e premure di parlamentari e aspiranti parlamentari. Noi antifascisti intelligenti avremmo dovuto dare la formula per la lotta antifascista. Uomini, non compromessi, avremmo dovuto offrire il nome alle organizzazioni che in tempo elettorale '98)teca Gino Bianco sarebbero state utili ai parlamentari antifascisti. Contro il fascismo che disprezza l'intelligenza il concorso di noi intellettuali sarebbe stato decisivo. Noi fummo così ingenui da rispondere alle lusinghe e alle offerte con prediche e documentazioni: che era ridicolo voler battere il fascismo con le astuzie; che Mussolini non ha soltanto la forza, ma il consenso degli italiani; che la lotta deve essere feroce e diretta ad hominem contro il corrutto - re, consci che si è una minoranza, e non si vuole realizzare, ma salvare il fu.turo. Fummo tardi a capire che i nostri interlocutori volevano salvare la medaglietta prima che il decoro, e col farsi paladini di libertà, col protestare che la maggioranza non era fascista, ma che essi oppositori costituzionali avevano pure un buon

seguito miravano soltanto a farsi rneglio utiliz::are, a vendere più cara la loro adesione a.L regime. Un politico più intelligente· e più onesto degli altri, La sola persona seria della opposizione costituzionale, il qual e con tutti i suoi vizi di parlamentare riuscirà forse a salvarsi per il futuro, coglieva il dissenso tra Rivoluzione Liberale e antifascismo parlamentare in questi termini: « Si vede che ìei è veramente giovane e che può buttar via dieci anni per ' a.limentare, in ristretta compagnia, una distinta corrente di pensiero, e per. poi trovarsi, senza sforzo, e nel vigor degli anni in cima all'ondata rhe travolgerà questa gente. Io invece penso con malinconia, che fra due anni, o l'Itaììa sarà libera, o io mi troverò, pure in ristretta e scelta compagnia su qualche nuovo Mai flower salpante per ignoti lidi. Questione di età ,». La questione di età imped ~ che gli antifascisti avessero il coraggio di disertare Le elezioni e si divertissero a vedere il campo trasformato in una corrida di gladiatori mussoliniani. La questione di essere rieletti è d1ventata la questione essenziale intorno a cui si provano e si rovinano i caratteri degli italiani. L'on. F., uno dei sacrificati della lotta politica in Romagna, prof essa la teoria che gli oppos:tori debbano difendersi con tutte le armi; se è necessario e possibile entrino addirittura nel listone~ Da « La Rivoluzione Liberale» del 12 febbraio 1924. Biblioteca Gino Bianco Dopo Nel '21 corne nel '24 le camicie nere fanno da mazzieri, i combattenti e Le medaglie d'oro lavorano come muli di servizio del dogma della patria, la Con- .federazione dell'Industria fa le spese a patto che Olivetti, Mazzini, B~nni, ecc. diventino insostituibili presso il dittatore. La proporzionale sventò il piano di Giolitti come lo avrebbe turtato a lvIussolini: il sistema Acerbo ha compiuto il quadro, e L'avrebbe compiuto, si badi, in modo analogo il collegio uninominale che dà pa-rimenti gli elettori in mano al governo. Si insiste su questo punto perchè vogliamo che d'or innanzi una delle pregiudiziali di qualunque opposizione seria sia la richiesta della proporzionale. Tenendo presente la ultima esperienza la storia d'Italia si vede senupre più rettilinea: una q,ittatura economica di ceti plutocratici, non a,bbastanza forte per diventare dittatura politica (l'ultima volta che Lo tentò; con il fascismo, non fu più fortunata delle altre), e tuttavia ministeriale sempre, perchè sempre padrona del governo attraverso ambigue manovre; in politica per l'immaturibà generale e per il peso inerte del Sud una dittatura demagogica, burocratica e paterna che controlla i cittadini persino nei mezzi di sussistenza e può costringerli pacificamente ~ essere ministeriali. La proporzionale portando alla politica le masse socialiste e popolari segnava il principio del tramonto delle due dittature. Il solo effetto sensiibile della marcia Sl\.l Roma è stato l'abo499

lizione della proporzionale. Così la deviazione del dopo-guerra è stata corretta e L'Italia torna in minorità politica. da « Rivoluzione Liberale» del 15 aprile 1924 I Popolari Il nostro dubbio oggi è questo. L'inquadratura del partito nelle provincie è democraticocristiana. Sturzo è un capo su cui si può contare; Donati una mente critica, intransigente, t erma, di primo ordine. Nel gruppo parlamentare, invece non c'è nessuno. Gli uomini più noti, Longinotti~ Bresciani, Bertini, etc. hanno tutta la nostra sfiducia. Sono dei vecchi clericali, reazionari. LA VESPA 1864 Si attaccano le basi del nuovo regime. Ecco quel che della patria italiana scrive La Vespa, il 4 novembre 1864: « Santa cosa è la patria, quando madre amorosa provvede egualmente benefica a tutti i suoi figli, quando in eguali proporzioni distribuisce i premi, i compensi, i sacrifizi. Dove però sotto il nome di patria si consumano i più neri eccessi, dove 1a libertà si vende e si traffica ..., dove ogni giorno si assiste al miserando spettacolo di vedere il gaLantuomo nudo e lacero e il farabutto in carrozza, :>O0eca Gino Bianco * Alla Camera guideranno il gruppo secondo una linea incerta, collaborazionisw. · L1 a direzione del partito ha fatto molto liberandosi di Cavazzoni, Mattei, Gentili e compagni. Bisognava anche inutilizzare i clerico-moderati rimasti. Nel prossimo futuro il pericolo è che l'azione del partito popolare resti vittima di questo dualismo. Che le sue manifestazioni più solenni, e specialmente le parlamentari, siano un tradimento per lo spirito della democrazia cristiana, che noi non condi1,,idiamo, ma di cui ammiriamo la funzione nel presente momento storico. Da « La Rivoluzione Liberale» del 20 maggio 1924. r7' • d,· t · .r. ag,,ie s or,a qual senso può aver mai questa parola sulle ingannate moltitud . '? 1n1. ». Questo concetto della patria matrigna ai più dei suoi figli lo ritroveremo poi pari pari nel bagaglio di propaganda dei socialisti. Si stuzzicano i poveri nel punto più delicato. Le tasse. L'avete voluto il nuovo regime - dicono agli operai i clericali. E ora godetene !'inique tasse. Prima, sotto gli altri regimi, le tasse le pagavano solo gli abbienti. Ora si è affermata la massima « che tutti e singoli i cittadini, avessero o no ricchezze, dovessero es-

sere tributari dello Stato, qualunque fossero i suoi bisogni, qualunque fossero i vantaggi che i cittadini potessero aspettarsi da questi sacrifizi ». (Il Cons-, lugliv 1863). Ecco il destino del popolo credenzone e ba·lordo, sotto i nuovi regimi. « Dopo aver fatto sgabello col suo corpo a chi agognava rkchezze e poteri, egli ha visto il miserabile sfuggito come un lebbroso, la povertà perseguitata e punita come un delitto». (La Vespa, 2 giugno 1864). Ci troviamo di fronte ad una vera e propria propaganda di odio. Il popolo è dipinto come « l'asino, che si abbevera d'acqua, mentre si tronca la schiena per portare agli altri i barili deJ vino» (La Vespa, 17 giugno 1864). Il nuovo regime vuole peggiorare sempre più le condizioni del popolo, vuol vederlo soffrire. Invece di stabilimenti di carità si sono dischiuse le carceri, invece delle scuole i postriboli. Ma niuno ha steso la mano al proletariato, niuno si è ricordato di lui, fuorchè l'agente municipale per mandargli la cartella delle tasse, il precetto e il gravamento ». (La Vespa, 25 novembre 1864). L'hanno proclamato sovrano, il povero popolo; ma ora, che i maneggioni si sono messi a posto, « il popolo sovrano, dal gran trono dove te lo avevano insediato, te lo piantano a sedere a bischetto». (La Vespa, 16 gennaio 1865). E i clericali dal cuore largo non possono trattenersi dal piangere sulla sorte della classe opt!- raia « così mal conosciuta, cosi iniquamente spregiata, così barbaramente, nel tempo della liBil,11v1.ecGaino Bianco bertà e della filantropia, tiranneggiata ed oppressa». (La Vespa, 2 giugno 1864). Sui malanni della povera gente « sempre perseguitata». E concludono cristianamente: « Finchè la dura!» (La Vespa, 17 giugno 1864). Bisogna far entrare sempre più questi pii concetti nella testa degli ignorantoni. Si fabbricano perciò dei versi, apposta. I versi si imparano a memoria. Ed ecco: .......P'iorin d'alloro La Libertà ci costa gran denaro Tutti hanno fame e avean a sta1 [neU'oro! .......Fiorin di pioppo Per certe gole ci vorrebbe un {tappo; Chi non ha da mangiare e ch·L rn'ha troppo (La Vespa, 23 giugno 1864) .....1-'agate, pagate, pagate bufjon1! Vogliamo milioni, vogliamo mi- [lioni. .....Qua Le tue spoglie, o popolo NuUa aver devi addosso..... · Arroterem le forbici Finchè avrai sano un osso! (La Vespa, 5 luglio 1864) Si incitano i poveri alla rassegnazione, spiegando che, nel beato regno d'Italia, si deve pagare: la luce, l'aria, l'acqua, la terra; si deve pagare per vivere, morire, lavorare, per aver diritto di essere lenoni e infami, per cacciare le donne nelle case di prostituzione. Oh, invano il popolo domanda « pane e lavoro » (La Vespa, 1. .agoiSto 18,64). (Da uno studio di Nello Rosselli comi:;arso su << La Rivoluzione Liberale» del 18 marzo 1924). 501

• Morale ed L'uomo nei suoi rapporti con l'esterno, per rispondere alle proprie esigenze, compie anche degli atti economici, i quali, in quanto atti umani, dipendono anch'essi dalla legge morale. Principii morali ed economia I prjncìpi morali più importanti che regolano l'attività economica sono i seguenti: 1) la djgnità della persona umana-, la quale esige la libertà del singolo individuo anche nel campo economico, e c1oe l'indipendenza economica; 2) l'uguaglianza dei diritti delle persone, malgrado le profonde differenze individuali nell'intelligenza, abilità, forza fisica, ecc.; 3) la destinazione dei beni materiali a servizio e a vantaggio di tutti gli uomini; 4) la solida-rietà, cioè il dovere della collaborazione anche nel campo economico, per il raggiungimento del .fine comune della società; 5) la possibilità di appropriazione dei beni nei diversj modi legittimi, fra i quali è premi!1ente il lavoro; E502 _ teca Gino Bianco 9 l pensiero cattolico • economia P. GILLA GREMlGNl già dell'Istituto Cattolico di attività sociale, oggi vescovo di Novara 6) il libero commercio dei beni nel rispetto della ·giustizia commutativa. Proprietà privata Secondo la dottrina sociale ~attolica, la proprietà privata corrisponde alla natura delle cose: a) perchè assicura l'indipendenza della persona umana, sia in ordine alle necessità della propria vita, sia in ordine a quelle della pr~pria famiglia; b) perchè è modo normale per la. destinazione dei beni materiali conservandoli, migliorandoli e distribuendoli al numero più grande di uomini. Funzione sociale della proprietà privata Duplice è la funzione della proprietà: personale e sociale. Personale, in quanto produce il potenziamento della persona;

sociale, in quanto resta prima ... ria, rispetto al diritto di proprietà, la destinazione dei beni materiali a vantaggio di tutti gli uomini e in quanto crea utilità per i componenti della società. Proprietà privata e proprietà collettiva ( e sociale) Occorre distinguere la proprietà dei beni di consumo dalla proprietà dei mezzi di produzione (capitale). La proprietà del capitale, per la. sua delicata funzione sociale, deve E.ssere usata in armonia con le esigenze di un sistema economico tendente al bene comune, fissato da chiare norme giuridiche. Nell'attuale sviluppo della vita economica, il bene cor.nune può anche richiedere la proprietà collettiva e s~ciale di taluni mezzi di produzione. Equa distribuzione dei beni economi ci In un buon sistema economico si deve evitare l'arricchi-• mento eccessivo, che alteri la equa distribuzione dei beni economici. costituendo un pericoloso Stato dentro lo Stato e che perfino ·giunga od influire sui rapporti fra Stati. LibP-ra concorrenza e suoi limiti Un regime economico ben ordinato non può sorgere esclusivame:-ite dal gioco spontaneo delle forze economiche, cioè dalla libera. concorrenza. Per quanto utile, questa, pur contenuta nei giusti limiti, come principio regolatore del prezz0 non può bastare da sola a reB1011otecGa ino Bianco golare tutti gli aspetti della vita economica; è, cioè, in determina ti casi necessaria, ma non sempre sufficiente. Economia controllata La regolarizzazione della vlta economica, o, come oggi si dice, l'economia controllata, ha per scopi: a) di garantire la giustizia nei rapporti economici fra i sin .. goli; b) di aumentare l'efficienza del sistema economico, secondo un indirizzo organico che stimoli, controlli, coordini l'iniziativa privata senza violentarla. Di/fusione della piccola proprietà Un'economia ben ordinata tenderà alla massima diffusione della. piccola proprietà personale e familiare, in modo da favorire la sproletarizzazione del proletariato. Limitazione alla proprietà priv_ata Se lo Stato ha il diritto e il dovere di promuovere la funzione sociale della proprietà privat3, armonizzando l'interesse collettivo della società con quello particolare del singolo individuo, esso può intervenire con vari procedimenti giuridici: l'espropriazione e la requisizione (con adeguato compenso al proprietario, quando l'utilità pubblica lo esige, cioè quando vi è incompatibilità fra un dominio privato e un interesse pubblico), lo spezzettamento del latifondo, il controllo delle imprese private con compiti di servizio pubblico, o 503

l'intervento legislativo per assicurare una partecipazione agli utili o alla gestione diretta delle imprese stesse da parte dei la vera.tori. · Socializzazione di industrie e servizi 'La proprietà collettiva conformemente al bene comune e alla destinazione naturale di alcuni beni non è contro il d11 itto naturale, se lascia la maggior quantità possibile di beni alla proprietà privata. Affinchè poi la propri età colletti va non degeneri in un pericoloso capi talismo di Stato o in un collettivismo totalitario, è preferibile che lo Stato intervenga in determinati settori e soprattutto nelle industrie chiavi (pesante, mineraria, chimica, elettrica), in cui predominano il regime di monopolio ed il capitale finanziario anonimo, e nei servizi di interesse pubblico, come trasporti, tele- -grafi, poste, ecc. e che l'intervento riguardi - nei limiti del possibile - la nuda proprietà e non la gestione dell'azienda, la quale potrà avere carattere autonomo. . Solidari età di interessi Jra capitale e lavoro La solidarietà degli interess~ del capitale e del lavoro nella produzione e nel consumo dei beni economici è di fondamentale importanza nella dottrina sociale cristiana. Azionariato del lavoro Uno dei mezzi per attuarla, per quanto ancora discusso, è 504 teca Gino Bianco l'azionariato del lavoro, ossia la proprietà, ottenuta io varia forma, da parte degli operai, di una certa quota di capitali dell'impresa dove sono occupati o di u:i'altra qualsiasi. Controllo della gestione aziendale Partecipazione agli utili aziendali Altri modi di far partecipa.- re direttamente il lavoratore alla vita dell'impresa sono la proprietà cooperativa fra lavoratori, t cnici e dirigenti, ovvero il controllo, effettivo e pratico, degli operai sulla condotta dell'azienda od anche la partecipazione degli stessi agli utili. Poichè ogni impresa suppone l'associazione del lavoro e del capitale e l'uno nulla può senza l'altro, è ingiusto scorgere nel lavoro soltanto, o soltanto nel capitale, la causa unica del prodotto dei loro sforzi congiunti insieme, e quindi sarebbe ingiusto che l'una parte o l'altra rivendicasse il frutto a sè sola. Resta però stabilito che nel rapporto fra capitale e lavoro il secondo è nettamente preminente sul primo. Il lavoro non può più essere considerato come «merce», che si compra, si vende e si trasporta a volontà, ma è cosa persono:le, u1nana. Lo studio è stato estratto da << Brevi princi-pi di vita sociale» edito a cura dell'ICAS (Istituto Cattolico di Attività Sociale) e stampato in Roma, dalla Poliglotta Vaticana l'B settembre 1944.

CUno studio di 93aldesi CORPORAZIONI E GILDE Le corporazioni romane E' col volgere dell'epoca. romana - Repubbl~ca ed Impero - che le cor,porazioni si fissano in due branche, pubbliche e private, cosi divise: 1) I navicularii i quali trasportavano il grano, i vi veri, i materiali proven:enti dalle provincie a Ostia, quale contributo ricavato dalle imposte dovute a Roma. costruivano le navi per loro conto ed erano esenti da imposte e protetti nei •pericoli. A loro volta avevano degli obblighi precisi, per assicurare il riforn:mento dei romani, che giungevano fino alla rigorosissima trasmissione eredi tari a del mestiere. 2) I pistores (fornai). ordine creato da Traiano con 250 titolari agl: ordini della Prefettura annonaria. Anche per loro, i figli dell'età di 20 anni erano tenuti ad esercitare la professione paterna. 3) I suarii, i qua.li avevano l'obbligo dell'incetta, uccis:one, lavorazione e vendita dei suini portati dalla Campania e dal S&.nnio. 4) I caleis coctores et -vectores incaricati di portare a Roma e di cuocere la calce destinata alla costruzione. Queste le corporazion: che oggi chiameremmo di « addetti a servizi pubblici » e che Eùpipunto per la qualità di obbligati a non interrompere 11 lavoro -perchè tal fatBibliotecaGino Bianco GINO BALDESI fu deputato socialdemocratico, segretario della Confederazione del Lavoro prefascista e della FIDAE; morì a Roma durante il fascismo. to é."reb..;e procurato la disocc·.1pRzione e la fame ai romB.ni, i qua~i vivevano d'tmpor!:.azlone, go~e·.o.no di speciali privUegi cae li comJJensavano degli o :>011ghJ. maggiorL 1~ prparLenevano ai collegi ,privati: 1) Gli argentarii: corporazione costituita da. banchieri o •prestatori di argento, cerLEl.~nente anche allora potenti tanto da ottenere di reclaJ.nare ri. .i:,Jagamento de: loro crediti dai :fideiussori prestanti cauz:one, senza. che questi poc~~ro vantare iì diritto di opporre U ~enc~cio della discussi o L1~. :i:?) De ,-'1,r01r. 1hori et tignarii, riunivano - roer quanto la discussione :5\L due nomi abbia offerto agli :;;tudiosi dei dubbi - i 1av,1rat')ri in legno. 3) Lapidarii et 1narmorfli: lavoranti in pietra e 1n!irm o. 4) centonarii: fabbricanti di coperture. 5) Negotiatores vini: ~;:,- stituita dai merca.nti di vino, dispensati, insieme ai suarii, da certe tassazioni. 6) Mediei et 505

professores, per quanto i medici f aces.sero molto spesso collegi e. parte consacrati e.d ESCulapio. Vi erano ancore. i negotiatores artis cretariae, i negotiatores artis vestiariae, i j.ullones, gli: aquarei, i cannofori, gli asinarii. Queste sono evidentemente le fonti prime dalle quali deriva 10 spirito e le. necessità organizzati va. a seconda dei mest~eri esercitati, non tanto :per la difesa d'interessi speciali di categoria quanto per condizioni organiche, sociali e politiche, che ~ndavano de.I bisogno dt provviste per l'alimentazione del popolo alle necessità di guerre., tant.o che l'organizzazione di me3ti.e:re. specialmente in quanto riguarda i bisogni degli armati, avev3. uegli anelli di cong: unzion t: &lrettissimi con le corporazioni produttive e di trasporto. Le Gilde tedesche Anche le Gilde tedesche ed inglesi, le cui origini non è stato facile ritrovare, non è escluso, ma. anzi da moltt.. ammesso, che abbiano tratto origine dall'es~H.- .pio romano iportato per il m-:>n. do, allora conosciuto, dai propagandisti cristiani, per que.n~o siano sorte verso il nono secolc in Inghilterra e . solo al cteci"mo secolo in Germania queste Gilde si trovino deflnitivam~nte forme.te. · 1 Forse anche per la forr. 1azione (telle Gilde tectes~be i:a r agio ne il Martin 8aint-Léon asserendo che le. loro formazione debba essere accreditata e. di verse cause e concause, e che la propagande. cristiana si sia riallacciata ad un metodo d': vita che non 1può chiamarsi sociale perchè ancora allo stato di barI 506 ~caGino Bianco barie ma che pur tuttavia aveva dei costumi particolari per i quali i tedeschi, per esempio, trattavano. come avverte Tacito, i loro affari più ser: a tavola. « E' là, egli dice, che vecchie inimicizie si obliano e si conci udono le alleanze, che si tratta della pace e della guerra ». Questa fraternità guerresca, le tradizioni •pagane - come o. vverte Bren tano - la propaganda crist:.ana. e soprattutto l'jnteresse di a vere a portata di mano i nuclei produttivi di quanto può occorrere ad una comunità qualsiasi, e che in questo caso può riferirsi soprattutto alle occorrenze •per le guerre barbariche, so~o gli elementi che devono aver formato i prim: nuclei, tradottisi poi in quelle speciali corporazioni che •presero il nome di Gilde e che per il loro svilupparsi hanno fatto paura ai potenti. come dimostra l'editto di: Ca!'lo Magno interdicente le diaboliche Gilde dei Sassoni. le origini delle quali ere.no forse le più antiche. Che le prime Gilde apparse nelle. storia degli Anglo-Sassoni siano state a carattere religiosfJ e non per aggruppamenti lavorativi, non toglie nulla alla nostra tesi che vuol dimostrare essere la Associazione di mestiere corri• 6pondente ai bisogni delle. prodt·- z'one di una data epoca, anzi la conferma dimostrando che np-pena la produzione ha presentato il bisogno di un ente organizzate rispondente ai metodi produttivi del tempo, con un lento lavor.' o comune a tutte le trasformazioni di carattere sociale, vediamo che le Corporazioni a carattere religioso si tramutano in organizzazioni di mestiere. Che le Gilde tedesche siano un derivato di aggruppamenti pagani

aventi al loro 6orgere altri scopi, o che sia stata la propaganda cristiana a portare in peesi lontani il tipo di Cooperazione romana, tutto ciò ha valore straordinado per la ricerca del come si siano formati storicamente certi nuclei ~oc' ali dando maggior gloria a ql·e11a civiltà che ha saputo penetrare con i suoi -metodi anche laddove la razza, di tanto diversa, sembrava repr gnare all'assorbimento di metodi non propri; ma astraendo dal mcdo e dal tipo organizzativo e rimanendo nel campo dei rapporti intercorrenti fra produzione, consumo e tipo speciale di as5ociazione produttiva, siamo obbligati a constatare che in diversi ambienti, con mentalità opposta. con costumi neppur p~- ragonabili, cause identiche producono identici effetti, e col maturarsi di metodi di produzione che si assomigliano ritroviamo tipi organizzativi - Gilde o Corporazioni - i quali, generati da dati bisogni, si costituiscono per gli stessi scopi e quasi cogli stessi statuti. Da « Dalle Antiche corporazioni al Moderno Sindacalismo » di Gino Baldesi, 1924. La nota dominante Lo storico - in particolare lo storico politico contemporaneo - potrebbe ridurre gli avvenimenti a questo denominatore comune: la paura. Non è p:3r caso, che diciamo ,questo. Egli infatti scoprirebbe che il 'mondo attuale è diviso in due campi e che la libertà dell'individuo non osa più affermarsi: la paura suscita sempre l'istinto gregario. Questa paura è in realtà la dominante della nostra politica. Se la si eliminasse, si metterebbe la nostra epoca sul cammino della guarigione. Come arrivarvi, mentre il male ci attanaglia sì tenacemente? Dopo la fine della prima guerra mondiale, la paura di una seconda si è i1npadronita di noi. Furono prese delle misure per prevenire qttesta catastrcf e e, ciononostante, essa non ha tardato ad abbattersi su di noi. Come fu finita, la nostra paura di una terza guerra mondiale si è mescolata al sentimento che noi avevamo sulla sua impossibilità. Oggi, qu.esto sentimento ci ha lasciato. Tutte le impalcature che dovevano sostenere la pace, hanno ceduto come un castello di fiammiferi. A. WINBAUER Biplioteca Gino Bianco 507

Qi,eslio,1.i ciel g ior,10 Salari, statali • e prezzi G LI STArf ALI sono nuovamente in agitazione per rivendicazioni di carattere economico. Il fonda1nento che li porta a muoversi sta in un diminuito potere di acquisto delle loro retribuzioni, cioè in un aumento dei prezzi, che aYrebbe decurtato gli stipendi e i salari di una cifra globale che as{'enderebbe a circa 80 1niliardi. Lasciamo all'Istituto centra· ... le di statistica (che intanto ha istituito in ogni Comune dei « cittadini tipo» cioè nuovi sag·gi di raccolta delle spes~ familiari), di vagliare l'attendibilità cli d-~tta cifra. Varrebbe la pena di Yalutar~ se sia giusta o no l'imposta-- zione di tale agitazione aIla lu·· ce della ormai arcinota teoria dell'aumento reale ed illusorio dei salari, come pure "arebbe interessante valutarne l'oppor-- tunità politica, dato che lo squillo di battaglia proviene questa volta dalle or~anizzazioni dei Sindacati Libf'ri; ma ciò ci porterebbe molto lontano dal nostro assunto. A noi interessa invece considerare quale sarà o potrà Pssere il comportamento del Governo 508 l.,1u11vLeCa Gino Bianco LUIGI BIMA nato nel 1915, deputato dem,ocri'stiano, dottore in lettere e in giurisprudenza. nei riguardi di que~ta azi'Onc sindacale. Il Governo ha davanti a sè tre strade: accetta re il principio e mettersi sulla strada del1' accoglimento di detta ri vcndicazionc, rispondere pur amrnte e semplicemente di no, oppure svolgere una diversa azione diretta ~lla dif e a del -salario reale. La prima soluzione è indubbian1en te la pi Lt facile 111aanche la più p~ricolosa perchè in definitiva esporrebbe il Governo a pericoli <li ritorni inflazionistici da cui con tanti sforzi ci si è allontanati. Stare su una posizione di pura negazione sarebbe teoricamente possibile, ma l'esperienza ammonisce il Governo a non illudersi troppo. Resta l'ultima prospettiva: intervenire d'imperio nello spinoso settore dei costi e dei prezzi in difesa del salario reale. Conosciamo quanto delicato sia il problema che noi oggi ..

ponian10, perchè i prezzi hanno una loro « dinamica » che quasi sempre si ritorce contro coloro che vogliono artificiosamen te correggerne il corso determinando conseguenze opposte a quelle che si prefiggoIncapacità organica? Il capitalismo non può sal- 'l:are i suoi utili se n9n attraverso il continuo, impressionante perfezionamento dei rne.:zi tecnici di produzione e l'incremento della produzione stessa mentre l'insoluto problema degli sbocchi rende sempre più difficile <('vendere>> s~ec~al?nente al-· l'estero. La situazione economica occidentale è dunque caratterizzata da un perpetuo squilibrio econornico il quale st aggrava continuamente in ragione ini;ersa degli empirici tentativi fatti dai politici per arginarlo. I semp'ìe nuovi e sernpre p-iù. i:esanti oneri sociali, seppure assicurano un certo 1nomentaneo. maggior benessere a coloro i quali gcd ono di un continuativo retribuZto lavoro, peggiorano per contro ind efin:tamente l,a posi- ~ione di coloro i quali vivono di 1·edditi professionali in~ certi eq, instabili, oppure, addirittura rlisoccupati, subis-;ono quotidiana1nente il contraccolpo degli aurnenti dei costi. da « La Verità Economica» Bib.." "ca Gino Bianco no. Per di più va onestamente S'Ottolineato che attualmente non sussistono ancora pienamen te le condizioni necessarie per praticare una politica di ribasso dei prezzi giacchè il miglioramento della produzione, il pareggio del bilancio sta tale, il risanamento finanziario, per stare agli elementi a portata del Governo, sono altrettanti obiettivi per la cui realizzazione tuttora gli uomini responsabili stanno tenace1nen te e lodevolmente combattendo. Ma non va di1nenticato d'altra parte che nella detern11nazione dei prezzi si inserisce un elemento psicologico che è sen1pre stato ribelle alla politica del GoYerno e che nella situazione a ttualc gioca in senso fav_orcYole alla spinta all'insù. E' lu 1nentalità che chian1ererno ~ filo inflazionistica » cara a certe categorie di imprenditori che preferiscono la forma obbligazionaria, cioè dell'indebitamento dell'industria all'incremento del capitale sociale sotto forma azionaria: è la mentalità di certi produttori i quali alla pratica dei bassi costi su un più vasto mercato di acquirenti pref eriscon-o s t a r fermi su posizioni più con1ode; è la 1nentalità di buona parte di categorie di distributori i quali arrivano ad avocarsi il reddito del produttore commettendo un furto a danno -del produttore: è la mentalità infine deJ risparmiatore italiano che, scottato dall'alluvione dei509

l'inflazione preferisce ancora sempre al denaro il bene reale anche se non strettamente necessario . . Parrebbe quindi esser giunto !l momento per un proficuo intervento del Governo destinato a ridare al consumatore l'assicurazione di una difesa da parte dei pubblici poteri. Ed a ~onf orta re il Governo valga la recente esperienza francest. Infatti i <lue decreti Pinay con cui si fissavano in Francia al 31 agosto i prezzi massimi di vendita alla produzione e nei. differenti stadi di distribuzione sia dei prodotti che dei servizi, da che cosa sono stati determinati, se non dalla necessità di prevenire certo rivendicazioni salariali tendenti ad elevare il salario minimo garantito per legge, oltrechè per c_olpire certe sf asature di prezzi e per creare una situa- · zione psicologica favorevole al ribasso? E si noti. per comprendere appieno l'importanza di tali provvedimenti, che essi sono stati presi da un uomo che disdegna ogni dirigismo ed 'Ogni interventismo nel campo dell'economia. Se ritenuti necessari ben vengano anche in Italia provvedimenti per la tutela del co~suma tore e per la difesa dei prezzi. Magari si prescrivano anche sulle merci le doppie etichette con i due prezzi: quello di acquisto all'ingrosso e quello di vendita I ~~o~ ~caGino Bianco al dettaglio, senza restringere però queste disposizioni al puro settore alimentare (perchè i commercianti avrebbero tutte le ragioni a considerare tali misure come ingiuriose f discriminanti di una sola categoria) ma estendendole in-- vece anche ai prodotti industriali per i quali non sarebbe inopportuno arrivare a rendere pubblici anche i costi di produzione. E !si cominci dall'alto soprattuto: così come fece il Presidente del ConsiP-'Jio fran- ,':I ~ese il quale a Caen, preannunziando i decreti dell'11 settembre, annunziò ribassi di imperio nel settore dei fertiU.zzanti: a2lionc e lprovvedimen ti che per essere poi veramente efficaci dovrebbero essere acco1npagnati da un'adeguata politica <li aiuto e d~ inc_oraggia~ento clella cooperaz1one, unica forza che può validamente affiancare un'azione in tal senso. Dopo una saggia l)Olitica svolta dal Governo in tutti i settori, una più ;vigile .attività in difesa tel consumatore, specie nel del ica to settore dei prezzi, sarebbe il coronamento di una lodevole attività di Governo. Perchè la politica del ,consumatore tutti ci riguarda e tutti ci accomuna: essa è veramente, come ebbe recentemente a definirla un insigne tstatista \ed economista francese, la migliore politica.

Cronache del presente I monopoli italiani ... Il settimanale degli industriali italiani è seccato che sia tornata all'attenzione della pubblica opinione la questione dei monopoli e così scrive: Di monopoli si è parlato e si continua a parlare con larga frequenza in tutti i Convegni di studi, in materia sindacale o in campo sociale. Se si dovesse chiedere a tutti costoro che parlano di monopoli, che i monopoli condannano, che accusano la industria italiana di essere schiava dei monopoli, che cosa veramente sia il monopolio, probabilmente si troverebbero in notevole imbarazzo, perché altro è parlare di monopoli in senso generico ed altro è scendere in una definì ta casistica o il trovare i motivi per i quali il monopolio si sarebbe trovato o esisterebbe Nessun termine, infatti, è stato tanto usato ed abusato quanto il termine 1nonipolio e nessun termine forse è tanto difficile a potersi definire Giustamente si è da taluno osservato che nella forma attuale di mercato e nelle prevalenti tendenze dei mercati, difficile è il forinarsi dei monopoli a me no che non si tratti di monopoli di Stato, che sono tra i più pericolosi per l'economia in quanto tendono a divenire i più costosi perché intolleranti di ogni parvenza di concorrenza. Pensiamo che molti condividano lo, nostra opinione: ché in Italia purtroppo i monopoli privati si son formati o mantenuti con l'aiuto dello Stato, e le Aziende che hanno capitale di Stato aiutano spesso potentemente i monopoli privati. Per questo è necessario un controllo della vita economica più efficiente ed allora il notevole irnbJ.razzo per stabilire cosa si deve , intendere per monopolio non vi sarà più . .. .e l'iniziativa dell'UIL L'UIL ha, preso la decisione di far presentare alla prossima legislatura un progetto di legge contro i « trusts » e i monopoli. Prudente l'UIL: da ora alla. prossima legislatura vi sono di mezzo le elezioni ed è prudente attendere per non suscitare pericolosi contrasti in t-mpo elettorale 511 BibJioteca Gino Bianco

Ee /onti di energ;,/, I STATO E ELETTRICITA' I UNO degli aspetti caratteristici dell'attuale organizzazione elettrica italiana è, come tutti sanno, costituito dalla notevole importanza che, sia in -tern1ini assoluti che relativi, hanno nel complesso dell'attrezzatura elettrica nazionale gli impianti di produzione, di distribuzione e di trasporto di pro .. prietà dello Stato, degli enti pubblici o delle società pri .. vate da essi controllate. Le ferrovie dello Stato, le aziende elettriche municipali, gli enti pubblici che operano n~l settore dell'elettricità, le società del gruppo I.R.I. e J P molte altre in cui lo Stato n altri enti pubblici hanno direttamente o indirettamentP. partecipazioni di maggioran .. za o di controllo, dispongono in effetti nel loro insieme di circa un terzo della producibilità complessi va di energia ed hanno - ciò che non è meno importante - in corso di attuazione programmi di ampliamenti e di nuove costruzioni che consentono loro di 512 G. 8 . __eca 1no ranco RICCARDO LOMBARDI nato nel 1899, deputato del P.S.I., ingegnere mantenere se non anche di migliorare la posizione relativa da esse raggiunta rispetto alle restanti aziende private. Certo vi è nell'ambito di questo gruppo di imprese, che il comune carattere di imprese controllate dal capitale pubblico permette di considerare come elementi di uno stesso sistema, una minore omoge-. neità che non nel settore privato, nel senso almeno che non vi è, come per questo. da distinguere solo tra le varie specie di imprese in ragione della diversa funzione economi-ca e industriale che esse assolvono come aziende autoproduttrici, elettrocommerciali o miste ma vi è da tener ' ... conto della notevole vari eta delle loro forme di organizzaziione e delle implicazioni pratiche che ne derivano. Il fatto che formalmente si

passi in questo campo da imprese costituite sotto forma di ::iziende autonome dell'amministrazione statale o comunale, quali le ferrovie o le aziende municipali,. ad imrpresie esercitate da enti pubblici, ·quali, per fare degli esempi, l'Ente del Volturno o rEnte Siciliano di Elettricità, fino ad arrivare ad imprese costituite sotto forma di comuni società commerciali, non è un dato di ordine meramente giuridico e non implica solo - . ciò che già sarebbe importante - una di versa intensità e latitudine dei controlli, ma significa anche - e chiunque avverte che non è differenza da poco - che mentre nei primi due gruppi di casi è completamente esclusa, nel terzo è invece prevista -· ed è il più delle volte normale - la coesistenza di interessi e partecipazioni pubbliche con interessi e partecipazioni private. E' fuori di dubbio però che se tutti questi elemehti di differenziazione possono portare a distinguere nell'ambito della stessa categoria generale le im'prese pubbliche dalle imprese a prevalente partecipazione di capitale pubblico, essi di per sè non inficiano in nulla, anzi se mai solamente confermano la legittimità deì rac, costamento di entrambe ~otto il comune profilo della identica soggezione -al controllo - che è o dovrebbe essere per BibliÒLeca Gino Bianco sua natura esclusivo - del ca ... pitale pubblico. In questo campo vi sono - può dirsi - almeno tre obiet•• tivi importanti da conseguire. Il primo è quello di rendere perm-anente e organicamente coordinato all'esercizio della industria elettrica il controllo pubblico dei prezzi e delle ~ondizioni di distribuzione dell'energia, che è invece oggi legato alla sopravvivenza di una legislazione vincolistica · di emergenza ed è come tale suscettibile di esser fatto (co-- me già si è tentato) più o meno silenziosamente crollare ~ favore del troppo comodo liberismo richiesto dagli industriali elettrici. Il secondo ~ di superare in sede di attuazione pratica del controllo delle tariffe la passi va uni .. formi tà del vincolismo a ttuale, abbandonando l'ormai troppo rigido e anchilosato riferimento alla situazione -tariffaria del 1936, per far luogo a revisioni e adattamenti dì prezzi che tengano conto . dei mutamenti intervenuti per nuove costruzioni, • svalutazioni di oneri patrimoniali, danni <li guerra, ecc., all'interno del• le singole aziende e nelle loro posizioni relative e realizzino <:on ciò una più stretta ade ... l'enz,a dei vari sistemi ,.dei prezzi alle attuali situazioni dei costi: il che, ·si noti, non dovrà in nessun modo dire aumento (e tanto meno aumento medio), ma solo mi513

gliore e più armonica perequazione dei prezzi. Il terzo obiettivo è ilnfine quello di realizzare un progressivo e graduale livellamento in ter.- regionale delle tariffe, che attraverso compensazioni e conguagli porti una sensi bile diminuzione dei prezzi della energia nelle zone dove oggi i prezzi sono più alti (e sono LE IMPRESE elettriche, per la ricostruzione degli impianti distrutti da!la guerra (circa il 30 per cento della capacità produttiva) e per la costruzione dei nuovi impianti, non hanno avuto la necessità di spremere eccessivamente , i propri , azionisti. Dall'esame -dei bilanci di alcune imprese e dall'esame della formazione dei loro capitali al 31 dicembre 1950 si ]rileva, ·per esempio, che la Edison, salvo errore, non ha chiesto ai propri azionisti capitale fresco, mentre ,ha distribuito 64 mPiardi e 900 milioni di azioni gratuite; che l'Adriatica di elettricità ha chiesto ai propri azionisti cinque miliardi e 280 milioni di capitale fresco, mentre ha distribuito 20 miliardi e 280 milioni di azioni gratuite; che la -Cieli non ha chiesto nuovo 514 eca Gino Bianco * poi - si badi - le zone di più bassa capacità di consumo) e rechi con ciò un. sensibile impulso alle capacità di sviluppo delle aree cosiddette depresse, assicurando al tempo stesso all'industria elettrica i vantaggi di un più ampio mercato e di un maggiore collocamento della energia. ALDO FASCETTl nato nel 1901, deputato democristiano, avvocato capitale ai propri azionisti ed ha invece distribuito 15 miliardi e 200 milioni di azioni gratuite; che la ,Selt Valdarno ha fatto sottoscrivere ai propri azionisti 2 miliardi e 900 milioni di capitale fresco, ma ha loro distribuito 8 mi~iardi e 400 milioni di azioni gratuite; che la Romana di elettricità ha chiesto ai l)ropri azionisti la sottoscrizione di nuovo capitale per 1 miliardo e 500 mila lire, distribuendo però agli azionisti 5 miliardi e 519 milioni di azioni gratuite; che la Società sarda ha fatto sottoscrivere agli azionisti 287.993.700 lire

di nuovo capitale, ma ha di- -stribuito 2 miliardi e 400 milioni di azioni gratuite. E gli esempi potrebbero continuare. E' vero che le imprese elettriche hanno contratto mutui con vari istituti o emesso obbligazioni; ma è prQprio attraverso queste forme di finanziamento che le imprese continuano a rimanere nelle mani di pochi, perchè la proprietà dell'azienda non è degli istituti mutuanti o degli obbligazionisti, ma è, e rimane, degli azionisti. Perciò, certe nostre preoccupazi~ni hanno una fondata ragione. In ogni modo, poichè il problema della nazionalizzazione del settore elettrico, con tutti i suoi particolari aspetti, non è attuale - ma gli imprenditori elettrici abbiano maggiore accortezza - è tanto più necessario determinare, in un -regime di libera iniziativa, l'indirizzo produttivo per l'influenza che esso ha sulle tariffe e quindi sull'economia generale del paese. Una data nella storia industriale del nostro paese torna particolarmente ad onore dell'iniziativa privata, ed è quella del 28 giugno 1883, giorno in cui cominciò a funzionare il primo generatore di energia elettrica impiantato in Italia · nella centrale di Santa RadeBiblioteca Gino Bianco gonda a Milano. Ma si deYe anche riconoscere che una legislazione opportuna ha favorito l'incremento degli impianti elettrici, in numero e in potenza, e che lo Stato ha aiutato l'iniziativa -privata direttamente con contributi n·otevoli e con facilitazioni nei f inanFINELETTRICA Dopo la costituzione della FINELETTRICA, le società SIP, Terni, Trentina e SME, continueranno a far parte dell'ANIDEL? E' questa una domanda che $in da questo momento sorge spontanea e legittima. Risulta che sino ad oggi la SIP, la Trentina e la Terni, società controllate dall' IRI, hanno contribuito la.rgamente a tenere in vita, nell'esclusivo interesse delle società '· elettriche private e a danno· degli utenti, la grande orgaIlizazzione ANIDEL guidata principalmente come è noto dalla Edison e dalla SME. Continuerà il Direttore Generale dell'IRI ad imporre alle società controllate dell'IRI d.i continuare a versare ogni anno all 'ANIDEL centinaia di milioni per mantenere giornali e organizzazioni in difesa delle società elettriche private ed in particolare della Edison, della SADE e della centrale? ( Da una memoria anonima del 18-4-52 ai parlamentari). 515

ziamen ti e, indirettamente, disinteressandosi in pieno, fino a pochi anni or sono, delle tariffe, permettendo così alle imprese larghi autofinanziamenti. Nell'esame dei rapporti fra Stato ed imprese elettriche non si può oggi prescindere dal fatto che lo svilupp·o industriale del nostro paese non può essere posto sul piano di un normale incremento prebellico. La ricostruzione delle attrezzature distrutte dalla guerra, il nuovo indirizzo economi,co m·ondiale, che ha portato al riammodernamen to ti-ella nostra struttura produttiva, l'industrializzazione del 1'1-ezzogiorno appena all'inizio, sono fatti economici e sociali che possono trovare successo soltanto con un adeguato incremento della produzione elettrica. E raggiungere il successo è un impegno del Governo, il quale deve necessariamen te superare posizioni tradizionali. Le < strette > non si eliminano con l'indiscriminato aumento di tarif-fe, come è a vvenu to nel passato e come il passato sta a dimostrare. I 20 miliardi di chilovattore del 1941 avrebbero dovuto raddoppiar- ~i, col tasso medio annuo d'incremento del 10 per cento, alla fine del 1951, mentre invece abbiamo superato di poco i I 516- eca Gino Bianco 29 miliardi di chilovattore, lasciando insoddisfatta UJ).a vasta utenza, e arriveremo alla fine del 1952, a programma realizzato, alla producibilità idroelettrica media annua di 31 miliardi di chilovattore ed alla producibilità termoelettrica media annua di 6 miliardi di chilovattore: sempre insufficienti alle necessità del no- ,stro paese. Questa constatazione ci porta subito ad una conclusione: che di fronte alla don1anda sempre crescente di energia elettrica non vi è possibilità alcuna per ora - e non possiamo ancora sapere per qnanto tempo - di far operar<! la legge di .mercato; n-on r possibile cioè che l'equilibrio possa nel frattempo ottenersi attraverso una contrazione della domanda che .si potrebbe realizzare soltanto con un sensibile aumento delle tariffe, tanto da scoraggiare gli utenti: ma ciò rappresenterebbe un colpo di arresto, e forse mortale, allo sviI uppo economico e sociale del Paese. Il mantenimento . del b1.occo dei contratti è perciò una necessità assoluta. ·Ma se la legge di mercato nun può operare, non vuol dire che non si debba ricorrere a dei correttivi per eliminare dannose conseguenze economiche. Occorre che lo

Stato esca da una pos1z1one di stati<>ità e si preoccupi dello sviluppo degli impianti e determini la p•olitica da seguire anche d'intesa, eventualLe " correnti,, intricate Nella attuale situazione interferiscono ,già numerosi organi burocratici nelle questioni riguardanti l'industria elettrica; essi sono i seguenti: a) Ministero dei LL. PP. - le cui competenze abbiamo sopra sinteticamente lumeggiate; b) Ministero dell' Agricoltura - gli interventi di esso sono regolati dal T.U. Bisogna dire che questi sono ritenuti insufficientf e vi è in corso l'esame di una serie di proposte fatte dalla Commissione per il Coordinamento delle Utenze Irrigue ed Idroelettriche » alle quali quali abbiamo fatto ripetutamente cenno nel nostro bollettino: c) Ministero dei Trasporti - i cui interventi riguardano soprattutto le riserve di energia e i diritti di prelazione previsti dal T. U. allo scopo di assicurare alla elettrificazione delle FF. SS. la necessità di energia; d) Ministero dell'Industria Bibl ~aGino Bianco mente, con le imprese pli vate, ma una politica che tenga conto dell'interesse generale e non soltanto di interessi particolari. DOCUMENT][ - che, come abbiamo detto, in base agli artt. 211 e 215 del T.U. dà, tra l'altro, di concerto con quello dei LI. PP., l'autorizzazione alla costruzione degli impianti termici di pro- <luzione di energia; e) Comitato Interm.inisteriale dei Prezzi - che come organo della Presidenza del Consiglio dei Ministri si occupa delle questiohi tariffarie e contrattuali; f) Comitato di Priorità - istituito recentemente con decreto del 4 settembre 1951, che si occupa, tra l'altro, della pianificazione dei nuovi impianti di produzione di energia e dei grandi trasporti. Riassumendo dunque ben quattro Ministeri .e due Comitati trattano attualmente dell'industria elettirica nelle diverse branche della sua attività. Ca « Bollettino di Informazioni» dell'U.N.A.P.A.C.E del luglioagosto 1952. 51,

E' industria mela/meccanica Il rapporto Stanford Assistiamo sovente a dichiarazioni, da parte di -s·ingoli o di organizzazioni di ieatego- :rie industriali, iche suonano a condanna del rendim,ento della ic·lasse operaia. Si 'dice che una delle ;ragioni degli alti costi di produzione tSi deve, oltre che al soprannumero, allo scarso rendimento delle maest•ranze. Si dice, e si ripete quasi fosse divenuto un luo- ,go comune, e come E1e si volesse di questo convincere la opinione pubblica. •Poi vengono i numeri indici, e dimostrano che la produzione è aumentata sensibilmente pur attraveroo i conflitti di lavoro che a,ssorbono diecine di milioni di ore lavorative, e questo sembrerebbe smentire l'accusa di scarso rendimento; ma allora i singoli e le organi,z;zazioni ,cui abbt,amo accennato, per 'dimostrare che non esiste contraddizione, asse:rL~ono che la maggior produzione è frutto del perfezionamento tecnico degli impianti, e che ben maggior cosa potrebbe essere qualora l'o518 ~caGino Bianco GIOVANNI RANDON dirigente bancario ed esperto aziendale per.aio rendesse quello che rendeva prima del 1940. Sino ad oggi era diffi,clle smentire questi silogan, abilmente posti in circolazi,one dai ,ceti interessati, tanto più che da ogni dove si parlava di nuove att,rezzature, di imponenti rimodernamenti dei, mezzi produttivi, di accresciuto rendimento delle maicchine, 'dei miracoli della tecnica moderna; ed il giudizio che una delle cause dei nostri alti costi di produzione fosse imputabile al rendimento operaio prendeva .s,empre più piede. Sino ad oggi, dicevamo, perchè ora infatti il rapporto steso dal cc Gruppo di consulenza dello Stanford Research Institute », chiamato in Italia 'dalla Commissione indagini e srtudi •sull'industrria meccanica, sui « problemi eco- · nomi-ci ed industriali delle

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==