Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 4 - 30 aprile 1952

Scritti di: BELLONI ,, BERSANI ,, BETTINOTTI BUOZZI ,, CARMAGNOLA ,, CORRIDO.NI CORSI ,, GRAMSCI ,, GRANDI ,, GUALA ,, LEVI MICHETTI ,, PELLA ,, SARACCO ,, SCOTTI ♦ 1° Maggio ♦ Produrre non basta ♦ L, esperienza sindacale cristiana ♦ Borghesia ed emigrazione ♦ Autobiografia di un agitatore ♦ La rotazione sociale ♦ La gestione della Previdenza ♦ L, azionariato op~raio ♦ La difesa della moneta ♦ Le case ai lavoratori ♦ La questione degli idrocarburi ♦ L,lspettorato del Lavoro ♦ I contadini sono paria '! ♦ La mezzadria piemontese ♦ L, artigianato .italiano ♦ Lettere da Torino, da Ferrara e dalla Francia ♦ Cronache. sindacali Bib ioteca Gino· Bianco

.,.. •, .,. f'LettereaiLavoratoM\ dirette da GIUSEPPE RAPELLI • Usciranno ad ogni fin di mese in fascicoli semplici ed in fa,1 scicoli doppi nel periodo estivo • Abbonamento annuo L. 1000 - ,, semestr. ,, 500Fascicolo semplice ,, 100- ,, doppio ,, 200 - Estero il doppio • indirizzo postale : LETTERE Al LAVORATORI Casella Postale 328 ROMA • Versamenti per abbonamenti sul c / c postale n. 1 / 21927 intestato a ,, Lettere ai lavoratori,, nelr UY fìcio dei conti correnti di Roma Reaponaa6ile: PIERO RANZI Autor. Trib. di Roma n. 25ft del 25.,,1.,,51 Stabilimento TipograGco UESISA .,, Roma · Biblioteca Gino Bianco ,. . .

., LettearieLavoratori Anno I - N. 4: 30 Aprile 1962 1° MAGGIO Se per cercare una data d'inizio della festa del lavoro si può risalire alla commemorazione degli operai uccisi a Chicago, morti per conquistare un più umano, più giusto trattamento, e alla decisione presa di festeggiarla ogni anno, su proposta di Raymond Lavigne, dal congresso internazionale sindacalista di Parigi del 1889, questa festa era già matura nella coscienza del popolo, che senz'altro, pur tra le difficoltà e le persecuzioni poliziesche, cominciò a parteciparvi intensamente, sempre più intensamente. Primo maggio: la giornata delle comuni rivendicazioni prole-. tarie e sindacali. Gli stessi cattolici, risvegliati dall'enciclica di Leone XIII la < Rerum Novarum > del 15 maggio 1891, pur celebrando quest'ultima data con loro intime e particolari manifestazioni, non ebbero difficoltà ad associarsi . nel tempo alla manifestazione del 1° maggio. Ed · oggi, questa data un tempo « sovversiva > è diventata festa nazionale, in molti paesi, stabilita per legge. Sia festa di pace il 1° maggio di quest'anno, o almeno festa foriera di pace. E' il miglior augurio che si possa fare ai lavoratori di tutto il' mondo, perché la pace è la vera, la sola grande coni]Uista delf umanità. Biblioteca Gino Bianco /

194 Salvéte I Penso agli atleti della vanga - ai forti ,Che disfida,ndo urlanti nembi e soli, Str a,ppano a l'arsa tormentata gleba Misero U"fJ, pane. Penso agli atleti del piccone - ai macri De la miniera, poderosi atleti, Ne l'ombra nera ed imprecata ansanti Senza, riposo . . . . . Un sordo rombo ecco serpeggia - e crolla Precipitando con fragor la volta, E tutto è polve e cieco abisso e lunghi Gemiti e morte . . . . . Ma il sen squarciato del pietroso monte Fende il vapor vittorioso, e passa; E lo saluta al trioni ato varco Fulgido il sole. . . . . Penso agli atleti dell'idea, che, accesi D'ansia f ebbril la generosa mente, Martiri e duci, fra le turbe ignare Tuonano a pugna: Penso a chi veglia, s'affatica e muore Disconosciuto . . . . e dal mio seno irrompe BiL.. v .. ~l;a Gino Bianco

Alto echeggiando su la terra un grido: Forti, salvete I Salvete, o petti scamiciati e ferrei, Ruvidi corpi e muscolose braccia lnf aticate nel clamor ruggente De l'officine: Salvete, o voi, cui del lavoro infiamma Il santo orgoglio, e nel lavor morrete, Voi, del pensier, del maglio e della scure r Strenui campioni. A me dinanzi in vision severa Passan profili d'operaie smorte, Passan le navi ruinanti a l'urto De la procella; E bimbi stanchi e incanutite fronti, E mozzi corpi e sfigurati volti, E tutta, tutta un'infinita, affranta, Lurida plebe. Sento da lungi un rumorio di voci, Colpi di zappe, di martelli e d'aste: Io, fra il tumulto che la terra avviva, Libera canto; Te canto, o sparsa, o dolorosa, o grande Famiglia umana/ ... Va, combatti e spera, Tenta, t'adopra e non posar giammai; Breve è la vita. Su le tenzoni del lavor; sul capo Dei vincitori e l'agonie de;. vinti, Sguardo sereno ed immortal di Dio, Sfolgora il Sole. '. p: •·,teca Gir,io Bianco ADA NEGBI 195

PASSATAONCORPARESEN * ' Produrre non basta Produrre bene non basta. Bisogna produrre bene e a· buon mercato. L'industria non è una flora da serra e per prosperare ed evolversi ha bisogno sopratutto di lotta. L'uomo, preso in linea generale, è poltrone e la eccessiva tranquillità gli nuoce. Il datore di lavoro, compreso quello italiano, ha bisogno dell'aculeo. Non è senza significazione il fatto che le migliori industrie italiane e la .più progredita agricoltura si trovino proprio nelle zone dove le organizzazioni classiste hanno agito di più. In fatto di organizzazione tecnica del lavoro, molta parte dell'industria e dell'agricoltura italiana è ancora infantile. Le spese generali sono quasi ovunque eccessive. Eppure, industriali, agricoltori ed intermediari guadagnano troppo e troppo facilmente. Non siamo noi a dirlo. I • 196 B ca Gino Bianco BRUNO BUOZZI aggiustatore meccanico, nasce a Ferrara nel 1881; nel 1910, a 29 anni, viene eletto segretario generale della FIOM, firma il 20 febbraio 1919 il primo concordato nazionale per le otto ore. Nel gennaio 1926 sostituisce D, Aragona come segretario generale della Confederazione del Lavoro - fuoruscito in Francia, poi confinato in Italia, è commissario dei sindacati lavoratori nel luglio 1943, partecipa alla lotta di resistenza, arrestato, viene ucciso dai nazi-fascisti nel giorrw della liberazione di Roma, 4 giugno 1944. Come Achille Grandi muore a 63 anni. Deputato socialista per 3 legislature (1919, '21, '24). Nella relazione annuale della Banca Commerciale, si parla « di margini spinti a limiti troppo elevati » « tanto nel campo dell'industriale che in quello fra le classi degli intermediari » dovuti alla forza di

abitudine « facilmente creata da quel potente fattore psicologico che rappresenta il re-• siduo più tenace della mentalità di guerra ». , Nel non sospetto giornale « Il Sole » si dice ancora di più. « Indipendentemente dagli eccessivi e già discussi svilu:w>i assunti negli alti strati produttivi, dalla grande industria e dalle grandi Società, non v'è imprenditore, non v'è negoziante, commerciante, intermediario, bottegaio, che non si sia inconsapevolmente ( !) trovato, per un periodo durato anche troppo, a guadagnare più largamente e più rapidamente di quanto realmente non s'aspettasse. Vi è tutta una psicologia -· dice sempre « Il Sole » - profondamente falsata dalla .prosperità del dopoguerra, che deve modificarsi e rinnovarsi. L'adattamento ai pronti e pingui guadagni è· assai più facile che non l'adattamento all'operosità fatic-osa con rimunerazione difficoltosa. La principale forza produttiva e mercantile del nostro paese è .sempre stata e fatalmente dovrà sempre essere, il lavoro - al minor costo possi'bile, i margini di profitto ridotti al minimo possibile. Tutto ciò ben sanno i nostri vecchi industriali e i nostri v~cchi negozianti, che hanno fatto la loro Biblioteca ·Gino.Bianco fortuna con poche lire ,per volta e con molti anni di fatica,, senza impazienze frenetiche e senza bramosie corruttrici. Dovere per tutti, in alto come in basso, è di accontentarsi di minori guadagni. Questo l'a-m- · monimento». ' Sagge parole che noi dicevamo nientemeno che nel 1918. Saggio ammonimento, e non certo per gli operai italiani, i quali - come ha rilevato in questi giorni Federico Flora su « Il resto del Carlino» - hanno salari inferiori a quelli dei loro colleghi di tutti i pae-' si. civili, escluso il solo Portogallo. E se un altro ammonimento ci è consentito· di aggiungere è questo: si vada cauti a magnificare le virtù degli . imprenditori italiani. Perchè: quando un paese vanta un Governo modello, l'~rdine più perfetto, la più assoluta tranquillità, la più completa assenza di scioperi, i salari .più bassi, e la lira a un liveHo che facilità enormemente l'esportazione e rende difficile l'importazione evidentemente si contraddide se dimostra tanta preoccupazione P_er il fatto che un altro paese, sia pure importante, ha appe- 1 na la sua valuta deprezzata. (da « Battaglie Sindacali» del 16 aprile 1926) 197

L'esperienza sindacale cristiana Dalla pubblicazione dell'~- ciclica Leoniana, all'opera sociale dei Congressi -cattolici, dovunque in Italia sono sorte Leghe o Sindacati professionali per opera dei cattolici, mai si è nascosta la loro caratteristica cristiana, anzi confessionale, derivante dal fatto che furono inquadrate 1I1ell'Unione economico sociale fra i 1 catto1ici italiani. Le funzioni della CUES vennero a cessare quando :S.S. Benedetto XV volle che Jnell'Unione popolare, nella Società ~ella Gioventù Cattolica, e nell'Unione delle donne cattoliche, si :riassumesse l'Azione cattolica italiana, e 1di proposito vi $Ottrai- ~e invece l'azione elettorale e l'azione economico-sociale, riconoicendo /di fatto la loro autonomia Ti$ervata, per i sindacati profesiionali, alla Confederazione italiana Idei 'lavoratori, pur affermando che lo ~tudio e la elaborazione del programma morale e sociale al quale dovevano ispirarsi restavano affidati alla Unione popolare, attraverso un apposito segretario e;d alla vigilanza di esperti eccle- .siastici chiamati consulenti morali. Già, del resto, la Confederazione italiana dei lavorat,)!.°i, nel suo atto di costituzi.)ne proclama va che il nostro movimento sindacale voleva il concorso cii tutte le grandi energie morali ed ideali che ,sono tradizionali nel paese e nel popolo itàliano: « l'amore della famiglia e della Patria, l'affetto al lavar:>, e particolarmente il lievito della più ecce1sa fra le idealità che siano E ~ 98 ca Gino Bianco ACHILLE GR_ANDI operaio tipografo, nasce a Como nei 1883, a 22 anni fonda neUa sua cittd la Lega CattoUca dei Lavoro, nel 1906 partecipa aUa costituzione dei Sindacato " Italiano Tessili, net 1913 si trasferisce a Monza, nei 1918 primo consigiiere deiegato deUa CIL, confederazione «bianca», nel 1922 succede a Granchi segretario generale deUa stessa. Rimane in Itaiia, e nei periodo badogiiano del 1943.- è commissario dei sindacati lavoratori, partecipa alla lotta di Resistenza firma il patto di Unitd Sindacale ( giugno 1944), segretario deUa CGIL con Di Vittorio e Lizzadri. Muore a Desio. ii 29 settembre 1946. Come Btiozzi a 63 anni. Deputato « popolare " nel 1919, '21, "24, deputato. della D.C. aU' Assembiea Costituente dei 1946. mai sta te perseguite sulla te-rra: la idealità cristiana, che vuole tutti gli uomini fratelli e solidali nel bene e nel progresso». E concludeva: « Di fronte al vecchio movimento operaio sovversivo e negatore, sorge il nuovo movimento sindacale, cristiano -e costruttivo ». Spontaneamente, di fronte all'affermazione di altre tendenze sindacali ed al ripetersi di ingiustificate diffidenze, il nostro Consiglio Nazionale, nelle tornate del gennaio 1924 a Milano, acclamava unanime la relazione di D. Boni di Bergamo e la mozione proposta sulla ·« posizione dottrinale e storica del movimento sociale cristiano fra le varie formazioni sindacali •

che-voi ben ricordate, ed io non ho nulla ida aggiungere nè da togliere a tale schietta, sincera, dover·osa affermazione del· nostro programma e delle nostre direttive sostanziali ed essenziali.. Non solo la mia condotta e la mia esperienza personale, ma le visite e le indagini che io ho compiuto presso ormai tutte le organizzazioni professionali aderenti alla Confederazione italiana dei lavoratori mi hanno assicurato che l'indirizzo di esse è nettamente guidato dalla dottrina cattolica sociale, e che ogni sforzo si compie, nei limiti del possibile, perchè la formazione morale degli organizzati si compia alla luce degli insegnamenti stessi. Farò qui una digressione. Gli avversari, liberali e socialisti, ma più particolarmente questi ultimi (e ciò è significativo), hanno sempre riconosciuta la caratteristica cristiana delle nostre organizzazioni, e non hanno esitato ad affermare che proprio essa era il maggior ostacolo opposto alla loro azione di conquista delle masse lavoratrici. Per questa caratteristica noi fummo sempre combattuti. Talvolta il fatto che un operaio si in.scrivesse nelle nostre leghe rappresentò la maggior vittoria contro il rispetto umano! Ma io stesso riconosco che, ridotte le nostre energie per varie cause ma soprattutto dalla raffica di una ingiusta 'violenza, non tutto quanto .sar~bbe desiderabile -è stato compiuto. Per questo motivo non appena credemmo che ci si aprisse una valvola di sicurezza, non mancammo di avviare ,discussioni colla rinnovata Azione CattoliBibFpteca Gino Bianco ca Italiana per rendere più atti vi e benefici i rapporti con essa. Gli amici conoscono le fasi di questo proposito, non ancora giunte alla meta, e comprendono le ragioni per cui io non posso dilungarmi in merito. Sta· però il fatto che oggi la Azione Cattolica Italiana è ordinata in modo che il movimento economico sociale non può e non deve incardinar.si in essa. Posso solo aggiungere che i propositi dell'Azione Cattolica sono certamente migliori verso l'azione .sociale. 1 E mi basta qui ricordare il recente discorso del com.m. Colombo, presidente della Giunta Centrale dell'ACI, pronunciato a Napoli, nella parte riguardante 1 rapporti con l'azione .sociale. Bisogna avere anche in questa importante questione la virtù cristiana della attesa. Non saremo certo noi a porre ostacoli ai propositi dell'A.C. per quanto vorrà fare, nel campo sociale. Solo diciamo che le porte delle nostre organizzazioni sono aperte colla, fraternità più amorevole •e cordiale. · Le critiche che, da parti diverse, ci vengono rivolte di avere dei mimetismi socialistoi-- · di o di non rispondere in pieno alla tutela e difesa dei lavoratori, si elidono ,a vicenda. Ma noi teniamo ad affermare che, nel campo industriale, mai ci sono state fatte delle recriminazioni fondate . .Su questo terreno la nostra netta distinzione dai metodi iSociali-sti fu così evidente che la possiamo così riassumere: a) conquista delle otto ore di lavoro e dei Concordati collet~ tivi più importanti, specie nelle industrie te.ssili, del legno, ed 199

in altri rami diversi, mediante lung~e discussioni e trattative colle organizzazioni industriali, senza mai ricorrere a scioperi · di larghe categorie operaie. Vi furono agitazioni locali e legit- . time per indurre invece alcuni industriali ad applicare i patti di lavoro conclusi dalle loro organizzazioni; b) netta oppò,sizione a tutti gli scioperi generali di carattere politico anche se ammantati di mire pacifiste o Idi parvenze legalitarie; -e) netta opposizione e resistenza negli scioperi degli addetti ai servizi pubblici; d) opposizione alla occupazione delle fabbriche, che non riusci ad estendersi dovunque le nostre organizzazioni erano preponderanti; e) nessuna fiducia nella proposta di legge per il controllo sulle .aziende, e presentazione da parte no-stra di un progetto di legge per l'azionariato operaio e la parte,eipazione dei lavoratori agli utili delle aziende, aspramen te combattuto dagli industriali, dai socialisti e dal Governo. E nelle agitazioni agrarie? Vi ifurono errori e deficienze dovuti a scar.sa preparazione di qualche organizzatore ed alla impazienza di masse, che dettero luogo a qualche superiore e salutare richiamo. Ma l'indirizzo confederale bianco fu sempre informato dai dettami della sociologia cristiana. Perciò fummo combattuti dai .socialisti, perchè frenammo le loro illusioni di arrivare, attraverso il salariato e la grande conduzione agrinola, alla gestione colletti va delle terre. Perchè volem•- mo raggiungere una maggiore equità di rapporti economici e morali fra proprietari di terre ,senza distruggere la mezzadria, favorendo il piccolo affitto diretto, sviluppando la picola proprietà che in alcune zone, dovt-- ·---- Così parlò Mussolini, alla Camera dei Deputati, dopo il suo insediamento al Governo avvenuto il 30 ottobre 1922. « Quello che io compio oggi in questa aula è un atto di formale deferenza. verso cli voi e per 11 qua.le non vi chiedo nessun e.ttestato di speciale riconoscenza. Da molti, anzi da troppi anni, le crisi di governo erano poste e risolte dalla Ce.mera attraverso più o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente qualificata come un assalto ed il Ministero rappresentato da una traballante diligenza postale. 0:-a è accaduto per la seconda volta, nel breve volgere di un decennio, che 11 popolo italiano - nella sua parte migliore - ha ~ valca to. un Ministero e si è de.to un governo al di tuori aJ d1 sopra e ~ntro ogni designazione del Parla.mento. Il decennio di cui vi parlo sta fra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1922. Lascio ai mele.nconici zelatori dei superçostituziona.llsmo il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha 1 suoi diritti. Aggiungo, 1perchè ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenmare al massimo grado la r1 vol uztone delle « camicie nere», in~rendola intimamente come forza di sviluppo, dd. progresso e di equilibrio nella. storia della Nazione. Ml l 200 ca Gino Bianco

( prevalse la nostra organizzazione agricola, "Venne dupUcata aj anche triplicata. Perchè lo stesso famo.so « lodo di Sòresina » si tradusse in un patto di compartecipazione che .solo aveva bisogno di trovare una buona e leale volontà reciproca i.,e1 addimostrare i suoi benefici effetti. Perchè, nel campo legisla ~ tivo, contro le pretese .socialiste e le resistenze conserva tric i, chiedemmo l'equità dei canoni di affitto, le Commissioni arbitrali per là risoluzione delle vertenze, la legalizzazione dei contratti collettivi, la giusta causa per le disdette, la risoluzione del problema del latifondo, il credito agrario, e tutta una serie di provvidenze a tte ad intensificare la produzione ed a non esaurire le fonti dell'àgricoltura italiana. I limitati errori di pochi, e qualche doloroso incidente di masse - che pur non ebbero che lieve rilievo in mezzo alle asperità del periodo vissuto, ed ai quali non sono sfuggiti i primi esperimenti dei· .sindacati fa.scisti si dovettero ~ila iniziativa delle nostre organizzazioni aderenti e, ad ogni modo, furono prontamente richiamati e deplorati dalla Confederazione italiana dei lavoratori. E l'esperienza ha giovato a far sì che oggi appaiono già tanto lontani, perchè non .si· ricordano che nelle rifritture polemiche dei conservatori e dei fascisti, e nei rilievi di qualche persona amica, anche autorevole, ma tutt'altro che esattamente informata della reale portata delle lamentate deficienze. ( Da una relazione di A. Grandi al Consiglio Nazionale della Confederazione Italiana dei Lavoratori - . Verona, Febbraio 1925). sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non vi abbandona dopo la vittoria. Con 300 mila giovani ·armati di tutto punto, decisi a tutto e qua.si misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di questa aula sorda. e grigia un bivacco di mani,poli: potevo sprangare il Par-lamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo prin10 tempo, voluto. Gli avversari sono rimasti nei loro rifugi: ne sono tranquillamente usciti, ed hanno ottenuto la libera circolazione: del che approfittano già per risputare veleno e tendere agguati come a Carate e Bergamo; e. Udine, a Muggia. Ho costituito un governo di coalizione e non già coll'intento di avere una maggioranza parlamentare, della qua.le posso oggi fare ben:ssimo a meno, ma per raccogloiere in aiuto della Nazione boceheggiante, quanti, al dl sopra delle sfumature dei partiti, la ·stessa Naziqne vogliono salvare». Nessun de'J)'Utato st dimise per protesta. Eppoi ci si stupisce che -il /aseismo abbia potuto reggere così a lungo. Bioliòteca Gino Bianco 201

Borghesia ed. emigrazione (Da un discorso alla Camera del 18 Maggio 1925) !Il problema è questo: la situazione del capitalismo in Italia si è rafforzata o si è indebolita dopo la guerra, col fenomeno fascista? Quali erano le debolezze della borghesia capitalistica italiana prima della guerra, debolezze che hanno portato alla creazione di quel determinato sistema politico-massonico che esisteva in Italia, che ha avuto il suo massimo sviluppo nel giolittismo? Le debolezze massime della vita nazionale italiana erano in primo luogo la mancanza di materie prime, cioè la impossibilità per la borghesia di creare in Italia una sua radice profonda nel paese e che potesse progressivamente svilupparsi, assorbendo la mano d'opera esuberante. In secondo luogo la mancanza di colonie legate alla madre Patria, quindi la impossibilità per la borghesia di creare una aristocrazia operaia che permanentemente potesse essere alleata della borghesia stessa. Terzo, la quistione meridionale, cioè la quistione dei contadini, legata strettamente al problema della emigrazione, che è la · prova della incapacità della borghésia italiana di mantenere... (Interruzioni) . Il significato dell'emigrazio202 eca Gino Bianco • ANTONIO GRAMSCI nato a Ales in Sardegna nez 1891 da famiglia piccolo borghese in 4isagiate Condizioni economiche. A 17 anni vinse una borsa di studio che gli permise di trasferirsi a Torino e studiare all'Università. Con il I° Maggio 1919 inizia le pubblicazioni, della rivista « oràine Nuovo ». Net 1921 fonda il P. C. I. Deputa·to al Parlamento nelle elezioni del 6 aprile 1924 fu arrestato a Roma nella notte tra il 7 e l' 8 novembre del 1926. 28 maggio - 4 giugno 1928: processo al Tribunale SpeCiale di Roma; condannato a 20 anni di reclusione. Nel luglio ctez 1928 fu tradotto alla casa Pen1-le di Turi di Bari per scontare la '])ena. rn carcere si ammalò gravemente di tiSi. Fu tras/erfto nell,a clvnica Quisisana di Roma ove mori il 27-4-1937. ne in massa dei lavoratori è questo: il sistema capitalistico, che è il sistema predominante, non è in grado di dare il vitto, l'alloggio e i vestiti alla popolazione, e una parte non piccola di questa popolazione è costretta ad emigrare ... Noi abbiamo una nostra concezione dell'imperialismo e del fenomeno coloniale, secondo la quale essi sono prima di tutto una esportazione di capitale ..

finanziario. Finora l'« imperialismo » italiano è consistito solo in questo: che l'operaio italiano emigrato lavora per il profitto dei capitalisti degli altri paesi, cioè finora l'Italia è solo stata un mezzo dell'espansione del capitale finanziurio non italiano. Voi vi sciacquate sempre la bocca con le aff ermazioni puerili di una pretesa superiorità demografica dell'Italia sugli altri paesi; voi dite sempre, per esempio, che l'Italia demograficamente è superiore alla Francia. E' una questione questa che solo le statistiche possono risolvere perentoriamente ed io qualche volta mi occupo di statistiche; ora una statistica pubblicata nel dopo guerra, mai smentita, e che non può essere smentita, afferma che l'Italia di prima della guerra, dal punto di vista demografico, si trovava già nella stessa situazione della Francia dopo la· guerra; ciò è determinato dal fatto che l'emigrazione allontana dal territorio nazionale una tal massa di popolazione maschile produttivamente attiva, che i rapporti demografici diventano catastrofici. Nel territorio nazionale rimangono vecchi, donne, bambini, invalidi, cioè la parte di popolazione passiva che grava sulla popolazione lavoratrice in misura superiore a qualsiasi altro paese, anche alla Francia. E' questa la debolezza fondamentale del sistema capi8ibliotecQ Gino Bianco l talistico italiano, per cui il capitalismo italiano è destinato a scom.parire tanto più rapidamente quanto più il sistema capitalistico mondiale non funziona più per assorbire la 'emigrazione italiana, per sfruttare il lavoro italiano, che il capitalismo nostrale è impotente a inquadrare. I partiti borghesi, la massoneria. come hanno cercato di risolvere questi problemi? Conosciamo nella storia italiana degli ultimi tempi due piani politici della borghesia per risolvere la questione del governo del popolo italiano. Abbiamo avuto la pratica giolittiana, il collaborazionismo del socialismo italiano con il giolittismo, cioè il tentativo di stabilire una alleanza della borghesia industriale con una certa aristocrazia operaia settentrionale per opprimere, per soggiogare a questa f ormazione borghese-proletaria, la massa dei contadini italiani, specialmente del MezzJgiorno. Il programma non h~ avuto successo. Nell'Italia settentrionale si costituisce difatti una coalizione borghese- .proletaria attraverso la collaborazione parlamentare e ia politica dei lavori pubblici alle Cooperative: nell'Italia meridionale si corrompe il ceto dirigente e si domina la massa coi mazzieri. .. (Interruzioni) . Voi fascisti siete stati i maggiori artefici del fallimento di 203

questo piano politico, poichè avete livellato nella stessa miseria l'aristocrazia operaia e i contadini poveri di tutta l'Italia. Abbiamo avuto il programma che possiamo dire del Corriere della Sera, giornale che rappresenta una forza non indifferente nella politica nazionale: 800.000 lettori sono anch'essi un partito. MUSSOLINI: - La metà! E poi i lettori dei giornali non contano. Non hanno mai fatto • una rivoluzione. I lettori dei giornali hanno regolarmente torto! GRAMSCI: - Il Corriere deHa Sera non vuole fare la rivoluzione. FARINACCI: Neanche . l'Unità! GRAMSCI: - Il Corriere della Sera ha sostenuto sistematicamente tutti gli uominl politici del Mezzogiorno, da Salandra ad Orlando. a Nitt1, ad Amendola; di fronte alla soluzione giolittiana. oppressiva non solo di classi, ma addirittura di interi territori, come il Mezzogiorno e le isole, e ,perciò altrettanto pericolosa che l'attuale fascismo per la stessa unità materiale dello Stato italiano; il Corriere della Sera ha sostenuto sempre un'alleanza tra gli industriali del Nord e una certa vaga democrazia rurale prevalentemente meridionale sul terreno del libero scambio. L'una e l'altra soluzione tendevano es204 L..._ •. J .. eca Gino Bianco ~ • senzialmente a dare allo Stato italiano una più larga base di quella originaria, tendevano a sviluppare le conquiste del Risorgimento. Che cosa oppongono i fascisti a queste soluzioni? Essi oppongono oggi la legge cosidetta contro la massoneria; essi dicono di volere così conquistare lo Stato. In realtà il fascismo lotta contro la sola forza organizzata efficientemente che la borghesia capitalistica avesse in Italia, per soppiantarla nella occupazioue dei posti che lo Stato dà ai suoi funzionari. La «rivoluzione» fascista è solo la sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale. CUn rlfralfo df Qram•ef Antonio Gramsci ha la testa dJ un rivoluzionario; 11 suo-ritratto sembra. costruito dalla sua volontà. tagliato rudemente e fatalmente per una necessità. che dovette essere accettata senza cUscU9Sione: 11 cervello ha soverchiato il corpo. Il capo dominante sulle membra malate sembra costruito secondo i rapporti logici di una grande utopia redentrice, e serba dello sforzo una rude serietà impenetrabile; solo gli occhi mobili e ingenui ma contenuti e nascosti dall'amarezza, interrompono te.Ivolta con la bontà del pessimista 11 termo rigore della SU6 razionalità. La voce è tagliente come la critica diSBolvitrice, l'ironia s'avvelena nel su ossmo, il dogma viesuto con la tirannia della logica toglie la consolazione deil'umortsmo. C'è nella . .

sua sincerità aperta il peso di un corruccio inaccessi bile; dalla condanna d~lle. sua solitudine sdegnosa di confidenze, sorge l 'accettazione dolorosa di responsabilità più forti della vita, dure come il destino della storia; la sua rivolta è talora il risentimento e tft.lora il rancore più profondo dell'isolano che non si può aprire se non con l'azione. che non può liberarsi dalle. schiavitù secolare se non portando nei comandi e nell'energia dell'apostolo qualcosa di tirannico. L'istinto e gli affetti si celano ugualmente nella riconosciuta necessità di un ritmo di vita austera nelle forme e nei nessi logici; dove non vi può essere unità serena ed armonica supplirà la costrizione, e le idee domineranno sentimenti ed espansioni. L'amore per la ch1arezza ca~ gorica e dogmatica. propria del1 'ideologo e del sognatore, gli interdicono la simpatia e la comunicazione Sicché sotto il fervore delle indagini e le esperienze del- ! 'inchiesta diretta, sotto la preoccupazione etica del programma, sta un rigorismo ariQo e una tragedi~ cosmica che non consente un respiro di indulgenza. Lo studente conseguiva la liberazione della retorica innata nella razza negando l'istinto per la letteratura e l'agile gusto nellt, ,ricerche ascetiche del glottologo; l'utopista detta oggi il suo impera ti vo categorico agli « strumenti » dell'industria moderna, regola colla logica che non può fallire i giri delle ruote nella fabbrica come un amminist:atore fa i suoi calcoli imperturbabile, come il generale « conta » le unità organiche apprestate per la battarglia: sulla vittoria non si calcola, non si fanno previsioni perchè la vittoria sa:-à il segno di Dio, sarà il risultato. mat~matico del rovesciamento della « praxis ». Il senso etico è dato qui dalla tolleranza e dalla sicurezza silenziosa: c'è la borghesia che lavora alacre-, mente per la vittoria del proletariato. Più che un tattico o un comootten te, Gramsci è un profet2.. Come si può esserlo oggi: inascoltati se non dal fato. L'eloquenza di Gramsci non rovescerà nessun mistero. La gua polemica catastrofica, la sua satira disperata non attendono consolazlon1 fa.citi. Tutt& l'urnanità, tutto il presente gli è in sospetto. Chiede la giustizia a un feroce futuro vendicatore. PIERO GOBETTI (da « La Rivolu~ione Liberale» del 22 aprile 1924). Per l'occidente dell'Europa può dirsi con sicurezza che i lavoratori non si assoggetteranno più al sistema patriarcale o di governo paterno. Tale questione è stata parecchie volte decisa. Essa fu decisa quando si insegnò loro a leggere e si diedero loro i giornali. Fu decisa quando vennero raccolti in molti a lavorare sotto lo stesso tetto. Fu decisa quando vennero allacciati i paeSi con strade ferrate che diedero loro la facoltà di trasportarsi di luogo in luogo e di mutar padroni così faeilmente come mutavano 4i abito. I lavoratori pre~ro da allora la direzione di se stessi e mostrano sempre di credere che gli interesBI. dei loro com.mittenti nonché essere identici sono opposti ai loro. J. STUART MILL 205 Si eca Gino Bianco I

.Ea mia vita Ho ventotto anni non ancora compiuti. I miei genitori sono operai ed or vi vano in una discreta agiatezza frutto del loro · costante lavoro. Ho frequentato una scuola industriale superiore, da dove sono uscito col diploma di perito meccanico. Venni a Milano nel 1905 e vi esercitai fino al 1907 la professione di disegnatore e tracciatore di macchine. r-i idealità repubblicane fin dalle. prima fanciullezza di venni socialista ri val uzionario fin dai primi mesi di mia permanenza in questa città. Entrai nella. milizia sovversivà nella prime.vera del 1906 ed il mio ardore giovanile ed una certa vivacità d'intelletto mi condussero subito nelle prime file. Nel gennaio del 1907 ero già Segretario del Circolo Giovanile , a. marzo fondatore del « Rompete • le file » insieme a Maria Rygier e e.d aprile Vice Segretario della Federazione Provinciale Socialista. Allora ero puro d'animo e di sensi; non amavo le donne, non il vino, non la carne. Guadagnavo bene e spendevo pochissimo, in modo da poter disporre della maggior parte del mio stipendio per le mie idee. Ma incominciò subito contro di me una feroce impla.ce.bile persecuzione, che si è arrestata alle soglie della caserma e che prosegui,rà quando avrò svestito. la divis:i del soldato. se gli... a:ustria.- ci non porranno rimedio. 206 teca Gino Bianco FILIPPO CORRIDONI nato a Pausula nelle Marche il 23110 del 1888, morì volontario di guerra sul Carso il 23110 àel 1915. Mazziniano nella prima giovinezza, dopo il 1905 partecipa al movimento sindacalista conducendo una viva oppOSizione contro i « riJormiSti » della Confederazione del Lavoro. Allo scoppiare della guerra I a ammenda delle sue precedenti teorie antimilitariste schierandosi per l'intervento. Ebbi a maggio le. mia prima condanna e da allora ne ho dovuto registrare ben trenta. Per otto anni consecutivi la mia vita _è stata asprissima, terribile. Ho fatto ininterrottamente la spole. fra una prigione e l'altra, con qualche puntata in esilio. E ho sofferto, e tanto, ma ho il supremo orgoglio di poter attestare dinanzi all'universo e senza tema di smentite. che le giornate del dolore sono state da me sopportate con coraggio, fermezza d'animo senza che neS.9\lno possa buttarmi in faccia un istante di debolezza o di viltà. Ho patito fame, freddo, dileggi, vi tu peri, mortificazioni senza. mostrare a nessuno i miei patimenti. Ho fatto tutti· i mestieri nell 'esilio doloroso. dal manovale di mura tare al venditore di castagne. ..

Ho viS9Uto dei mesi con semplice pane e ricotta, oyvero con un piatto di spaghetti, mangiato una volta al giorno. Ebbene, malgrado ciò, eccomi qua con le. mia fede intatta, pronto ad infilare ancora una volta la via Crucis per il trionfo delle mie idee immortali. In questi otto giorni ho portato la mia parola da un canto all'altro d'Italia. Dappertutto mi son fatto degli amici; forse anche degli avversari; nemici no. Nemici no, perchè (e non è una vutù) la mia anima è incapace di odiaire. Ovvero io odio 11 me.le iu se stesso e non nelle. persone che lo compiono. E se combatto ur: avversario, anche con e.sprezZft é durezza, lo faccio per guarirlo dal suo male morale e non per il gusto di vederlo abbattuLo e vinto. Al di là della Inia penna atfHata. quanto una spada, vi son sempre le mie braccia aperte, pronte a stringere l'avversario che si pente e si ricrede. Le mie idee non mi procurano che prigione e povertà; me. se la prigione mi tempra per le battaglie dell'avvenire, se la prigione mi nutrisce l'f nimo e l'intelletto, la povertà mi riempie di superbia e di orgoglio. Se avessi avuto animo da speculatore o se avessi per un solo attimo transatto con la mia coscienza ore. avrei una posizione economica. formidabile; ma siccome io sento che un sol soldo illecite.mente guadagnato costituirebbe per me un rimorso mortale e mi abbasserebbe talmente dinanzi a me ' . Biblioteca Gino Bianco stesso aa uccidermi spiritualmente, cosi posso tranquillamente prevedere che la povertà, cosi santamente praticata da Fra Jacopone da Todi e da San Francesco d'Assisi, sarà la compagne. indivisibile delle. mia vita. Ma io sono pagato ad usura dall'affetto veramente commovente che nutrono per me tutti i miei operai che hanno imparato ad appre-zZ101rmie conoscermi nelle numerose difficili battaglie in cui io sono per loro, condottiero e, soprattutto, fratello d'anni. Ed è un amore cosi ingenuo, puro, fortemente sentito, che fa. bene al cuore e ne rimargina le ferite che vi aprono le inevitabili delusioni. I miei avversari da dieci anni a questa parte hanno avuto modo di far circolare sul mio conto ' ogni sorta di voci calunniose ed hanno intessuto maldicenze idiote. Qualcuna di queste ba forse ferito il mio orecchio? Ebbene, io non ho mai sentito bisogho di raccogliere tanto fango, chè la verità s'è fatta sempre stra.da naturalmente ed i galantuomini han fatto per proprio conto giustizia sommaria di certe bassezze. Ho anche io i miei difetti - chi non ne ba? - ma gli sforzi che da tanti anni compio per detergere l'anima mia de. ogni impurità e per rendermi degno della missione che il destino mi ha a1'- fl.dato, hanno raggiunto il risultato di far di me un uomo · che può andar in giro per il mondo, senza correre il pericolo di ar- .rossire e chinare la fronte dinanzi a chicche~ie.. (da uno scritto del 1915) 207

I quadri Ollro Bapelli, quando, nel 1915, morì Pietro Chiesa, $orse nel G'enovesato la idea di dedicare al deputato operaio una scuola per la formazione · dei « quadri » sindacali. , Non se ne fece nulla perchè mancarono i fondi: e tuttavia va segnalato come, già fin da quel tempo, s'avvertisse il bisogno di dare il Via ad una classe di dirigenti non improvvisati ma forniti di quel minimo di cogniZioni clte il cosciente disbrigo di man- :rioni così importanti richiede. Eppure, gli uomini che in passato guidarono le nostre grandi organizzazioni profesSionali e di mestiere, quegli uomini il cui ricordo rimane vivo per quanto di intelligente e di fecondo operar"ono in pro della classe lavoratrice, furon tutti dei self made men. Nessun corso culturale, nessun titolo più o meno vistoso ebbe a costituire la loro, dirò coSì, piattaforma di lancio: e, ciò malgrado, essi « insegnano » ancora, dai prati d'asfodelo. Calda, Colombino, Buozzi, Baldini, Grandi, Del Buono, BaldeSi, Vezzani, Quaglino, Cattaneo, Deli' Avalle, etc. etc.: ogni nome un am.biente, un mondo, una storia. Nè metto nel conto i Bigola, i D'Aragona, i Mazzoni che, vivi e vegeti, testimoniano delle virtù 208 b,>J .." .. Jca Gino Biancp , sindacali MARIO BETTINOTTl nato nel 1884, deputato Sociald_emocratico, giornalista d'una tradizione ch'ebbe, senza amplificazioni rettoriche, le sue glorie. Gli è che, indipendentemente dall'apporto delle cognizioni tecniche, indispensabili in misura dei nuovi problemi che si vanno di giorno in giorno imponendo, e che esigono adeguata preparazione, io penso che organizzatori delta reSistenza, della cooperazione, della mutualità, Si nasca. . I « quadri » del passato, cioè, non ebbero alcun nutrimento cul-· turale, o l'ebbero in misura inadeguata: eppur seppero tenere il campo creando addirittura, dal nulla: chè, prima di loro, era il vuoto. compito loro, e compito pregiudiziale, fu anzitutto quello di «creare» una co~cienza di clas3e: eppoi, su · quella, costruire. costruire solidamente, e non architettare sogni, chimere, fantasie. Per contro, poi, «quadri» usciti da una lunga vigilia di studi di carattere economico, sociale, politico, storico: con sulle spallè un

bagaglio cospicuo d'erudizione speeifieamente volta a sostenere ed i_ntegrare la loro funzione mancarono in tutto od in parte alla prova. Il che conferma, sembrami, il mio asserto: che, cioè, quella dell'organizzatore di masse sul piano dell'azione contingente e volti gli occhi alle mete lontane, sia carriera che supponga imponderabili doti personali, che nessuna cattedra potrà mai fornire. Se dovessi, in riassunto, stabilire una speeie di paragone fra i « quadri » del passato e quelli di oggi ( fra i quali, naturalmente. parecchi sono gli egregi) direi che. oggi, in ragione specialmente delle accreseiute esigenze e delle complessità di certe Situazioni e di tJerti momenti che lo ieri non conobbe, prevalgono le nozioni teoriche: mentre, ieri, prevalevano le virtù dell'intuizione. Cggi, Cioè, si è più tecnici: ieri s'era più politici. Politici nel senso migliore. Nel senso che ogni dirigente non procedeva col paraocchi, solo guardando l'interP.sse della categoria professionale alla cui cttreZi<:>ne era preposto, e, pel resto cascasse il mondo: 1 ma aveva, di ogni problema, una vistone pan()y ramica, epperciò gli era naturale inserire le ragioni della sua parte nel tutto della collettivtt{J.. Bicordo l'impostazione del prtmo grande sCiopero generale, nel 1900, a Genova. Il Prefetto Garroni aveva sciolto la Camera del Lavoro, obbedendo ~ pressioni Ciecam.ente reazionarie: e ciò avrebbe facilmente indotto la massa, defraudata della propria istituzione di difesa, a ritorsioni sdruceiolabili nella Viscida china della demagogta. Biblioteca Gino Bianco Invece i dirigenti locali s'affrettarono a mettere in luce lo stato di disagio che, per le sue ripercussioni sull'animo dei lavoratori, il provvedimento pre/ettizio non avrebbe mancato di produrre: d'onde una causa di costante mtn01· rendimento del lavoro, specie sulle calate del Porto, ed il probabile dirottam.ento progressivo dei traf fiei verso altri sbocchi stranieri. Con ciò tutta la cittadinanza st strinse intorno agli operai in lotta, e fu immediatamente battaglia vinta. Cadeva, colla sconfitta di Garroni, anche il Ministero Saracco, e sorgeva quel Ministero Giolitti-Zanardelli che, consacrando il principio della libertà organizzativa, apriva una nuova era nella storia del nostro paese. Per concludere, caro Rapelli:, che nella preparazione dei « quarlri » sindacali bisogna tener conto, anzitutto, delle qualità istintive dei soggetti, e non fidarsi -solo dell'fl,pporto istruttivo che le varie università del lavoro possono loro attribuire. Ti.:d è problema che ha una sua fondamentale importanza se è vero, com'è vero, che il mondo procede decisamente in una strada in cui le competizioni di classe avranno una parte sempre magqiore. Disacerbare tali competizioni, senza -negarne l'insopprimibile realtà, sembrami compito altamente degno. A tal fine la cura dell'elemento «uomo» assume un carattere pregtudiziale. . Non tt pare? Boma, 1-4-952 209

• LA ROTAZIONSE(JCIALE Anziani a riposo, giovani al lavoro L'ADEGUAMENTO delle pensioni di invalidità e vecchiaia ai lavoratori iscritti all'I,stituto della Previdenza Sociale sarà. regolato dalla legge approvata dal senato e dalla Camera dei Deputati. L'onere complessivo di 160 miliardi all'anno rappresenta circa 1'1,8 ,per cento del tctale del· reddito nazionale 1951. Non mancarono iniziative per migliorare le nuove pensioni, senza aumentare le aliquote a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori e nemmeno aumentare l'onere a carico dello Stato, ma senza successo. Gli introiti che denunciano gli Istituti Previdenziali, assistenziali e assicurativi, non corrispondono alla massa dei salari e degli stipendi corrisposti nel corso di 'un anno, per cui una organica e siste210 ~ca Gino Bianco LUIGI CARMAGNOLA nato nel 1895, senatore social- . democratiCo, dirigente sindacale U.I.L. matica attività ispettiva di un corpo specializzato, ricupererebbe una notevole somma di tributi evasi, da coprire l'onere per una più completa assistenza ai laivoratori, compresa la maggiorazione delle pensioni di invalidità e vecchiaia. La nuova Legge riporta i diritti dei lavoratòri assicurati · alla vera forma assicurativa, ripartiti in relazione al numero degli anni di lavoro prestato e dei contributi accreditati. Qualche Paese ha già esteso il diritto all'assistenza integrale a chiunque si trovi nella incapacità di procurarsi un• reddito per sè e per la famiglia a carico, il cui esempio

dovrà essere imitato d& tutti - i popoli civili. Nell'attesa della maturazione· in Italia di questa riforma che renderà lirbero l'uomo Id.ai bisogni, nulla deve essere trascurato per attenuare le preoccupazioni dei lavoratori. Il limite di 60 anni per gli uomini e di 55 per le donne per il collocamento a riposo con diritto alla pensione, è atteso con preoccupazione da coloro che dovranno lasciare il lavoro, tanto più quando, per le loro condizioni di salute e per la loro specializzazione nelle lavorazioni, sono in grado di dare un rendimento non inferiore alla media. Il pensiero di rimanere in.attivi li preoccupa e li rattrista, perchè nella loro grande maggioranza, non dispongono di mezzi da aggiungere ogni mese alla pensione per coprire le loro spese. Le rivalutazioni approvate non assicurano an(Iora una esistenza sia pure modesta per cui cercheranno di rimanere al loro posto di lavoro il più a lungo possibile. Ragioni umane giustificano la concessione della proroga, senonchè un altro aspetto del- - la vita nazionale richiama la nostra attenzione con tutto il vigore della sua dura realtà. E' risaputo che ogni anno sono circa 200.000 giovani che chiedono una occupazione per BibHoteca Gino Bianco imparare un mestiere o una professione e nel contempo aiutare le rispettive famiglie, -i quali, insoddisfatti, si agitano e protestano anche perchè non intendono, e con ragione, adattarsi alle continue rinunce delle loro oneste e modeste esigenze giovanili che potranno appagare soltanto col guadagno del loro lavoro. Il numero considerevole dei di1 soccupati, e fra questi la percentuale dei giovani, testi- .. monia tutta la gravità del fenomeno e i pericoli che ne potrebbero derivare. Per ogni posto conservato all'uomo con oltre 60 anni e alla donna con oltre 55 anni, è un giovane o una giovane che rimane sulla strada con tutte le pericolose conseguenze in quegli spiriti non ancora ferrati alla resistenza contro le cattive deviazioni. Questi due problemi: lo sfollamento dei pensionati o pendonabili dalle fabbriche e dalle aziende e il collocamento dei giovani ,per iniziare e continuare la loro vita lavorativa, non possono essere disgiunti. Ma per costringere i sessantenni e le cinquantacinquenni a lasciare il posto ai giovani, si deve dar loro la tranquillità del domani, sino a quando la giornata terrena non si chiuderi. I

LagestionedellaPrevidenza Sveltire le pratiche TUTTI i lavoratori conoscono l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS). L'Istituto eroga infatti le pensioni, provvede a]l'assisten,za contro la tubercolosi e corrisponde le indennità di disoccupazione, amministra gli assegni familiari e le integrazioni salariali agli operai dell'industria che lavorano ad orario ridotto, ecc. L'Istituto paga attualmente circa 320 miliardi di lire all'anno ad un numero vasto di beneficiari: 2 milioni di pensionati, 120.000 malati di tuberco .. J osi, 800.000 ,disoccupati, oltre 7 milioni di persone a carico per gli assegni familiari. Si tratta, quindi, di centinaia di migliaia delle cosiddette « pratiche ». Ma insieme alle domande di prestazioni che vengono accolte, vi sono, purtroppo, anche quelle che debbono essere respinte, non sussistendo i requisiti stabiliti dalla legge perchè possano concedersi le prestazioni stesse. Sono domande che richiedono, come tutte le ai~ 9ca Gino Bianco ANGELO CORSI già deputato socialdemocratico, presidente dell' I.N.P.S. altre, un lavoro di eEame e di ricerche. Una lagnanza viene generalmente esposta: queste benedette « pratiche » si svolgono con lentezza e i lavoratori debbono attendere lunghi mesi, alle volte qualche anno addirittura, iper avere liquidata la ,pensione o concessa un'altra prestazione o per conoscere l'esito del ricor~C>contro l'eventuale diniego. Vediamo un po' se ciò è proprio vero e, se è vero, da quali fatti e ragioni dipende. Innanzi tutto, rileviamo che una notevo1e quantità di domande viene inoltrata dagli interessati s€:nza documenti, o con 'documenti diversi da quelli necessari, per cui ~ deriva un noioso, lungo scambio di corrispondE:nza, ripetute richieste di chiarimento e una continua azione

di sollecito, che richiede tempo e costa denaro. Ma poi esi- !Stono ritardi che derivono dalla osservanza della legge, poichè l'Istituto, non bisogna dimenticarlo, è soltanto un esecutore delle leggi dello Stato. Tali adempimenti non sono ~~ Il ministro del Lavoro, sen. Bubinacei, ha reso noto il notevole incremento registrato, in questi ultimi anni, dalle assicurazioni sociali in Italia: nel 1951 sono stati riscossi dai vari istituti previdenziali contributi per 499 miliardi 793 milioni 373 mila lire; le pensioni invalidità, vecchiaia e superstiti, che nel 1920 erano 23.264, per un irn,porto complessivo di 2 milioni 753 mila lire ed un importo di pensione media di lire 118, nel 1952 sono salite a 2 milioni per un importo complessivo di 167 miliardi ed un importo di pensione media di lire 82.694; per l'assi• curazione contro gli infortuni sul lavoro , il numero complessivo deg'f'L (1.$Sicurati nel 1951 è stato di 3.225.000 per l'industria e di 8 milioni per l'agrieoltura, mentre la importo per le prestazioni erogate è salito a 40 miliardi e 391 milioni nel 1951. Per la assicurazione contro la T B O, con circa 10 milioni di assicurati, l'importo complessivo delle prestazioni nel 1951 è salito a 31 miliardi 642 milion1 con 17 milioni e 124 mila giornate di degenza. I ~~~-- Biblioteca Gino Bianco semplici ma complessi e, in verità, non sempre utili. Infatti, l'Istituto ne propose la modificazione e solo fra breve alcune semplificazioni saranno attuate in applicazione della nuova le,gge sulle pensioni. Intanto, la situazione è ancora quella che segue: a) per poter liquidare una <.: pensione » supponendo che la - domanda dell'interessato sia in regola con i documenti e che• ii periodo di assicurazione e di contribuzione denunciato corrisponda a quello risultante dal- .la posizione assicurativa, occorre compiere almeno sette operazioni di calcolo: 1) calcolare la pensione base corrispondente ai contributi base versati; 2) aggiungere la CIJUotadi concorso dello Stato; 3) liquidare l'assegno integrativo istituito nel 1945 e aumencato nel 1946, applicando le percentuali decrescenti sui vari scaglioni della pensione base; 4) aggiungere l'assegno integrativo per i figli; 5) liquidare l'indennità di caropane istituita nel 1947 ~ maggiorata successivamente; 6) liquidare l'assegno straordinario di contingenza. istituito nel 1947; 7) calcolare l'assegno supplementa·re di contingenza, istituito nel 1949 e maggiorato per gli ultrasessantacinquenni nel 1950. b) L'importo della indennità giornaliera di « disoccupazione » è costituito: - da una quota base, pari a 213

L. 12 per gli impiegati ed a L. 7 per gli operai; - da una maggiorazione della quota base per ciascun figlio di età non superiore ai 16 anni (se figlio di operaio) o ai 18 anni (se figlio di impiegato) o di qualsiasi età &e inabile al lavoro; - da un assegno integrativo per ]'assicurato, pari a L. 200; - da un assegno integrativo, pari a L. 60, per ciascuno dei figli che dànno diritto alla maggiorazi()ne della quota ba:e; - da quote di indennità di caropane, pari a L,. 20, per l'assicurato e per le persone a carico per le quali vengono corrisposti gli assegni integrativi. Anche qui si debbono quindi compiere -cinque diverse operazioni. , c) Un numero uguale di calcoli deve effettuarsi per liquidare l'indennità giornaliera corrisposta ai ricoverati per « tubercolosi » con persone dl famiglia a carico, perchè pure in questo caso vi è la indennità base, la maggiorazione per i figli, l'assegno integrativo per ]•assicurato e per i figli e l'in-- dennità di caropane. . d) Con l'estensione del be~ neficio degli « assegni familiari» ,anche ai figli minori non conviventi col lavoratore, ai genitori ed agli altri ascendenti, il rilascio delle autorizzazioni ~cessarie da parte dell'Istituto (in numero di circa 850.000 all ~anno) comporta un lavoro d'istruttoria complesso e fa ti coso, dovendosi esaminare per ciascuna pratica certificati 214 teca Gino Bianco anagran.ci, atti notori, certificati medici, attestazioni degli uffici delle imposte, certificati scolastici, ecc. e) Le « integrazioni salariali » agli operai dell'industria costituiscono un altro delicato ed oneroso settore di attività dell'Istituto. Delicato, perchè la Cassa delle integrazioni opera • in un campo molto sensibile ed in stretta connessione con l'azione governativa di lotta contro la disoccupazione; oneroso perchè gli adempimenti dell'Istituto in materia sono non solo numerosi (circa 120.000 domande di integrazione all'anno), , ma anche molto complessi per la particoJare istruttoria che deve essere compiuta caso per caso. f) Secondo l'ordinamento vigente, il lavoratore, la cui domanda di prestazioni sia stata respinta, prima di adire il magistrato, deve presentare « ricorso in via amministrativa» e l'Istituto è moralmente impegnato a decidere nel più breve tempo possibile. Il sistema funziona va senza inconvenienti quando le richieste di prestazioni e quindi i ricorsi erano limitati. Oggi che ~ le domande di prestazioni sono enormemente aumentate, è cresciuto in proporzione ·anche il numero dei casi controversi, perchè quasi tutti coloro a cui è negata una prestazione usano esercitare il diritto di ricorso. Orbene, l'Istituto ha proposto ai competenti Ministeri Idi affidare l'esame e la decisione dei ricorsi amministrativi ai suoi Ispettori compartimentali, in

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