A. BERTOLO cono di fondarsi sulle diversità « naturali », l'unica « diversità» che esse riconoscono è quella inerente alla divisione gerarchica del lavoro sociale, l'unica « diversità » che esse legittimano è la disuguaglianza dei ruoli. Il potere, per sua natura, nega tutto ciò che gli si oppone e la diversità gli si oppone, in quanto ingovernabile: nessun potere è sufficientemente elastico da gestire !'infinitamente diverso. Solo il diverso può gestirsi da sé. Il diverso proclama l'autogestione, il diverso è negazione vivente dell'eterogestione. Il potere quindi è in continua guerra - guerra a morte - con il diverso, esso deve distruggere la diversità, o quanto meno incanalarl~ nella disuguaglianza. In particolare, il potere tendenzialmente totalitario dei nostri giorni è nemico implacabile della diversità. Per la logica tecnocratica e burocratica, il mondo ideale è un mondo standardizzato, la cui «qualità» sia tutta riducibile a categorie e quantità computerizzabili, pianificabili, prevedibili, controllabili, registrabili, meccanografabili, addizionabili, sottraibili, moltiplicabili, divisibili ... Per la logica capitalistica classica, il mondo ideale è un mercato mondiale, in cui tutto e tutti siano merce. Per l'ibrida logica tardo-capitalistica il mondo ideale è qualcosa di mezzo tra l'ideale capitalistico e quello tecno-burocratico. Per il potere di oggi, all'est tecnoburocratico e all'ovest tardo-capitalistico, come pure in gran parte del terzo mondo che imita l'uno e l'altro (in Africa, ad esempio, si combattono, anche spietatamente, le differenzè tribali ed etniche per costruire artificiali unità « nazionali »), la diversità è più inaccettabile che per qualunque altra forma di potere storicamente conosciuta. Come un rullo compressore il potere tende a livellare le differenze culturali, a distruggere le etnie, i linguaggi, i costumi locali regionali nazionali, oltre che a negare, come tutti i poteri precedenti, le diversità inidividuali (ricondotte a disuguaglianza, come si diceva, o mortificate). Come un bulldozer sociale, il potere sogna di spianare le colline, riempire gli avallamenti, drizzare i fiumi, creare una pianura a perdita d'occhio in cui solo si ergano, a intervalli regolari, le ".;.. torri di controllo e gli squallidi castelli del loro privilegio. La diversità è stata sinora, nel migliore dei casi, considerata come un dato da rispettare, un oggetto di tolleranza. Ma questa è un'interpretazione inadeguata e, al limite, pericolosamente riduttiva della diversità. La diversità, invece, dev'essere non accettata, ma e:,altata, ricercata, creata e ricreata continuamente. Perché la diversità è un bisogno dell'uomo, perché 26
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