ECONOMIA zione e il maggiore o minore costo di produzione non serve per spiegare le variazioni della mercuriale » (27) che è quanto poi dimostrerà Piero $raffa centoquattordici anni dopo: « il movimento nel prezzo relativo di due prodotti viene a dipendere non solo dalle proporzioni fra lavoro e mezzi di produzione che hanno rispettivamente servito per produrli, ma anche dalle proporzioni che hanno servito per produrre quei mezzi di produzione, nonché dalle proporzioni che hanno servito per produrre i mezzi di produzione di quei mezzi di produzione e così via. Ne risulta che il prezzo relativo di due prodotti può con la riduzione del salario muoversi in direzione opposta a quella che ci si sarebbe potuto aspettare sulla base delle rispettive proporzioni... » (28). L'approccio al problema del valore deve quindi essere diverso. A nulla serve rifiutare il valore di scambio in modo dogmatico se questo è l'unico strumento che ci consente di stabilire quali e quanti sono i beni di cui necessitiamo per soddisfare i nostri bisogni. L'approccio deve utilizzare l'indicazione proudhoniana di considerare il valore come « un rapporto essenzialmente sociale ». Quindi è il contesto, in cui la « legge di valore» agisce, che permette o preclude l'esplicitarsi di effetti negativi (29). (27) cfr. idem, pag. 63. Anche Kropotkin, in La scienza moderna e l'anarchia, Edizioni del Risveglio, Ginevra 1913, pagg. 118-121arriva a confutare l'esistenza di « proporzioni » tra lavoro e valore di scambio: « Quando un economista ci viene a dire: « In un mercato assolutamente aperto, il valore delle merci si misura dalla quantità di lavoro necessario per produrre queste merci» ... noi non accettiamo quest'asserzione ... « E' possibile che sia vero » Ma non avvertite che, facendo questa affermazione, voi ammettete implicitamente che il valore e la quantità del lavoro necessario sono proporzionali, come la velocità di un corpo che cade è proporzionale al numero di secondi che la caduta ha durato? ... « Dire che in generale il valore di scambio aumenta se la quantità di lavoro necessa, rio è più grande, è cosa che potete fare ... Ma concludere che, per conseguenza, le due quantità sono proporzionali, e che l'una è la misura dell'altra, è commettere un errore grossolano» ... Generalmente, il rapporto fra due quantità è eccessivamente complesso, come nel caso del valore e del lavoro; e precisamente il valore di scambio e la quantità di lavoro non sono mai proporzionali l'uno all'altra, l'uno non misura mai l'altra». (28) cfr. P. Sraffa, Produzione di merci a mezzo di merci, Einaudi, Milano 1960, pag. 19. (29) Questa affermazione è evidentemente in contrasto con tutta la produzione marxiana. R.L. Meek in Studi sulla teoria del valore-lavoro, 119
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