Interrogations - annno V - n. 15 - luglio 1978

CLAUDIO VENZA i dirigenti nazionali dei movimenti giovanili dell'« area costituzionale » dal tema emblematico « Democrazia nell'esercito: ma come?» II dibattito trova un sostanziale accordo nello sforzo comune di colmare un vuoto di linea politica, di introdurre la Costituzione nelle caserme, di adeguare la struttura alle nuove esigenze giovanili, di far rientrare nella societa il « corpo separato »... Significativamente la stessa rivista si chiede perche nell'esercito non ci sia qualcosa di equivalente a « Magistratura democratica » e pone la questione della preparazione anzi dell'« attrezzatura delle federazioni giovanili all'impegno tra i militari. L'esponente della Federazione Giovanile Comunista, organizzazione « erede della tradizione del Risorgimento e della Resistenza », si dichiara « contra l'insubordinazione e per un esercito democratico, efficiente, capace di riflettere le spinte innovatrici che vengono dal paese respingendo al tempo stesso ogni « attivita di tipo carbonaro » fra i soldati. A propria volta il dirigente della Federazione Giovanile Socialista auspica il superamento completo del vecchio antimiltarismo pur dovendo riconoscere che dopa il '68 bisogna fare i conti con « una relativa disorganizzazione e insufficienza di forze seguite alla fase piu dura della contestazione ». II giovane del P.S.I.U.P., piccolo partito socialista di sinistra, ricorda i condizionamenti della Nato e le tentazioni golpiste di qualche generale dei carabinieri e polemizza, ma non troppo, con il democristiano. Nel 1972-1973 il PCI piu che elaborare nuove analisi o approfondire quelle esistenti cerca di ribadire il suo atteggiamento ancora ambivalente: da un lato denuncia le condizioni di vita delle caserme in quanta mancano di benessere e di democrazia, dall'altra rifiuta ogni scontro con le gerarchie, che di tale situazione sono spesso i diretti e immediati responsabili. La responsabilita della situazione di disagio viene addossata completamente al governo e ai ministri della Difesa, per lo piu democristiani. Non la natura (e non la storia) dell'esercito spiegherebbero il « ruolo autoritario e repressivo di cardine per la conservazione della societa capitalistica » ma le scelte politiche contingenti di quella determinata forma di governo. Conseguenza diretta delle infelici decisioni ministeriali sarebbe « una situazione di caos burocratico e di inefficienza che svalorizza e avvilisce (anche per la servile subordinazione alla Nato) il ruolo e la funzione nazionale delle nostre forze armate » le quali possono comunque contare su « molti ufficiali e sottufficiali la cui fede democratica e il cui rispetto per le li82

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