GRAMIGNA SOVVERSIVA ricostruito nelle lotte, nelle esperienze, nelle innovazioni scientifiche e tecniche, in una parola nella cultura di quest'ultimo ventennio. L'autogestione generalizzata è una teoria ancora in divenire, come dev'essere di ogni teoria viva, ma ha già stabilito dei capisaldi che corrispondono ai nostri stessi capisaldi. Il che non stupisce, dal momento che essa ha ripercorso grosso modo i nostri stessi itinerari logici, ma li ha ripercorsi oggi, mentre noi li abbiamo percorsi ieri. Enunciati generali, come ad esempio il primo « principio dell'autogestione » definito da Bourdet (rifiuto della delega di potere, revocabilità di tutti i mandati in ogni momento) danno agli anarchici, che da sempre li teorizzano e li praticano, l'impressione di una scoperta ... dell'acqua calda. Ma non possiamo e non dobbiamo limitarci a rilevare il fenomeno con diffidenza e/o con soddisfazione, bensì, prima che il saccheggio - più o meno volontario - ed il « riciclaggio » delle nostre idee sia irreversibile, dobbiamo affrettare la « ristrutturazione » del nostro capitale teorico. Un capitale obsoleto, non negli enunciati generali - che per l'appunto si sono verificati validi anche nel dibattito sull'autogestione - ma in tutta la sua articolazione intermedia e nella sua strumentazione operativa. L'ecologia, la tecnologia alternativa, la pedagogia anti-autoritaria, l'analisi istituzionale, non possono essere semplicemente aggiunte al pensiero anarchico e neppure vi si possono meccanicamente addizionare casuali frammenti, di segno anarchico, delle scienze umane, dall'antropologia all'economia, dalla psicologia alla sociologia. L'operazione che auspico è ben più complessa. Il vecchio solido tronco dell'anarchismo è ancora vigoroso, ma deve essere energicamente potato, perché possano germogliare e svilupparsi rami giovani e perché possa accogliere nuovi innesti senza rigettarli o soffocarli. Il fiorire della pratica e della teoria autogestionaria mi sembra appunto una buona occasione per potare ed innestare. Dal dibattito sull'autogestione possiamo trarre elementi di giudizi su cosa potare e cosa innestare. Senza complessi d'inferiorità immeritati, ma anche senza illusori complessi di superiorità, gli anarchici possono aspettarsi dal dibattito sull'autogestione un prezioso contributo di « apertura » verso il nuovo ed il diverso, di stimoli creativi, di ammonimento a non nascondere i loro nodi irrisolti dietro il dito di qualche formuletta passepartout. A loro volta essi pos15
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